Guardia è un ossimoro, o meglio, Guardia è ossimoro dell’ossimoro, luogo in cui il doppio si sdoppia ancora, senza soluzione di continuità, in un movimento che sembra senza fine. È il luogo dove il viaggio è anche ritorno, dove la bellezza della terra è anche rovina, il conflitto è anche rinuncia, l’altrove è anche presenza, la speranza è anche disperazione. E viceversa. In un continuo restare e partire d’intere generazioni, dal passato alla contemporaneità, Guardia è sempre stata terra di miseria indotta e di ricchezza potenziale, dove vivere non era bello, e dove però si voleva tornare.

Guardia si è spopolata, si è dimezzata, ma non è morta; si è spostata, si è trasferita altrove. È rinata in un Nuovo Mondo. Una comunità dilatata. La comunità d’origine si è dilatata, è uscita fuori di sé, è diventata altro da sé. Nessuno sa come far vivere ancora questo paese e se avrà un futuro, una vita e quale. Sappiamo solo che siamo seduti su una miniera d’oro e non riusciamo a estrarne il prezioso materiale. Eppure basta poco, basta solo essere responsabili del tempo che viviamo, essere responsabili del luogo che abitiamo. Dove si vive bisogna abitare. Dove si hanno i piedi, bisogna anche avere la testa. Dove si è rimasti bisogna cercare di costruire e di immaginare una nuova comunità. Invece quasi tutto quello che si fa, è rivolto in genere solo a magnificare il culto della personalità. E non quello di tentare di invertire la tendenza, ovvero riuscire a incentivare, favorire la permanenza in un paese avaro di prospettive.

Guardia si è spopolata e il dramma aggiuntivo a tutto questo è che oggi ci si ferma solo alle parole, alla demagogia e alla demonizzazione delle idee scomode, né si oppongono altre strategie. Una politica assente che si occupa soltanto del nulla. Una politica che appare sempre e in ogni caso contro la propria comunità, la tradizione, la storia. Che ha smesso di rappresentare i cittadini del suo paese e di preoccuparsi della loro vita reale. E abita un mondo parallelo.

Guardia ciao? No, Guardia addio. Guardia si va estinguendo nell’indifferenza dei suoi abitanti e della politica, e se lo dici sei uno sfascista. Oggi questo millenario paese sta morendo di esterofilia e di follia, la sua identità e sempre dalla parte di chi viene da fuori e da lontano, l’identità guardiese ridotta ad una sterile esibizione godereccia.

Guardia, un paese che si disabita. I guardiesi spariranno. Lo dicono i numeri. Nel giro di pochi anni saremo qualche migliaio in meno; ma se sei scontento di questa situazione, non sei inclusivo, sei pessimista, antisociale.

Guardia si rimpiange e si esalta ciò che è stato e continua a essere uccisa. E l’idea di trasformare questa comunità, la sua tradizione, la sua storia, le sue bellezze naturali e le peculiarità culturali di cui troppo spesso si fa solo sfoggio retorico, in un paese (borgo) musealizzato, in un paese-merce sette giorni l’anno e in cui le case del centro antico (e non solo) vengono “regalate” e la memoria vale zero, in nessun caso è una soluzione.

Guardia si va spegnendo. Restare non è facile. Non lo è tornare. Non è facile partire. Non è facile ripartire. Il 2024 sarà l’anno dei Riti. Dei “ritorni”. Del “vuoto” che miracolosamente sembrerà scomparso. Del tempo che sembrerà, davvero, annullarsi. Del ritorno del rumore dei passi sull’acciottolato del centro antico, del suono delle voci, del mescolarsi di rumori in una dimensione che è scomparsa nel paese di oggi. E sentimenti, emozioni, affetti, ricordi, presenza di quelli che sono andati via nel pieno della vita, e di quelli che ancora continuano e pregare, e che nel prossimo anno daranno a Guardia un senso di eternità. Ogni angolo, ogni balcone, ogni terrazza con i guardiesi rimasti e le persone venute anche da lontano e da paesi vicini, ospiterà un mare di emozioni e commozione. Gesti e comportamenti che daranno a questa comunità la sensazione che un piccolo pezzo di mondo pacificato, raccolto, intimo, sia stato dalla propria Madonna trasferito e trapiantato in un tempo fuori della storia e in una sorta di non luogo.

L’abbandono di Guardia e del suo centro storico di Guardia, è qualcosa di veramente doloroso per chi è nato e cresciuto in quel luogo rumoroso, sonoro, pieno di gioie e di vita. Ma il suo recupero non significa soltanto ristrutturazione di case vuote o gettate di cemento inutile: perché quell’universo non esiste più. È scomparso per sempre.

(foto tratta dal Web)