Vede, io non ce l’ho con lei, Sua Immensità. La sola cosa che noi due abbiamo in comune è il nome, ma ho dovuto fare una ricerca approfondita per trovare questo unico punto di contatto.

Io ritengo che lei sia del tutto assente dalla vita e dai bisogni veri delle persone di questa comunità, che viaggi su un piano differente da quelli di noi poveri stronzi. Forse mi sbaglio, la conosco personalmente e può essere (ed è quello che non spero) ma guardo quello che succede e tiro le somme. E comunque, come dicevo, non ce l’ho con Lei. Ce l’ho con gli altri, con chi l’ha messa sul trono natio, con i soliti noti, quel plotoncino allineato e coperto, maggioranza e opposizione che la differenza è da parecchio che non c’è più, rifiutando di concedere una possibilità a una nuova generazione che abbia visione e coraggio per portare avanti la rinascita di questo disgraziato paese di cui abbiamo assoluto bisogno.

Alla mia tenera età scopro di non avere nemmeno la minima traccia di rappresentanza in questa disgraziata cerchia. Eppure non sono un alieno, penso cose normali, chiedo e vorrei solo cose normali, le stesse per tutti, la possibilità di una comunità con un futuro: soprattutto per i nostri figli. E come me ce ne sono tanti, decine, centinaia di isole orfane, perse in un oceano di niente, che si ostinano a mandare SOS a chi – come Voi – se ne sbatte i coglioni di raccoglierli. Eppure dovrebbe.

Da una parte c’è una comunità e la sua gente, e dall’altra ci siete Voi, in un altro mondo, del tutto scientemente scollegati. Le pare possibile, o Sua Immensità, che in tutto il paese siano sei o sette famiglie senza alcun potere (se non legale) a battersi ancora per avere servizi e sottoservizi e un accesso alla propria abitazione degno di una comunità civile?

Le do una notizia, Sua Immensità: fra gli stronzi siamo molti di più a pensare che tutto ciò non siano soltanto due cazzate di uno sparuto gruppo di “criticatori”. Perciò la domanda è: Sua Immensità, perché non esce dal suo bunker fa una passeggiata nella parte alta del “borgo” – dove tutti la aspettano a braccia aperte – e fa sistemare quell’obbrobrio che deturpa la vista e l’intelletto di molti suoi compaesani (visto, tra l’altro, che l’obbrobrio in oggetto risulta finanziato da ben oltre tre anni). Contano più le persone o i diktat di bilancio, che si legge sempre tra le righe dei Vostri Magnifici Uffici?

Chiedo per un amico, Sua Magnificienza Galattica. Ma non lo chiedo solo a Lei. Vede, io con Lei prenderei volentieri un caffè, sono un orso dai gusti complicati, ma Lei (dicono) il suo lavoro lo sa anche fare. La sua risposta a questa domanda, se sincera, sarebbe scontata. Lo chiedo anche e soprattutto a quello che somiglia a un esperto del piffero (e al suo ruspante collaboratore) ma molto più dannoso – visti i trascorsi -, e che per motivi arcani guida la fronda che qualche perverso maniaco sotto acido definisce ancora amministratore. E gli chiederei anche, sempre per un amico, tra le altre cose, come si fa a stravolgere la propria identità e il proprio essere come ha fatto lui.

Ma il coglione, oltre che lo stronzo, stavolta è il mio amico, che si fa ancora certe domande.