Non c’è più amara condizione di quella che ti riconosce di aver avuto ragione nel tempo: anacronistica, vuota soddisfazione che, invece, piace ai superbi ed ai presuntuosi. Ed è con la bocca amara che, a distanza di poco più di un anno, rintracciamo, nella cronaca politica di Guardia Sanframondi, eventi, ahimè, già previsti e denunciati mesi fa. L’unica cosa che ci conforta è che ora anche chi ha supportato l’attuale amministrazione sorretta da chi crede di contrastarli, incomincia a dover riconoscere delle innegabili verità. Ad iniziare dalla miserrima fine della vicenda politica dell’amministrazione Di Lonardo che per molti di loro ha rappresentato il fronte del cambiamento a Guardia. E non si tratta di valutare il suo fallimento solo sotto il profilo dei risultati dopo un anno di gestione che sono ancora di là da venire quanto di valutare, sconfortati, la loro negligenza, la loro approssimazione, la loro incapacità, la scarsa qualità dell’agire di questo stesso fronte che nelle intenzioni si apprestava a “cambiare” Guardia.
Certo, ci vuole proprio un bel coraggio a fare l’amministratore a Guardia, e una bella faccia tosta a candidarsi: lo sappiamo benissimo. Oppure serve avere stipulato un contratto di ferro con chi ha offerto a ambiziosi in preda a un delirio di onnipotenza, l’incarico di gestire una comunità ingovernabile. Oppure arrivismo e autoreferenzialità hanno nutrito aspettative narcisistiche, condannando personaggi inadeguati a perseguire sogni di grandezza sproporzionati. Allora ci chiediamo: perché continuare a mettersi nei guai? Fare l’amministratore a Guardia è il mestiere più ingrato che ci sia. Sei sulla graticola per tutto il mandato e anche oltre, sei tra le personalità più esposte al giudizio, al pregiudizio e alla rabbia della gente, sempre in prima linea; sei il capro espiatorio di tutti i problemi e i fatti che succedono nel tuo territorio di competenza, sei sospettato di ogni furto, abuso e abominio accaduto nel tuo territorio, sei colpevole di ogni marciapiede, ogni buca e ogni cassonetto. E poi, nessun amministratore guardiese oggi è ricordato con gloria; anzi il meglio che possa capitare è che venga dimenticato in fretta, e senza strascichi giudiziari. In passato un buon amministratore era un simbolo più che una persona, ora accade il contrario: viene colpito a prescindere dal suo ruolo simbolico e autorevole, ma in quanto persona che detiene il potere e non mantiene impegni veri o presunti. È solo un simbolo del potere municipale ma al tempo stesso il depositario delle più svariate suppliche di singole persone ed intere categorie di cittadini. Non ha solo dei beni pubblici da amministrare ma un intero patrimonio sociale, culturale, storico ed artistico. A Guardia, poi, il rapporto personale è più forte, il temperamento è più caliente, la cafoneria più diffusa. Insomma farsi eleggere in Comune non è un premio ma una condanna. Pensateci, futuri candidati al martirio comunale…
Ciò detto, perdonateci, cari amministratori, cari “eletti”, noi cittadini guardiesi siamo stati arroganti, la colpa è nostra, noi siamo gente semplice e votiamo per i compari, per gli amici (o presunti tali)! Abbiamo sbagliato, nel credere che bastasse il cambiamento! Abbiamo sbagliato, nel non essere stati intransigenti ai primi segnali di debolezza! Abbiamo sbagliato, nell’avervi accettato pur sapendo che avremmo concesso il nostro consenso a tanti Floriano qualunque! Abbiamo sbagliato ad accordarvi la nostra fiducia! A voi che da oltre un trentennio resistete imperterriti e impermeabili a tutto e tutti. Abbiamo sbagliato (e continuiamo a sbagliare) ad accusare quei guardiesi che invece vi hanno capito! Sordi ed insensibili, avete abbandonato questo disgraziato paese al suo cupio dissolvi; avete attraversato l’anno appena trascorso, come muti astanti. Caos e approssimazione, oggi, sembrano gli stessi di sempre. Pessima qualità della vita. Malagestione. Spreco di risorse pubbliche. Con buona pace del voto di scambio e del mercimonio in favore dei soliti venditori di fumo. Gente senza né arte e né parte, priva di bagaglio politico e culturale. Maestri del piccolo cabotaggio e spesso dell’affarismo, in sintonia con il credo panziano. Vecchi arnesi della politica politicante paesana. Alla faccia del cambiamento! Vi siete mai chiesti qual è il giudizio dei cittadini guardiesi, i giovani, gli ospiti stranieri che ci osservano, sul vostro operato dopo un anno di non-amministrazione? Che fiducia potranno avere i nostri ragazzi, nelle istituzioni, nel prossimo, dopo avervi visto all’opera? Se in un anno siete riusciti a fare anche peggio della precedente amministrazione. Mancando ormai qualsiasi idea di futuro per la comunità. Neanche il declino di popolarità è riuscito ad indurvi a mettere mano ad un’idea nuova, una proposta, un momento organizzativo, un rinnovamento generazionale. Nossignore. Avete soltanto continuato a logorarvi per contendervi narcisisticamente la palma del prediletto.
Di sicuro fare l’amministratore è qualcosa che in assoluto piace: questo è chiaro. Ricoprire cariche pubbliche è indubbio che sia appagante. Infatti, su Facebook vi si nota subito che siete uomini e donne felici. Dai compleanni alle vacanze salutate e postate: buone vacanze amici. Vi state dimostrando campioni olimpionici di cultura per la proprietà transitiva. Più che amministratori, una Treccani. Infatti, vi occupate tutto, di turismo (meglio se eno) di libri, editoria, pittura, scultura, monumenti, musica, cinema, teatro, danza, centro storico, festival, presumo anche circhi equestri e giochi di prestigio. Invitate tour operator stranieri a visitare le “bellezze” di Guardia. Regnate sulla vita socio-culturale guardiese in tutte le sue varianti. Se questo è il retaggio politico-culturale (e prossimamente religioso) che dovrà alimentare il futuro guardiese dei prossimi anni… Auguri Guardia!