Parliamo di Guardia Sanframondi e di turismo. C’è tanto da fare per migliorare questo paese; salvaguardando le nostre particolarità e i nostri valori, che non sempre sono compatibili con quelli dei cittadini. Iniziamo a renderlo vivibile, migliorarne la qualità della vita, renderlo più bello e attrattivo. Iniziamo col togliere le auto dal centro urbano. Perché l’esperienza di molti antichi borghi del nostro stivale insegna che la riduzione degli spazi destinati alle auto può contribuire in maniera decisiva a rendere una comunità più vibrante e vivibile. Questo è solo uno delle centinaia di modi infallibili per rilanciare il turismo a Guardia. Certo, anche gli euro elargiti dall’amico assessore servono. Non servono invece le kermesse autoreferenziali. Le manifestazioni da una botta e via, che non portano a nulla. A proposito: davvero pensiamo che l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia sia l’occasione e il momento giusto per promuovere Guardia sul proscenio internazionale? Pesco Sannita non ha insegnato nulla? E poi, pensiamo davvero che Guardia è in grado di attrarre maree di turisti con l’eno-turismo? E smettiamola con questa ipocrisia sulla “bellezza” e la tipicità del territorio. Ma quale “Straordinaria Gemma del Sud”? Cos’ha Guardia che altri comuni d’Italia non hanno? Il Castello? Il centro storico? Il paesaggio? Il problema, e dev’essere chiaro, non è essere sprezzanti verso chi oggi ha l’onere e l’onore di occuparsi di turismo a Guardia. In un’ottica di rilancio della comunità il turismo – non solo religioso o godereccio – è cruciale e dovrebbe essere il più importante dei compiti di una amministrazione come quella guardiese. Solo che attrazione non è volgarizzazione, comunicazione non è like, propedeuticità non è riduzione al minimo comune denominatore tra la Falanghina e il mordi e fuggi. Comunicare bene la propria comunità è qualcosa di molto complesso, che richiede competenza. Oggi a Guardia nessuno si occupa di promuovere davvero qualcosa del genere, soprattutto quando non ci sono soldi pubblici a cui attingere.
Noi, invece, pensiamo che per essere attrattiva Guardia Sanframondi deve innanzitutto tornare ad essere quel magnifico borgo medievale collinare, fatto di balconi e terrazze sul tetto che forniscono splendide viste sulla vallata e luoghi incredibili per rilassarsi in un pomeriggio d’estate. Un luogo dove ti alzi la mattina e appena esci fuori trovi il sole. Sempre. D’estate e d’inverno. Un sole che ti scalda, l’anima. Un paese dove tutto profuma. Osservi il suo cuore antico e un senso di pace ti attraversa. Dove se guardi il suo profilo ti innamori. Sempre. Dove tutto è più lento. Tanto tempo fa, se volevi spiegare Guardia Sanframondi a chi non è guardiese bastava dirgli semplicemente: vieni qui ed innamorati anche tu. Venendo da una grande città, poi, l’aspetto che colpiva di più, quando arrivavi a Guardia, era il silenzio, l’attività rallentata rispetto a quella sinfonia di clacson, autobus e rumori che caratterizzano in maniera incessante il sottofondo di una giornata trascorsa in un contesto urbano di dimensioni maggiori. Ed è esattamente questa sensazione che colpiva maggiormente quando l’occasionale turista faceva visita a Guardia che affronta da decenni (invano) il rischio di spopolamento e perdita di centralità nelle strategie di crescita territoriale e che ha rappresentato negli ultimi decenni soltanto una delle innumerevoli arene di confronto per quegli amministratori incapaci a trovare soluzioni a una pluralità di temi che si intersecano per disegnare la Guardia vivibile del futuro. Invece Guardia oggi non ha visionari o intellettuali che si occupano di turismo ma solo influencer e animatori, non ha esperti e competenti ma solo star e figurini da like. Siamo passati dalla Padella alla Brace; stavamo messi male, siamo finiti peggio. Dopo la parabola florianesca, dopo la disastrosa parentesi dei “giovani” competenti e la loro veloce eclissi fatta di competizioni a chi c’è l’ha più lungo, convenscion, trullallero rullallà, photo opportunity, panem et circenses, bacheche, like, viaggi e gemellaggi, dopo la Padella, siamo arrivati alla Brace, che potrebbe essere il titolo di una saga paesana sull’era presente della vita socio-politica di Guardia, aggravata dal covid-19.
Questa, purtroppo, la realtà. Il miscuglio del “cambiamento” per le amministrative ha portato, a Guardia, alla conferma del tutto cambia perché nulla cambi di gattopardiana memoria. È tempo che qualcuno smetta di scrivere il seguito della Padella, per sollecitare il suo contrappunto. La Brace.