Costretto a vivere questo periodo di oppressione, dover sottostare a diktat completamente irrazionali in un clima moralistico dove si è trasformato un atto opportunistico, come lo stare in casa a non far nulla, in un’azione eroica, mi è intollerabile. Più che l’aria malsana del virus in questa tragedia mi da fastidio il tanfo dell’ipocrisia. Sembra che sui social sappiano scrivere soltanto “iorestoacasa”. Ma restateci voi a casa (direbbe mio cugino), ipocriti che non siete altro. Io ci sto, a casa. Quanti nel mio paese hanno continuato e continuano a muoversi indisturbati? Il 50%, il 60%, l’80… E senza l’obbligo di mascherina. Io non la indosso la mascherina come entro senza mascherina ovunque (e se non me lo permettono, vado da un’altra parte) perché non sono superstizioso, non credo che i gatti neri portino sfortuna e non credo che le mascherine azzurrine o bianche col contorno rosa pallido portino salute e prosperità perché le ha confezionate un anonimo benefattore (lo dice l’Oms che le mascherine, rappresentano solo una rassicurazione, e una rassicurazione irrazionale io la chiamo superstizione). Code, mascherina e Amuchina. In poche settimane, in nome della Salute, la gente in questa comunità si è “ritirata come lumache”, si sono vinte tutte le residue resistenze di individui e famiglie all’avanzata trionfale del politicamente corretto. Non esistono più spiriti critici, ribelli, fieri, maledetti o, più semplicemente, dissidenti. Tutti accodati dietro slogan puerili: “Guardianonsiferma”. Li vedi in sella ai loro luccicanti trattori. Li vedi fare su e giù in macchina occhiali scuri e mascherina. Li vedi in fila alla Decò, aggirarsi smarriti fra gli scaffali fissando una lista di cose da comprare, interrogandosi se quel prodotto esista davvero o sia il frutto dell’immaginazione della moglie e dei figli. Nonostante la mascherina noti lo sguardo assente, in bilico fra il panico e la catatonia, e quando li incroci dal giornalaio o dal tabaccaio scuoti il capo in un cenno di comprensione e solidarietà, loro ricambiano perché sanno. Qualcuno addirittura parla con la voce contraffatta per non incorrere in rappresaglie. Facce coperte sì da mascherine, ma che celano l’irritazione, la rabbia verso i nostri arresti domiciliari che non nasce a caso. Inutile farsi illusioni: dieci anni di deregulation culturale e morale hanno portato buona parte delle persone che conosco a un livello tale di qualunquismo e di superficialità per cui è facile indurli a fare e a credere a qualsiasi cosa. Persino alle bufale spacciate da Floriano. Non c’è politologia che tenga in questo mistero. È la psiche: il rapito s’innamora del proprio rapitore. Si chiama Sindrome di Stoccolma.
P.s. Bene lo slogan “andrà-tutto-bene” alle finestre. Bene pure l’ovetto Kinder consegnato ai bimbi. Ma perché non uscite sul balcone e al posto di cantare fate un applauso ai vostri bambini. Vorrei che lo facessero tutti a Guardia, chi ha figli e chi non ha figli. Perché noi in questa catastrofe abbiamo spiegazioni, cerchiamo informazioni, cerchiamo di fare previsioni. Loro no. Loro hanno fatto il più immenso sforzo di fiducia che si possa chiedere ad un essere umano, accettando tutto. Hanno mollato amici, sport, hobby, scuola, e aspettano pazienti fino a quando diremo che potranno uscire di nuovo. Non chiedono nulla e alla fine della giornata il loro sorriso c’è sempre. Meriterebbero ore di applausi, questi figli.