Quello che conta è non far bere il proprio nemico. Si chiama Padrone e Sotto (conosciuto nel resto d’Italia come la “Passatella”) e arriva da tempi remoti. Ne parlavano il giovane Catone e Giovenale. Il cuore del Padrone e Sotto è capire fin dove ti puoi spingere. È braccio di ferro e trattativa. Non c’è un numero definito di giocatori. Le carte, servono a definire chi è il Padrone, e chi è il decisivo Sotto, il personaggio con il diritto di veto, indispensabile se si vuole trovare un accordo. Per capirsi: c’è la birra (o il vino), ci sono le carte, c’è il Padrone e c’è il Sotto. Il Padrone è quello che ha il punteggio più alto, il Sotto quello più basso. Sono loro che devono trovare l’accordo per decidere chi beve e chi no. Come? Il Padrone fa la proposta al Sotto, tipo: un bicchiere a me, uno a Tizio, uno a Caio e uno a te. Se il Sotto accetta bevono quelli che devono bere e gli altri restano con la sete. Poi si ricomincia. Sembra tutto facile: perché il Sotto non dovrebbe accettare l’invito del Padrone? L’accordo funziona se i due sono alleati e compatibili e se quelli invitati a bere non sono nemici storici del Sotto. Bere è un piacere, non bere un’onta, non far bere un regolamento di conti. Qui comincia la politica. È questa la natura profonda della politica e del potere, si nasconde tutta in un gioco di carte e birra. Padrone e Sotto è lo specchio del potere: alleanze, tattiche, cinismo, rapporti di forza, tradimenti, veti e patti improvvisati. Un potere che ubriaca e per il potere si uccidono le amicizie. Questo è il gusto e il misfatto umano del Padrone e Sotto. Lo scopo sottile del gioco è lasciare all’asciutto chi ti appare come antropologicamente diverso. Si dice: portare “all’ormo” (che probabilmente viene dall’olmo). Se il Sotto o il Padrone sono in “ormo” con qualcuno, magari da decenni, allora piuttosto che farlo bere sono pronti a mandare in malora tutto. Si crea uno stallo. E per uscirne serve un atto di forza, che nel Padrone e Sotto è la “bevuta”. Ci vogliono i numeri. Ci vuole stomaco. Bisogna saper reggere l’alcol. Altrimenti il Padrone si scola da solo tutte le birre, a costo di sentirsi male. L’unica alternativa è tentare una trattativa, un compromesso onorevole per tutti. In conclusione: la realtà è che il Padrone e Sotto è da sempre il gioco della politica nella mia comunità, vale per il “coltivatore diretto” e per il dottore, basta sostituire alla birra la parola “potere”. Lo vediamo anche oggi nella gestione del potere. E ieri come oggi vale la regola dell’ormo: “Se non puoi bere, l’importante è che resti a secco il tuo nemico”. È la democrazia. Quella dove la birra (e soprattutto il vino) non scarseggia.