Non mi avete fatto niente

Un tizio che prima del giugno 2009 nessuno sapeva chi fosse – oggi bravissimo a non imparare nulla dai propri (continui) errori e dalle proprie (infinite) sconfitte -, con apodittica sfrontatezza, si è riproposto agli elettori, come un boccone indigesto. È entrato in Parlamento con l’ambizione di governare ancora, nella fondata certezza che gl’italiani dimenticano. Adesso è isolato. Sta aspettando che qualcuno gli tenda la mano per tornare in gioco. L’unico suo alleato potrebbe essere il tempo. Se si va molto, ma molto, per le lunghe spera che arrivi qualcuno a pregarlo di lasciare l’ingrugnato esilio. È la sua disperata rivincita. Povero Matteo, isolato nel semplice ruolo di senatore della Repubblica (da 15mila euro al mese). L’idea (positiva) di un tavolo Lega-M5S ha aperto una strada alternativa al dovere stanare il fiorentino dal suo Aventino di rabbia e frustrazione. Non mi piace Matteo Renzi, come politico e ancor meno come persona. Chi non lo ricorda quando apparve al mondo politico nazionale, fuoriuscendo dalla platonica caverna della Leopolda. Suscitò simpatie dentro e fuori il Pd. È stato una pedina dei grossi poteri, una testa di legno: quanti avrebbero potuto fare quello che han concesso di fare al Bulletto di Rignano sull’Arno, ottenere tutto ciò senza particolari intoppi dal popolo. Non ci sono state proteste, scioperi, o auto distrutte, ma aziende svuotate, e/o fatte fallire o vendute all’estero. Ha lasciato sul terreno un campo di macerie. Si è impadronito del Pd e ha governato l’Italia con una politica economica improvvisata (per usare un eufemismo). In un triennio di governo ha saputo addossare sul groppone degl’italiani centocinquanta miliardi di debito pubblico, in più. Ha sfornato leggi che hanno letteralmente ridotto i compensi orari, distrutto un offerta lavorativa seria e minato, volutamente, i futuri ed inesistenti contributi pensionistici a causa di lavori instabili, saltuari e minimamente pagati! Alle europee prese di botto il quaranta per cento dei voti. S’illusero i votanti e s’illuse il votato. Ben presto l’illusione si voltò in disillusione, con Travaglio che spiegava: “Pensavamo che avrebbe spaccato il sistema, ma in realtà voleva rottamare solo chi non obbediva ai suoi ordini, e ha preservato e riciclato i vecchi poteri economici e finanziari all’interno del suo partito”. Dopo la grande vittoria, la sconfitta al referendum fu rovinosa, sebbene la percentuale fosse la stessa. “Facendo credo un gesto di coraggio, ma anche di dignità, io ho detto che, se perdo il referendum costituzionale, non è soltanto che vado a casa, ma smetto di far politica”, disse. Doveva aspettarselo. I pregi parvero via via difetti, fino a diventare la sua completa fisionomia vera e propria. Matteo Renzi mi ricorda alla perfezione quell’aforisma di Voltaire secondo cui “è un pregiudizio credere che le anguille guariscano dalla paralisi sol perché si agitano sempre”. Certo è che più si muove più s’affossa. Oggi appare un risolutore irrisolto. Pericoloso non solo per sé, pure per gli altri…

Un commento

  1. Fare un quadro mentale di Matteo Renzi non è certamente difficile, difficile è trasmetterlo a chi continua ad oltranza a sostenerlo come se nulla sia accaduto ed il rischio estinzione sia soltanto una barzelletta. Il suo insistente ritiro sull’Aventino dal dopo elezioni in avanti, mostra senza ombra di dubbio la sua immaturità infantile tipica del bambino capriccioso sempre pronto ad impuntarsi e a fare il muso tutte le volte che gli viene negato ciò che ritiene legittimo. In pratica il suo arrivo negli alti posti di comando, la facilità nell’ottenere consenso e seguito, gli hanno precluso ogni forma di riflessione e autocritica, se mai fosse stato possibile, tanto da ritenersi infallibile, rifiutando alla prima sconfitta (il referendum) di lasciare la politica, come aveva promesso, non tanto per mancare di parola, ma per la convinzione che quello che faceva era nel giusto. E la stessa cosa gli succede con la perdita delle elezioni e susseguente impuntatura: è sempre convinto di fare le cose giuste!

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