È davvero Di Maio il problema italiano?

È davvero Di Maio il problema italiano, oggi? Sono davvero le primarie dall’esito scontato, organizzate dal Movimento Cinque stelle e prima ancora dal Pd di Matteo Renzi, il vulnus della democrazia in questo Paese? No, c’è in Italia qualcosa di più inquietante che però è sotto gli occhi di tutti ma che nessuno sembra vedere. Ovvero una nuova, strisciante dittatura che è il frutto avvelenato di un sistema di potere che fa dell’informazione completamente asservita la sua punta di diamante. Dal Pil all’occupazione, dall’export ai consumi, dalla produzione agli investimenti, da settimane vanno raccontando la storia di un Paese lanciato verso la conquista del mondo. Si è diffusa la certezza di una crescita forte e strutturale, la raccolta di frutti abbondanti per merito delle scelte del Governo Renzi/Gentiloni e l’uscita dal tunnel della crisi. Insomma, sembra quasi che il nostro Paese sia a bordo di un razzo spaziale pronto a condurci nell’orbita del benessere. Ma la cosa più grave è un’altra. Il Paese è distratto. E non si accorge che proprio quelli che nei partiti tradizionali e nei centri di potere, hanno retto il sacco a questa scena, parlano di Di Maio come fosse lui il problema proprio per distrarre l’opinione pubblica. Non dicendo che ormai l’Italia è un gigantesco tessuto clientelare, familistico, amicale, dove la selezione oggettiva e la mancanza di trasparenza è il grande male, non solo della politica. Un Paese dove continua a crescere il numero di Comuni ed enti sciolti per infiltrazioni mafiose. Corruzione, malaffare. Fondi pubblici per scopi privati. Tradotto: peculato. Con cifre che vanno da 20mila a 100mila euro, usate per viaggi, taxi, cene, libri, consulenze, biancheria intima, Nutella e latte. Concorsi truccati per l’abilitazione a professori di università. Il tutto ovviamente dietro il pagamento di mazzette (tra gli indagati anche un ex ministro). Un sindaco che ha visto il proprio paese completamente distrutto dal terremoto che rivela come gli oltre 33 milioni raccolti con gli sms “non sono mai arrivati alle popolazioni colpite dal sisma”, denunciando pure che alcuni di questi fondi sarebbero stati destinati a interventi “estranei alle aree pertinenti”. E l’informazione e i media? Ci fosse stato uno solo tra gli oltre mille parlamentari che abbia preso carta e penna o un giornale o una tv che si sia scatenata per chiederne conto al governo. Niente, non una dichiarazione, un’interrogazione, un onorevole urlo di rabbia. Che altro? Se non che tutti (in primis l’informazione e i media) parlano solo di candidati premier e nessuno che dice niente sui programmi per questo benedetto Paese. Discutono del Rosatellum, l’ultima legge elettorale ad alta gradazione alcolica e altissimo tasso di incostituzionalità escogitata dalla banda del buco. E non dicono nulla sulla nostra burocrazia, antica, statica, ingombrante. È uno dei motivi per cui le imprese italiane ed estere non investono. E che dire del fantastico – si fa per dire – mondo dell’otto per mille a gestione statale. Circa 383 milioni di euro, ovvero quanto stanziato in due anni tramite l’otto per mille della dichiarazione dei redditi dai cittadini italiani “a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale”, dirottati per chissà quali altri scopi differenti da quelli previsti. A questo punto, la domanda è d’obbligo: qualcuno si chiederà qualcosa o si continuerà a perdere tempo parlando di Rosatellum, Porcellum, Mattarellum…? No, il problema italiano, oggi, è Di Maio.

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