S’è rotto l’incantesimo (e pure qualcos’altro)

Si leggono e si ascoltano mille interpretazioni sul futuro e sull’indice di popolarità di Renzi, della sua voglia d’andare al voto e i consigli di taluni a farsi da parte. Si sentono valide e invalide motivazioni che lo spingerebbero alla prima ipotesi, tra cui l’impazienza, la crisi d’astinenza dal centro della scena, il timore che qualcuno prenda il suo posto, a partire dal duo Minniti/Gentiloni, l’incognita nel suo stesso partito e l’ombra della sconfitta. Lasciamo per un momento la politica politicante e la politologia e addentriamoci nel regno delle favole, dei boschi (o delle boschi) incantati. Renzi aveva costruito la sua fortuna e la sua ascesa al comando sulla bacchetta magica che mutava la realtà con la forza delle parole e delle formule ammaliatrici: il cambiamento, la rottamazione, cambiar verso e cambiar passo, indicavano una frattura con la realtà e il passaggio a uno stato favoloso, il salto in un magico mondo delle meraviglie. Per lo scopo si era circondato anche di uno stuolo di personaggi collodiani: gatti e volpi, mangiafuochi e fate turchine, per restare nel cuore incantato della Toscana. Magico, del resto, era stato il suo avvento al potere, senza elezioni. Dieci mesi fa tutti videro il governo Gentiloni come un semplice qui pro quo destinato solo a scaldare la poltrona in attesa della sua resurrezione. Oggi, anche se siamo un paese ad alta smemoratezza, incline all’arteriosclerosi nazionale, scegliere a chi dare il proprio voto è come invitare qualcuno a un pranzo dove poi mangia solo lui. Già, perché in questi ultimi mesi Renzi ha portato tutti a chiedersi se vale la pena svenarsi per far guadagnare solo lui. Fuori dal Pd del Cerchio magico chi lo vuole? Pochi (nessuno). Perché nella realtà sono in molti che non si riconoscono più in lui, nella sua narrazione e si adeguano allo spirito del tempo. Ed è uno spirito precario. Non ci sono più certezze, neppure sul passato. Non c’è più nulla di scontato e sicuro. Solo la speranza (per loro) che il sortilegio amaro non lo abbia ucciso ma solo addormentato e lasciato in sospeso, in una nuvola grigia, nel suo regno stregato. Ma dimenticano che la velocità che ha caratterizzato il suo modo di fare è stata mantenuta anche nella velocità dell’oblio, la mutazione rapida del paesaggio politico, il potere logora chi non ce l’ha, e tutte le menate che sappiamo. La sconfitta del 4 dicembre ha spezzato l’incantesimo. E l’auspicio per gli italiani è che i suoi poteri magici possano alla lunga svanire e che la realtà con le sue vecchie categorie possa riprendere il sopravvento e fugare ogni magia. Da qui la fretta di Renzi di rientrare, tramite il voto, nell’incantesimo. Ma una volta svegliati è difficile riprendere i sogni interrotti…

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