Inizio settimana caldo, meteorologicamente e politicamente. Matteo da Rignano non sa più cos’altro inventarsi, pur di stare su i giornali e sui media, tutti immancabilmente così acriticamente appecoronati. Dopo i vaccini, l’immigrazione, lo Ius soli, le banche, sorvolando sull’Unione Europea, per spaccare gli italiani e farli litigare col solleone non c’è nulla di meglio di una legge sull’apologia del fascismo (che se non erro già c’è). Col rischio di creare disordini senza motivazioni oggettive! Nel frattempo Berlusconi, emblema di un’area politica oggi con più voti che idee, a corto di cene eleganti si diverte a spararle grosse e racconta che il leader ideale del centrodestra sarebbe Marchionne (o Draghi e Calenda). I giornali prendono appunti e ci riferiscono, ben sapendo che: per Berlusconi il leader ideale è solo Berlusconi, Marchionne gli italiani lo votano solo se regala a tutti una Jeep. Il capo della Fiat che ha risanato l’azienda con fiumi di soldi pubblici e poi per convenienze fiscali ha portato il gruppo da Torino all’Olanda è perfetto per guidare un Paese delle banane. Matteo da Rignano, intanto, in occasione dell’uscita del suo libro, liberamente tratto da una canzone di Rita Pavone: “Come me non c’è nessuno… Io son l’unico al mondo…” (jena), credibile come la pubblicità di invito alla lettura, che vede come interprete Barbara D’Urso!, ha sparato, causa il caldo ed una carenza mnemonica preoccupante, diverse bordate sul fronte politico, italiano ed europeo. Pensate un po’, dice oggi Travaglio, non è ancora uscito e già serpeggia tra quei milioni di golosoni dei suoi aspiranti lettori la sensazione di averlo già letto tutto, a parte l’indice dei nomi e la quarta di copertina.
Siamo all’apoteosi del ridicolo. Sprecare un talento simile, in una stagione come quella estiva, è un vero spreco. Se Matteo nostro l’avesse mandato in stampa in autunno, avrebbe calamitato milioni di divertiti lettori, facendo la fortuna della casa editrice titolare dei diritti. Minaccia, dopo essere stato al governo tre anni e per sei mesi a capo del consiglio dell’Unione Europea, senza fare nulla che fosse nulla, di fare e disfare mezzo mondo, dimenticandosi che, ufficialmente, è solo il segretario del partito di maggioranza. Direi che si sia contraddetto più volte, ma quello di dimenticare le fesserie dette, come se nulla fosse, non è una novità. Ormai, Matteo Renzi, lo conosciamo. Sembra che stia scalpitando come una vergine quarantenne. Impazzisce che tutto gli scivoli tra le dita e non riesca a mettere il sigillo sul nulla, se non per interposta persona. Anche lui, come quell’altro di cui non ricordo il nome, ha il vizio di non mantenere le promesse (ricordate il me ne andrò in Africa?), e Matteo con il suo abbandonerò la politica dopo il 4 dicembre, sembra essere stato vittima, l’ennesima, dell’ego di una classe politica incompetente e devastante. Non mollano l’osso nemmeno da morti! Adesso indica la via per ammorbidire i partner europei; abbandonare Triton e mollare i profughi a destra e manca. Dimenticando che lui, e quell’altro genio di Angelino nostro Alfano, hanno sottoscritto all’epoca l’accordo affinché le navi delle Ong scaricassero i profughi “solo” nei nostri porti, come ha rivelato Emma Bonino, la ministra degli esteri di Enrico Letta. Ennesima buca mnemonica. La storia si farebbe lunga a raccontarla tutta. Nel frattempo, incrociamo le dita, e speriamo nel meglio.
Benvenuti in Italia terra di santi, poeti e politici morti che ancora non lo sanno.