Questo, arrogante e narciso, è il Sannio dei capataz. Si sono conquistati ogni centimetro della terra dei sanniti, dove non c’è legge, non ci sono occhi, non c’è individuo, non c’è responsabilità. C’è solo il capataz e i suoi proseliti. Ci sono loro. Non urlano, non rompono, muovono il pollice su o giù e soprattutto comandano. Imperano. Non sono come gli ultrà. I capataz sono la parte distruttiva di questo territorio. Sono i capataz del voto, i capataz del clientelismo, i professionisti delle preferenze. Tutti prima o poi vanno a chiedere pegno a questi usurai elettorali. E più stanno al centro, nella mediana del potere, e più lo fanno senza imbarazzo. Si occupano di tutto: dal verde pubblico alla raccolta differenziata, dalle case popolari agli immigrati. E lì tessono affari, si spartiscono la torta, fanno mangiare gli amici, piazzano questo o quello sulla poltrona giusta. Sono loro che scelgono chi apre i rubinetti e chi controlla dove finisce l’acqua. Il sodalizio dei capataz è da fratelli di sangue. I capataz sono i volti noti del sistema e dell’apparato sannita, la parte che si crede il tutto, incarnazione della volontà generale, quelli che si muovono lesti e in massa ogni volta che qualcuno deraglia dalla loro filastrocca: «Quattro gambe buono, due gambe cattivo». Vi dice nulla La fattoria degli animali? Ma capataz è anche lo spettatore che non si accontenta più di fischiare o applaudire, ma pretende anch’egli di sentirsi protagonista, il suo quarto d’ora di celebrità. Il capataz è la retorica della società civile. I capataz sono il sale di questa democrazia senza nome e cognome. Sono rappresentanza, sono potere, sono scelta. È il capataz che detta legge. Ovunque, in questa disgraziata terra. Se sei nel coacervo del capataz hai poteri speciali. Puoi fare quello che al singolo non è permesso. La tessera del capataz vale come un passaporto diplomatico, ti regala l’immunità. E il Sannio divenne Signoria. Guardatevi intorno. Da decenni non è cambiato molto. È il Sannio dei capataz. Gli unici a sentirsi al sicuro.