Vi racconto Guardia Sanframondi

Vi racconto Guardia Sanframondi. E parlerò dei megalomani che oggi governano questa comunità spolpandola sino all’osso e se la ridono e ridono e ridacchiano. Parlerò a coloro che pur non essendo stupidi o cattivi, si cullano ancora nella prudenza e nel dubbio. Parlerò ai cittadini guardiesi che sbagliano in buona fede. Parlerò a chi è stato eletto per rappresentarli e non lo fa. E a loro dico: sveglia! Intimiditi come siete dalla paura di andar contro corrente, non capite o non volete capire che qui è in atto qualcosa di più del gestire una comunità.  Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia e dalla cretineria, non capite o non volete capire che qui è in atto un vero e proprio latrocinio. Voluto e non dichiarato da una classe dirigente megalomane e irresponsabile. Una razzia che non mira solo alla conquista del nostro territorio, ma che certamente mira alla conquista anche delle nostre anime: all’annientamento del nostro essere guardiese. Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, il saccheggio continuerà. E deprederà il mondo che bene o male in questi decenni siamo riusciti a costruire, a rendere un po’ più intelligente. Devasterà la nostra cultura, la nostra morale, i nostri valori, la nostra tradizione. E ce ne renderemo conto a breve, con l’approssimarsi dei Riti Settennali. Masochisti, sì, masochisti. E mi si stringe il cuore perché verso questo paese che ha visto i miei primi vagiti io ho il medesimo culto che i devoti di Padre Pio hanno verso la tomba del Santo. Per me Guardia è una religione, è un’opera d’arte. Del resto, per me, ogni oggetto del passato è sacro. Una casa, un oggetto, una qualsiasi testimonianza di ciò che fummo e di ciò che facemmo. Il passato mi incuriosisce più del futuro e non mi stancherò mai di sostenere che il futuro è solo un’ipotesi. Tutt’al più, una speranza alla quale tentiamo di dar corpo coi sogni e le fantasie. Il passato invece è una certezza, una concretezza, una realtà stabilita. Una scuola dalla quale non si prescinde perché, se non si conosce il passato, non si capisce il presente e non si può tentar di influenzare il futuro. Soffro anche per il modo in cui me la stanno cambiando, ammazzando. Ossia perché non compiono lo scempio in un impeto di follia, in un improvviso e temporaneo attacco di demenza. Ciò che la legge chiama “incapacità d’intendere e di volere”. Scempi che da anni feriscono e umiliano la bellezza e la cultura di questo paese. Ma perché lo scempio è calcolato, voluto. Accade anche nelle altre realtà, lo so. Ma qui agiscono con l’irrazionalità e la bestialità dell’incompetenza. Basta dare un’occhiata alle opere pubbliche appena ristrutturate, alle foto postate sui social. Da anni lo dico. Con una certa collera, con questa passione. La passione che oggi manca al nostro paese. Non c’è più passione. E io accuso i miei concittadini di non aver passione. Di vivere senza passione, di non combattere, di non difendersi, di fare i collaborazionisti per mancanza di passione.  Oh, io ce l’ho la passione per questo paese. Scoppio, io, di passione. Ma a Guardia non vedo che gente senza passione. Persino quelli col ditino ammonitore perennemente alzato che vogliono annullarmi con i manganelli della menzogna, dei ricatti, delle minacce, sono tipi senza passione. Larve guidate soltanto dal calcolo della convenienza: mai dalla passione. E gran parte del declino di questa comunità è colpa è loro. E alcuni di loro non sono né contenti né scontenti. Se ne fregano e basta. Vedo gente incapace di combattere. Platone ci dice che la guerra esiste ed esisterà sempre perché nasce dalle passioni umane. Che ad essa non ci si sottrae perché è insita nella natura umana. A pensarci bene, ogni nostro atto è un atto di guerra. Ogni nostra azione quotidiana è una forma di guerra che esercitiamo contro qualcuno o qualcosa. La stessa rivalità politica è una forma di guerra. La contesa elettorale è una forma di guerra. Però non credo nemmeno al masochismo del porgere l’altra guancia. E se qualcuno mi soffoca, mi invade, mi attacca, io combatto. Accetto la guerra, faccio la guerra. La faccio con l’arma che mi appartiene, che da anni porto sempre con me, che uso senza riserve e senza timidezze. Ossia l’arma incruenta dei pensieri espressi attraverso la parola scritta, attraverso le idee e i principi che ci distinguono dagli animali. Ma se questo non basta sono pronto a farlo con qualcosa di più. E nessuno riuscirà mai ad impedirmelo. Nessuno riuscirà mai a intimidirmi, a zittirmi. Nessuno riuscirà mai a spaventarmi, a stancarmi. Mai. Naturalmente Guardia, la mia Guardia, la vera Guardia, non è la Guardia d’oggi. La Guardia godereccia, furbetta, volgare, dei guardiesi che (come gran parte degli italiani, intendiamoci) si appassionano solo per le partite di calcio. La Guardia meschina, stupida, vigliacca. La Guardia opportunista, doppiogiochista, imbelle, della sua classe dirigente per modo di dire, corrotta e incapace che sa solo come incollare i grassi posteriori alla poltroncina. La Guardia dei guardiesi “Francia o Spagna purché se magna”. Spaventati come parroci che temono di perdere la parrocchia e con la parrocchia i privilegi acquisiti. La Guardia che con la stessa disinvoltura plaude il signorotto guardiese. Insomma la Guardia dei voltagabbana. Dio, quanto mi fanno schifo i voltagabbana! Quanto li odio, quanto li disprezzo! D’accordo, i voltagabbana non sono una specialità di Guardia. E’ che a Guardia non se ne scandalizzano affatto. Anzi si meravigliano se uno resta fedele alle proprie idee. La Guardia, ad esempio, di una classe dirigente che offende con la sua prepotenza, la sua boria, la sua presunzione, il suo terrorismo intellettuale, la sua inettitudine, la sua abitudine di schernire e denigrare, chi la pensa in modo diverso. Sicché chiunque non sia dalla sua parte viene trattato da cretino, da troglodita. No: la loro Guardia non è, non sarà mai, la mia Guardia. Ma non è nemmeno la Guardia della massa dei guardiesi, sia chiaro. E non è nemmeno la Guardia infingarda e smidollata, edonistica, che priva di ideali vive nel culto delle comodità e per libertà intende licenza (“Faccio quel che cazzo mi pare”). La Guardia povera nell’onore, nell’orgoglio, nella conoscenza. Una Guardia che purtroppo esiste. Ma nonostante tutto guai a chi me la tocca. Guai ai vecchi e nuovi zerbinotti, i nuovi bellimbusti guidati da un petulante vanesio che non meriterebbe nemmeno di guidare un condominio. Bellimbusti che, ridacchiando bastonano chi si oppone. Lo bastonano col manganello della menzogna e della malafede, col terrorismo pseudointellettuale, con la presunzione degli sfacciati che pretendono di insegnare la buona amministrazione a chi per la buona amministrazione si batte sin dalla gioventù. Ma che non si lascia intimidire, dai manganelli della menzogna, dai ricatti, dalle minacce. Che ragiona con la propria testa e che di conseguenza dice pane al pane e vino al vino. Che non lecca i piedi a nessuno e che di conseguenza strilla come il fanciullo della fiaba di Grimm: “Il Re è nudo!”. Che ha la coscienza pulita e di conseguenza può permettersi il lusso di combattere il petulante vanesio e i suoi seguaci: affermare che oggi tutta la pseudopolitica in questo paese è il volto della medesima faccia. La faccia del cinismo e dell’ipocrisia. Che ha il coraggio di difendere la propria terra. La propria cultura, le proprie tradizioni, la propria storia. La propria identità. E non vuole in questo antico borgo di contadini invasori low cost che approfittando della nostra tolleranza, della nostra ospitalità, mirano a sottrarci le mura della nostra storia. Guardia non è l’immaginario popolo di cui si riempie la bocca il petulante vanesio. È anche il popolo che non ingiuria. Non diffama, non denigra. E mi legge. Leggendomi si riconosce in me, si sente meno solo, mi ringrazia. Ciò significa che in questo paese la libertà di pensiero e di opinione esiste ancora, che Guardia è ancora il paese dei “coccioloni”, e che sotto sotto per il popolo il petulante vanesio non conta un bel nulla.

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