Sarò il solito disfattista, un antitetico, uno sfascista, ma l’idea di votare sì al referendum costituzionale mi fa venire l’orticaria. Innanzitutto per un motivo di sostanza: questa riforma fa schifo. È poi, perché dovrei votare sì? Per il sorriso della Boschi? Per pagare il leasing dell’Air-Force Renzi? Perché, come dicono molti, non devi cercare il meglio perché il meglio è nemico del bene. Ma qualcuno dovrebbe spiegarmi dove sta il bene in questo caso: in un Senato zeppato dalla peggior classe politica che siamo riusciti a esprimere nella storia della Repubblica? In un bicameralismo fasullo? In un Parlamento di nominati che si fa sberleffi di ogni forma di contrappeso democratico? In un inevitabile pasticcio che ci farà presto rimpiangere persino la Prima Repubblica? E io perché dovrei accettre tutto questo? Per dare la possibilità a Renzi di appuntarsi sul petto la medaglia al valor costituzionale? Per mettere un’altra tacca sulla pistola con cui sta uccidendo la speranza di questo Paese e delle nuove generazioni? Per dare la possibilità a quelli che ogni santissimo giorno ci rompono i cosiddetti nei talk show e dicono che non si può tirarsi indietro, che dobbiamo scegliere il sì al referendum perché questa riforma è stata condivisa. Condivisa da chi? Come se la politica in questo Paese fosse da sempre il tempio della coerenza, come se nessun partito avesse mai cambiato idea, o bandiera, o posizione, se non avessimo visto il Parlamento popolarsi a ogni stagione di trottole sempre in movimento, giravolte continue, magari per convinzione o anche solo per convenienza. È normale. È la politica. Se passa il sì, con il voto di una minoranza di italiani (il quorum, si sa, in questo caso non servirà) avremo l’Italia fondata su una Carta che divide, anziché unire, che lacera anziché compattare. E io dovrei dare il mio assenso a tutto ciò? E per quale motivo? Diciamoci la verità: il referendum sulla Costituzione ormai è diventato un referendum su Renzi. Il bulletto alla “Amici miei” usa questa carta per cristallizzare e santificare il suo potere. E allora, perché sostenerlo? E chi è il vero disfattista, l’antitetico, lo sfascista? Chi prova a ribellarsi allo sfascio di questo Paese dicendo “no”? O chi vuol lasciare procedere il Paese lungo il suo declino, piegando il ginocchio a un servile “sì”? Ah, questo proprio no.