Nei giorni scorsi ho ripreso la vexata quaestio sul ruolo dell’opposizione a Guardia. I ragionamenti partono da un assunto innegabile, cioè che in questi anni l’azione di contrasto all’amministrazione è stata debole e lasciata alla autonomia dei singoli. Sia chiaro, siamo tutti consapevoli della durezza della sfida. Il “sistema” di potere del sindaco Panza è sempre molto forte e, negli ultimi anni, si è ulteriormente rafforzato. Ed è altresì innegabile che in tanti ancora si fanno ammaliare dalle sirene del potere e sovente diventano organici o utili al “sistema”. Comprendo pure che la generalizzazione non paga e aiuta solo chi ha utilità a far emergere la cognizione che a Guardia non esiste alcuna alternativa credibile al sindaco Panza e che, in fondo, tutti sarebbero parte organica di quell’aberrante assetto di potere che si espande come una gramigna difficile da estirpare. Ma è altresì innegabile che il gruppo che si era proposto quale alternativa non ha più un ruolo, non ha più “teste autonome”, non ha più uno spessore. Ha, di fatto, volendo dare ascolto alla massa critica dei cittadini, la stessa faccia e la stessa logica della maggioranza anche se cambiano gli interpreti. E la macchina infernale messa in piedi dal sindaco Panza, organizzata per costruire consenso, gode sempre più di una “fortunata distrazione” dell’opposizione. So quanto sia difficile opporsi al “sistema” in una comunità in cui i cittadini, pur di non “far torto” e magari di compiacere a chi, gestendo la cosa pubblica a proprio piacimento, tra l’altro in un momento di crisi, è bravo a distribuire “lavoretti” e ricchezza tra chi dimostra una silente complicità. Cioè, la solita squallida politica che ha prodotto forza lavoro ricattabile perché oggettivamente indebolita e, quindi, maggiormente disposta non solo a mettersi in fila per lavorare massimo 30-60 giorni in un anno, come nel caso della raccolta differenziata, ma anche per lavorare a pochi euro all’ora in qualunque attività. Non è facile opporsi quando si ha la sensazione che tutto è inutile e che le istituzioni demandate al controllo sull’azione amministrativa non sempre “riescono” a intervenire incisivamente, anche quando regole e norme appaiono palesemente “eludite”, restringendo sempre più le possibilità di intervento di chi tenta di opporsi nell’interesse della comunità. È difficile fare opposizione se poi il mondo che le ruota intorno non si rinnova, non inizia nessun percorso. Non aggrega. È incapace di stimolare il dibattito, dipende esclusivamente dall’azione dei singoli. Non propone una seria azione di rinnovamento che consentirebbe perlomeno di aggregare giovani e validi professionisti e fette libere di quella società civile che da sempre intende reagire alla logica perversa del “sistema” (perché la sfida con il “sistema” è prima di tutto generazionale). La nuova generazione oggi non è protagonista, non è incoraggiata dalla presenza e dall’entusiasmo di quanti, nel bene e nel male, hanno fatto la storia politica di questa comunità. Nei prossimi anni, ancora più forte, sarà la sfida sarà fra i privilegiati del cerchio magico panziano e quelli che conoscono impegno e passione. Fra la comunità prona al potere e quella che vuole spiccare il volo. Oggi, purtroppo, nessuno si interroga su questi scenari. Nessuno ha voglia di riprendere il dialogo con i corpi intermedi della società guardiese e sollecitare le parti sociali a un autentico dinamismo. Con costanza e determinazione. Si prosegue nel rivendicare primogeniture, a chiudersi a riccio, a sbarrare la strada alle nuove energie e alla sfida del futuro. Senza risultati. Eppure, in questa fase, che vedrà tra l’altro nei prossimi anni un passaggio di consegne, in questa fase di incertezza, tra inchieste e difficoltà di bilancio, in questa lotta fra i fedelissimi del Capo, il “sistema” di potere e clientele è più vulnerabile. Ed è in questo momento che l’opposizione deve giocare la sua partita…