Guardia in festa

So a stento che cosa siano i post, quei messaggini di cui ciascuno inzuppa i social ad annunciare quello che sta per fare o ha fatto nel corso della giornata, se fare shopping o andare i palestra o quello che ha mangiato. Vorrei abusare del web, annunciando a mia volta che cosa farò stasera. Inviterò a cena Floriano in un ristorante “di tendenza” attiguo a casa mia. E gli dirò quanto sia stata utilissima per Guardia questa prima edizione di Sannio Tattoo. Utilissima per sperperare tempo e denaro. Gli dirò che se le nostre tradizioni accettano di farsi rappresentare da una manifestazione così inadeguata, significa che dalla realtà questo paese è capace di estrarre solo il negativo. Gli dirò che sono riuscito a non metterci piede. Gli dirò che se la sua grande orgia panteistica la prossima estate durerà addirittura un mese intero – come promesso -, vuol dire che leggerò più libri e farò più vacanze. Gli dirò che sinceramente lo invidio: sapessi anch’io comprendere i guardiesi come lui. Perché la mia è una platea sparuta, scrivendo ai simili e ai fratelli posso sperare di raggiungere soltanto chi: 1) non possiede un suv; 2) beve vino fatto in casa; 3) va a funghi, asparagi; 4) non va a messa la domenica; 5) pronuncerebbe le parole “ok” e “mi piace” solo sotto tortura; 6) fuma sigarette nostrane; 7) mangia molta carne di vitello, mancando il manzo, di maiale; 8) ama Totò. Nessun altro. E quindi pochissimi. Lo invidio perché azzarda per questa comunità una speranza di dimensione addirittura mondiale. Io nemmeno quando sono arrivato al fondo di una Vernaccia di San Gimignano riesco a immaginare qualcosa del genere per Guardia: rassegnato e depresso che non sono altro. Gli dirò che se muore Guardia – come pavento da tempo -, sarebbe un guaio. Dove andrei a riposarmi l’amigdala? L’amigdala, per chi non lo sa, è quella parte del cervello che produce antipatia. Può darsi pure che sia più sviluppata in alcuni e meno in altri: io, ad esempio, ce l’ho sviluppatissima. Gli dirò che vivendo in una comunità in cui ogni crocicchio è presidiato da lui e da gruppi di incapaci, ho l’amigdala talmente irritata che ogni tanto devo scendere ancora più a sud di Eboli per curarla. Gli dirò che morirà Guardia, chiaro, perché ormai infeconda e grazie a lui anglofona. Ma che muoia con la lentezza che gli è propria, un minuto dopo la mia amigdala. Sia lodato Floriano e siano lodati gli artisti di Bacco e anche gli organizzatori di Vinalia. Perché è anche grazie a loro mi è stato possibile abitare per anni a Guardia senza mai conoscere lo show cooking: bastava evitare certi appuntamenti, ed era fatta. E per questo ho deciso che domani sera inviterò gli organizzatori di Vinalia e gli dirò che…, nonostante tutto, plaudo alla volontà dei volontari e degli eno-visitatori: uniti nel culto del baccanale, che affolleranno la cittadina per mangiare bene e bere meglio. Vivano (e lasciassero vivere), prosperino, le Vinalie, oneste ma non nel solipsismo: mentre le feste multiculturali di panziana memoria fingono un inesistente interesse al molteplice, all’esterofilia, queste sono il ritorno a un’idolatria del conformismo trasparentissima.

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