La canzone del sole

Mi immergo nell’estate rincuorato, di più, commosso, perché l’altra sera,  davanti la birreria sotto il mio balcone, un gruppo di ragazze canta “La canzone del sole”. Accompagnandosi con la chitarra. Voi direte: ma perché ci racconti queste cose? Perché sono sul balcone, perché è da poco passata la mezzanotte, perché sono solo con i miei pensieri, perché sono in compagnia di un bicchiere di vino d’annata, perché c’è la brezza che trasporta l’odore del mare. E perché quella canzone è il passato, è la cassaforte dell’anima e custodisce i miei veri tesori. E perché quelle ragazze suonano benissimo, cantano benissimo, tutte ricordano tutte le parole della canzone di Battisti, di una canzone scritta prima della loro nascita (forse anche prima della nascita di qualche loro madre). Perché nel 1971 presidente della repubblica era Saragat: e non si chieda alle ragazze chi era Saragat. Perché nel ’71 i Pink Floyd registrano a Pompei Pink Floyd a Pompei quello che rimane l’unico concerto rock della storia fatto a porte chiuse, in Svizzera un Referendum popolare approva la concessione del diritto di voto alle donne, iniziano le trasmissioni regolari di TeleCapodistria, la rete privata che dalla Jugoslavia trasmette in lingua italiana. Perché a Modena vi è il primo divorzio del paese: chi erano costoro non chiedetelo nemmeno a me. Perché Sic transit gloria mundi, ma non tutta la gloria transita, le canzoni di Battisti non transitano e allora sono qui a domandarmi che cos’è una canzone. Le ragazze sotto il mio balcone non temono di cantare versi, tra l’altro, composti in epoca di veemente differenza sessuale: “Dove sei stata, cos’hai fatto mai? / Una donna, donna dimmi / cosa vuol dir sono una donna ormai? / Ma quante braccia ti hanno stretto tu lo sai / per diventar quel che sei”. Ascolto commosso quei versi e mi immergo nell’estate col sorriso sulle labbra, grazie a un gruppo di ragazze che cantano l’estate di sempre, la mia estate, l’estate di tanti. Non sia il canto del cigno.

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