Non per portare sfortuna contro il caro Floriano, ma ultimamente lo trovo piuttosto provato, e anche un tantino confuso. Non sarò certo io a sottolineare i capelli grigi che deturpano la bella, anzi “bellissima” chioma da me invidiata e già decantata dal parrucchiere Carmine prima di andare in quiescenza. Ciò che mi preme segnalare è lo stato confusionale che emerge da una sua performance che ho letto solo ora sulla stampa locale. Nell’articolo si capisce subito che ha studiato, e si capisce da come parla dei prossimi Riti e del centro storico di Guardia. Il più, insomma, è fatto. Quel che non si capisce è se il nostro centro storico lo stia ricostruendo o lo stia ancora cercando. Ormai vale tutto. Anche dire “tutto va ben madama la marchesa”. Il Caro Floriano, il massimo conoscitore dell’arte e della storia guardiese del passato e il più vigoroso promotore dell’arte e della storia guardiese del presente, facendo sfoggio della propria cultura, parla degli aspetti storici di Guardia ignoti ai più e a quelli come me grigi e ideologici, con compiaciuta circospezione, porgendoli alla platea come un piatto prelibato (anche se resta da capire di chi sia l’impronta digitale). Purtroppo però i cittadini, gli oppositori, i gufi, gli americani (no, quelli proprio no), i rompicoglioni e i bibitari dalle parti del Comune sono incontentabili e duri di comprendonio e, non riuscendo a districarsi tra le cifre e i sogni, si permettono addirittura di dubitare e protestare. Non sia mai. Quel che però voglio evidenziare e che è stato ingiustamente trascurato è che l’odierna performance è da annoverare qual avvenimento giornalistico dell’anno, o forse del mese, o più probabilmente del giorno, anzi del minuto: il Caro Floriano, infatti, dopo lungo girovagare in questi anni fra vaghe allusioni, accenni, riferimenti, questa volta ha prontamente risposto (sono soddisfazioni) ad un scritto a lui dedicato – bontà sua –. E dai! Ancora un piccolo sforzo. Ridestati da quest’olimpica atarassia che ti caratterizza e… casomai ti fosse sfuggito, mancano nove risposte, e poi, scusa: che so’ Pasquale, io? E fallo ‘sto cazzo di nome!