Senza quasi che il mondo se ne accorgesse, si è sparso per le contrade di Guardia un morbo. È una malattia che dilaga ormai ovunque, una pandemia a cui pochi resistono: la scomparsa dell’opposizione. Tutti ne parlano, soprattutto se hanno poco da dire, e parlano tanto. Troppo. Sempre. Salvarsi è impossibile. È scomparsa, tranne chi scrive, volutamente isolato (un po’ di vergogna, no?), e poco altro. Pochissimo altro. È una scomparsa pesante, perché l’opposizione – se ispirata e ben fatta – aiuta a tenere alta l’asticella dell’indignazione. Permette di restare vigili. Induce a porsi e a porre domande e ti porta soprattutto a non accettare supinamente tutto quel che decide (cioè impone) chi in questi anni ha trasformato e appiattito la gestione amministrativa della comunità sulla sua figura. E che vorrebbe tutti zitti e buoni mentre lui in giro per il mondo, con il calice alzato, porta avanti politiche che fanno gli interessi di pochi. È scomparsa. E non perché non è sufficientemente stimolata da amministratori imbarazzanti. A Guardia Sanframondi l’opposizione è scomparsa, non ha più esponenti. C’è solo il nulla. Ci sono solo quelli del “tanto è inutile, non c’è alternativa”. Che è una forma politica e sociale di depressione esistenziale. Per curare la quale non è ancora stato inventato alcun Prozac. O Viagra. È scomparsa. Senza andare troppo indietro nel tempo, basta pensare a chi, ieri iconoclasta e sboccatissimo, ieri incendiario e oggi pompiere, ieri voleva bene a Craxi e oggi a Floriano (e tutti e due al caro Umberto ), ieri prendeva in giro “il manovratore” e oggi è più panziano di Floriano; che ieri (anzi l’altro ieri) celebrava “io sono un’altra cosa” e oggi appoggia spudoratamente chi sancirà lo sfascio di questa comunità. E che dire dell’associazionismo. E il mondo delle professioni? Che fine hanno fatto? Per le strade di Guardia si sentono soltanto frasi di questo tenore: “è inutile, tanto sono tutti uguali… non c’è alternativa”. E allora per bestemmiare con più efficacia vorresti avere un calendario a disposizione per poter passare in rassegna tutti i santi. Poi ti rendi conto che le alte sfere celesti non hanno nessuna colpa.
Questo paese mi riguarda, è il ventre materno del ritorno, e io sono e sarò in campo ogni qualvolta una ragione mi pare giusta, ha dignità di essere difesa, illustrata, denunziata. Ma perché? Perché in questa comunità che si prende ogni giorno a calci in culo da sola bisogna avere così paura del Padrino? C’entra il fatto che siamo consapevoli di essere stati raggiunti dalla “Linea della Palma”? E non mi si venga a dire che è solo per il fatto che con Floriano al potere, fare opposizione non è facile e con lui a capo della comunità fare opposizione è più complicato. Ma non sarà che oggi Floriano evidentemente non incarna pienamente il “nemico”? Perché, diciamolo pure, ora che al potere c’è un uomo che fa le stesse cose che faresti tu, ti trovi davanti una situazione imbarazzante: per fare veramente opposizione, dovresti recidere una volta per tutte il cordone ombelicale con quel che resta del mondo di Floriano (cioè niente) e trattarlo per quel che merita. Ma non ce la fai. Non ce la fanno, salvo i soliti casi sparuti (di cui sopra). E il risultato è questo gigantesco vuoto. Una iattura autentica per Guardia, perché servirebbero come il pane voci ispirate e urticanti a più livelli, dalla opposizione istituzionale allo sberleffo feroce del singolo (per esempio), contro tutti questi yes-man oggi sulle “barricate”. D’accordo. Di punti di vista ce ne son sempre meno, e la memoria è sempre più sbiadita. Ci manca la gioventù. A questa nostra società manca la linfa vitale della giovinezza. Noi che adesso ci facciamo chiamare diversamente giovani siamo in maggioranza, e il giovane prende coscienza della realtà dei numeri. Sa che sarà in minoranza e si adegua. Manca la voglia di lottare. Manca lo spirito di contraddizione, che è spirito essenzialmente giovanile. La voglia di essere scettico per principio, per predisposizione. La situazione ideale per Floriano, che può continuare ad iniettare indisturbato anestetico nelle vene della società guardiese, inoculandolo in piccole dosi, perché oggi la dialettica democratica è isolata, sconsigliata, è una saponetta buona per sciacquarsi la bocca soltanto quando si deve rimbrottare un qualunque sconfinamento nel campo del politicamente scorretto. Ma quando diventa una teoria da mettere in pratica, un brivido corre sulla schiena di ogni guardiese sedicente: ma chi me lo fa fare! Shhh. Stiamo zitti. Facciamo finta di niente. Magari non se ne accorge nessuno e ce ne dimentichiamo pure noi, di questo ingombro, di questo peso. Ed è anche una forma di deresponsabilizzazione. Totale. Perché poi è facile, quando andremo a votare, dare la colpa agli altri. Ma come diceva il saggio: “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”.
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