I sostenitori (rassegnati) di Floriano Panza

(riflessioni sul fenomeno del “panzismo”)

floriano napoleoneIn genere, fateci caso, quando si concepisce ostilità, avversione e ripulsa nei confronti di una persona, di un politico, dopo qualche tempo si finisce quasi per dimenticare il motivo iniziale dell’ostilità. Questa diventa, magari, pregiudizio e se nuovi motivi di rigetto e di antipatia si aggiungono, quelli originari ne rimangono, si può dire, sopraffatti. Ora, se si parla di Guardia e del ruolo di Floriano Panza, da qualche anno è tutto un sovrapporsi di motivi negativi: e poiché un giudizio politico non è un giudizio sulla “bravura” di questa o di quella persona, di questo o di quel politico, ma, essenzialmente sul ruolo che occupa nella società, questo ruolo a molti non piace, non piace nemmeno un po’, non piace nemmeno a chi scrive, non può piacermi e (egoisticamente) non dovrebbe piacere a nessuno, salvo a chi, per natura o per occasione, è bravo soprattutto a saltare sul carro del vincitore e “gradisce” ritrovarsi dalla sua parte. “De gustibus…” con quel che segue.

Da decenni i cittadini guardiesi si dividono in due categorie. Ci sono quelli che (pochi) vedono la mela cadere e come Newton s’interrogano sul perché la mela cada; e poi ci sono quelli che (tanti) passando sotto l’albero, vedono la mela cadere e semplicemente l’afferrano e la mangiano. I primi sono più riflessivi, s’interrogano e scoprono le dinamiche della scienza, i secondi – quelli che definisco i sostenitori (rassegnati) di Floriano Panza – fanno dell’occasione nutrimento, e addentano la mela senza troppi pensieri. Poi, mai sazi, stanno lì e attendono. Un refolo di vento, una brezza. Basta poco, dicono. Prima o poi, il dolce frutto a terra cadrà. E loro ancora una volta la mela raccoglieranno e addenteranno. Mentre i primi, i guardiesi “riflessivi”, quelli che questa classe dirigente non la approvano, riflettono e attendono (anche loro). Perché invece non esprimono con clamore il proprio dissenso, anziché abbozzare? Mi domando sempre più spesso? Perché non protestano, nei confronti di chi intende stravolgere la comunità a proprio uso e consumo, venderla, incasinarla e ulteriormente rovinarla? Perché ciò, non accade? Forse perché nei “riflessivi” prevale la speranza di papparsi qualche briciola (…)? Oppure, in quanto “riflessivi”, non vogliono altri pensieri, e rifiutano qualsiasi approfondimento, ed accettano supinamente “il mutismo delle idee e la disidratazione delle intelligenze” che avviluppa questa comunità? No. Non reagiscono semplicemente perché oggi una nuova – e al tempo stesso logora – fede (laica e profana) ha sostituito la fede ufficiale. È la fede panziana. Questa nuova fede ha sostituito la politica, la vita sociale, l’economia e l’ecologia di questo paese. Esercita un disprezzo antropologico verso chi si oppone al familismo e al clientelismo e si pone in difesa della comunità, della tradizione, della identità e della vita sociale. E il nuovo clero panziano ha decretato anche i nuovi peccati mortali – tristezza, identità, bruttezza, bisogno, dovere, tradizione, critica, opinione, morale, memoria – e chi li viola viene scomunicato, considerato blasfemo, peccatore e condannato alla pubblica gogna del disprezzo mediatico. Questa è oggi, purtroppo, l’unica fede che serpeggia a Guardia: la fede panziana. Una fede che dopo aver demolito ogni senso morale comune ha edificato in questo paese un nuovo moralismo bigotto su basi etico-panziane (di chiara ispirazione anglosassone).

Non sono l’unico a sostenerlo, ma questa comunità è in un’agonia perenne. Il paese invecchia e l’unica responsabilità che vogliamo prenderci è quella di abbandonarci agli altri. La bellezza di Guardia, non è affatto “grande” come continua a ripetere l’ufficio turistico-immobiliare comunale, ma “grave”: dal centro storico al paesaggio, una bellezza in serio pericolo, aggredita e deturpata dalla pigrizia, dall’ignoranza e dall’indifferenza di tutti noi. Custodi trasandati di uno splendore ereditato per caso. Dovremmo reagire, e riappropriarci di quelle radici, quei valori e quella storia che, fino a non molto tempo fa, erano il vero tessuto connettivo del nostro paese e che oggi vendiamo ai forestieri. Perché non lo si fa?

Fin qui si tratta di giudizi e valutazioni personali sul ruolo determinante di Floriano Panza e i suoi sostenitori (rassegnati) nella nostra vita politica e sociale, piuttosto che di valutazioni vere e proprie del suo operato e delle sue scelte. Ne ho ampiamente parlato in altre sedi. Tuttavia, non si può tralasciare di aggiungere che Floriano Panza, emulando sempre più il suo “padrino” fiorentino, oggi è espressione di quella “democrazia del gradimento” che sembra destinata a pesare nel nostro presente e nel nostro avvenire. Un uomo “che ha carisma”, un intrallazzatore che sa promettere la luna e sa far dimenticare le sue precedenti promesse ed il loro esito con altre promesse. Promette (senza che gli venga da ridere) “obiettivi a lungo termine, in grado di assicurare ai cittadini guardiesi ed a quanti vi si stabiliscono una permanenza piacevole nel borgo sannita”. Promette, soprattutto di “coinvolgere i cittadini”, cosa che nessuno potrà convincermi avverrà mai. Promette, senza sapere bene che cosa ed in che direzione.

Lo zelo di Floriano Panza non ha freni, dipendesse da lui rimuoverebbe pure le previsioni del tempo: “Basta con tutti questi nuvoloni plumbei, sulla Guardia che immagino io splende sempre il sole”.

Quanto bello e consolante sarebbe invece (per il bene di questa comunità), se un giorno Floriano, al posto delle promesse e del consueto liet-motiv tipo “ritorna al completo la Giunta comunale… dopo una pausa al profumo di fiori d’arancio”, frenasse la sua corsa mediatica, scendesse un istante dal “gippone” e annunciasse una volta per tutte di essere afflitto da un brutto e incancellabile male: l’egocentrismo. “Chiedo a voi tutti scusa, lascio…”, sarebbe splendido udire dalla sua stessa voce; magari accompagnato da una mezza lacrimuccia e una riverenza in direzione di chi finora lo ha seguito. Invece no, al contrario: in questo paese c’è un pubblico di sostenitori (rassegnati) lieto di cotanto individualismo, e del minimondo di “favole” abilmente inventato da Floriano. Per cui l’abuso conclamato dell’altrui ingenuità diventa festa, spasso, beffa, involontaria umiliazione. Peccato. Perché a volte Floriano sa essere anche simpatico.

Ma non è certo questione di simpatia.

Di certo la melassa soffocante del politicamente corretto di Floriano Panza e del suo gruppo di pseudo-politici da asporto che, di volta in volta, riescono, in un qualche modo, a restare a galla e, magari, pure con un incarico con o senza portafoglio (tanto, quello, si riempie comunque), non aiuta, anzi, ha aggravato la situazione. Guardia oggi è la metafora del nostro Paese: è inutile che facciamo gli struzzi, nel corso degli anni abbiamo istituzionalizzato il malaffare, l’incompetenza, l’arroganza. Che fare, allora? Soluzioni? Non se ne vedono, o comunque non sono facilmente realizzabili. Perché questo è un paese al contrario. E in tutta onestà non se ne vede l’uscita. Eppure, non dobbiamo arrenderci: nella migliore delle ipotesi, col nostro impegno avremo reso migliore Guardia, nella peggiore, avremo migliorato noi stessi.

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