L’estate s’è sciolta

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Nell’estate del gran caldo, la politica guardiese si è definitivamente sciolta. Le identità politiche, si sono sciolte anch’esse. Si è sciolto del tutto il fronte anti-panziano, per il divampare di fuocherelli contrapposti, mai estinti. È fallito quindi il progetto del “tutti dentro”, un blocco unico alternativo al raggruppamento dominante, teorizzato da innumerabili anime buone; è fallita la suggestione dell’ammucchiata portatrice di pax duratura tra anime incompatibili (percorso che si è subito spezzato dopo appena un paio di cene a base di pizza integrale). È fallita la convinzione che un’idea forte di cambiamento potesse trascinare i cittadini guardiesi verso un “riscatto”, nel segno del rinnovamento. Si sono sciolti anche i “tifosi” folgorati sulla via di Telese, null’altro che vetero-socialisti 2.0 che tifano il luminare come si può tifare una squadra di calcio – è significativo ascoltare le motivazioni residue di chi oggi dichiara che nel 2020 lo voterebbe ancora (sebbene già molto delusi dal suo voltafaccia) -. Si sono sciolti nella retorica panziana anche coloro che, per scontri caratteriali, per la varietà delle psicologie a confronto, per le contrapposizioni del passato – spesso brutali – tra profili diversissimi tra loro, fino a ieri si indignavano e oggi lo fanno di nascosto, timidamente, seduti all’ombra davanti a una bibita fresca. Si sono sciolti chi, in pieno agosto, con caparbietà e tenacia, si sono dedicati addirittura alla ricerca di svaghi in questa comunità, e resistono e persistono nell’offrire quello scialo di succulente attrattive capaci di smuovere di sera migliaia di uomini e donne.

Ma, che palle! Che due gigantesche e monumentali palle! Basta con questo eterno, inarrestabile, rassicurante oscillare tra tedio e rottura di palle. Basta con questo confortevole sarcofago di noia che è Guardia Sanframondi. Basta con le lezioni propagandistiche panziane, fatte di superficialità ed approssimazione. Basta a chi vuole mettere definitivamente le mani sulla comunità con le stesse logiche di potere in uso al di sotto della “linea della palma”. Basta con questo moralismo da quattro soldi. Non se ne può davvero più in questo paese di questa melassa, di questa brodaglia di buoni sentimenti ipocriti, di questa indignazione sprecata. In questa comunità ci sono colpe per le quali l’autocritica è necessaria. La politica, a maggior ragione la politica locale, vive anche e soprattutto di dualismi. Di scontri. Di rivalità forti, estreme, scorrette. Cosa ben diversa dal ripiego verso una sorta di accondiscendenza, di cui purtroppo ci sono numerosi segnali.

Perchè una cosa è certa! Senza questi duelli non c’è politica: non c’è epica, non c’è narrazione, non c’è futuro.

Potrei continuare. Spero solo che il fresco autunnale non sia il definitivo epitaffio per le speranze di chi, nonostante tutto, ancora crede nelle potenzialità di questa comunità.

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