Erano felici, l’altra sera, sul Castello che fu dei Sanframondo, i figuranti vestiti da Marine in cerca di svaghi raffinati. Sindaco, comparse, neo-immobiliaristi, mobilieri, accompagnatori, guide turistiche improvvisate, ristoratori, tutti in t-shirt, rigorosamente bianca, fatte stampare apposta dalla ditta di casa, in posa per celebrare i nuovi invasori. Erano felici e ancora più entusiasta la claque rallegrata da cotanta messa in scena nel pieno luglio dell’ozio guardiese. “Tazza e Kucchjara”, appunto (complimenti alla regista statunitense per la scelta del titolo del cortometraggio, quanto mai azzeccato).
Ogni pagliacciata trova il proprio circo.
Erano felici, i figuranti vestiti da Marine contaminati da così grande saggezza e inebriati dal nettare di falanghina (Panem et Circenses?), in comunione estatica con l’arte, la cultura e la musica New Age. Sembrava recitassero tutti una scena già vista nell’Italia di quasi settant’anni fa… Mancavano solo gli inviati di guerra della Cnn, le (vecchie) jeep in corteo per le strade di Guardia… le “signorine” con i fazzoletti sventolati in segno di esultanza…
Sarà che io tutta ’sta meraviglia dell’America proprio non riesco a spiegarmela, ma diciamoci la verità, oramai a siamo al punto che se uno potesse si dimetterebbe da cittadino di questa comunità. E per giusta causa, con tanto di richiesta danni, vista la palese inadeguatezza di chi ci amministra. Un Sindaco, più che mai deciso a lasciare a questa comunità la propria impronta: una piramide a futura memoria, un altare visibile a chilometri di distanza (magari sotto le sembianze di una pala eolica), eretto all’unica divinità che probabilmente riconosce (lascio a chi legge immaginare a quale divinità mi riferisco). Ormai siamo alla commedia degli errori, o meglio, alla sceneggiata degli orrori, con comparse che, spremendo il “filone” americano, credono di trasformarsi in protagonisti. Comparse da sempre pendenti dalle labbra del loro padre-padrone e da quella sua eterna vanità di fondo, mascherata dall’aria del parroco pacioccone che non farebbe male neanche a una mosca. Comparse che purtroppo non temono più nemmeno la ghigliottina, nemmeno il licenziamento per giusta causa, nemmeno le dimissioni, nemmeno la mancata rielezione: hanno messo su un edificio di intangibilità e inviolabilità e… noi glielo abbiamo lasciato fare.
“Tazza e Kucchjara”, appunto.
Buone vacanze.