In cosa dobbiamo sperare per l’anno che verrà? Da tempo a Guardia non aspettiamo rivoluzioni, palingenesi e radicali cambiamenti e da tempo i cittadini guardiesi non coltivano nemmeno solide speranze di discontinuità e alternanza, tutto resta come prima in modo preoccupante. È come se da decenni ormai fossero sparite contemporaneamente le speranze nel cambiamento e quelle nella discontinuità. L’unica novità che si annuncia è in realtà un ritorno: quello dei soliti noti che alle prossime elezioni, probabilmente, torneranno al Municipio in un paese inacidito, inaridito e ulteriormente degradato. Prospettiva per alcuni fascinosa e inquietante al tempo stesso, viste le premesse e i personaggi.
Parlare di politica fa bene, a noi e agli altri. Tanti in questi giorni parlano già di campagna elettorale, di elezioni, di liste e di candidati, ma con sfumature significativamente diverse a seconda del loro orientamento. Per il resto Guardia prosegue con i soliti protagonisti degli anni precedenti malati di un protagonismo narcisistico, tra una politica bollita e una comunità in ebollizione. Certo, l’anno che si presenta per Guardia è solo un numero che cambia, e nulla più. Passaggio apparente, di attesa, ma niente di nuovo e di sostanziale rispetto agli anni precedenti, se non nella insignificante contabilità degli anni. Il fatto vero è che in quest’ultimo anno abbiamo smesso definitivamente di sperare nei cambiamenti (sconfortati in questo anche dall’inconsistenza dell’azione amministrativa della gestione Di Lonardo); tutto quel che di nuovo è accaduto a Guardia sembra essere accidentale, incidentale, casuale e poco o per nulla dipendente dalla volontà dei cittadini e soprattutto degli uomini e delle donne che guidano la comunità. Errori piccoli e grandi che a volte possono sortire grandi conseguenze per i cittadini, contingenze non considerate o sottovalutate che invece possono rivelarsi importanti ed esiziali. La sensazione che si è riscontrata, in questa specie di autosufficienza amministrativa degli ultimi quattro anni, è quella di aver camminato sul filo dell’acrobata, sempre sul precipizio, seguendo scrupolosamente il cammino, senza sbilanciarsi, percorrendo quel filo fino alla fine, senza mai distrarsi o deviare. Se questa è la percezione (o la realtà), immaginiamo il futuro di Guardia non nel segno del miglioramento, delle opportunità ma per certi versi della coazione a ripetere e della costrizione a restare sulla linea tracciata da decenni. Da qui il sottile filo dell’angoscia che ci accompagnerà nel corso dei mesi a venire.
Ma allora in cosa sperare per questo paese? Nell’imprevedibile giudizio della popolazione guardiese? Nel risveglio della realtà, che insorge contro la finzione, perché oggi con la gestione Di Lonardo & C. viviamo tutti come in una bolla illusoria, in una finzione che distorce la verità delle cose? Con che spirito affronteremo quest’anno di campagna elettorale e poi il voto? Più facile sarebbe proporre un’entità radicale e variegata che raccolga gli scontenti. Ma poi anche se dovesse avere i numeri per diventare forza di maggioranza, siamo sicuri che abbia la forza di non ripercorrere lo stesso “modus operandi” di chi da decenni piantona questo paese e che da tempo denunciamo? Oppure cederà su molte cose per sopravvivere, e su altre sarà inefficace o intimidita? Ma lasciando il passo sempre agli stessi protagonisti, avremo non la probabilità ma la certezza che le priorità del paese verranno ulteriormente calpestate. E dunque il cittadino elettore quando verrà chiamato al voto dovendo scegliere tra lo status quo e il raccoglitore dello scontento, obtorto collo, preferirà comunque, per realismo, il secondo. Esattamente quello che è avvenuto quattro anni fa.
È ben chiaro che una scelta di questo genere a sangue freddo, turandosi naso orecchie e gola, e talvolta anche tappandosi la vista, per le elezioni amministrative di fine 2025 o inizio 2026 non è percorribile. Ma l’idea di battere o arginare un potere soffocante e avverso alla comunità guardiese, è impellente e non consente diversioni e defezioni. O peggio, un atteggiamento distaccato e disincantato. Confidiamo quindi che i cittadini guardiesi, come spesso accade, si riprendano i loro spazi, la loro vita e il loro territorio. Il tutto però associato a un altro fattore, la speranza: la speranza nella loro proverbiale imprevedibilità. Quella che, per certi versi viene chiamata eterogenesi dei fini, il mutamento se non il rovesciamento delle premesse, delle intenzioni originarie. L’imprevedibile che irrompe come una forza liberatrice, innovatrice, a volte rivoluzionaria, se non reazionaria. Si, la speranza che nutriamo nei cittadini di Guardia. Del resto, se non confidassimo in loro, nella loro imprevedibilità, saremmo già totalmente in preda dalla disperazione.
Aiutati che il ciel t’aiuta, si diceva una volta: non arrendiamoci prima di combattere, facciamo fino in fondo la nostra parte. Se non ci saranno “sorprese”, manca un anno o poco più alle prossime elezioni. Concorriamo tutti – ciascuno secondo le sue possibilità e le sue capacità – a rendere corposa la speranza per la Rinascita di Guardia. Traduciamo la speranza in fiducia, nonostante tutto. E a chi oggi dice che sono solo chiacchiere e fuochi fatui, rispondiamo che la fiducia in un paese migliore è il seme della sua rinascita. D’altra parte, davanti a un neonato, sia pure un anno nuovo, non si può che gioire e sperare.