
E poi c’è chi non ha mai sentito parlare di Guardia Sanframondi. Del suo centro antico, già da anni vuoto e in abbandono. Un paese del passato. Un piccolo, vecchio, paese del nostro e del vostro passato; perché, scrive il poeta e paesologo Franco Arminio, ognuno di noi, anche chi abita in una sperduta periferia di un grande centro urbano, ha un piccolo paese nel cuore, nativo o adottivo, o sfiorato solo in gioventù.
Fatevi un giro a Guardia Sanframondi. Cominciate una specie di migrazione al contrario. Venite a Guardia Sanframondi e non vi rattristate se troverete un paese in rovina, tante case vuote – alcune diroccate – che vi aspettano; se ne sono andati tutti, specialmente chi è rimasto. Ascoltate i racconti degli anziani, vi racconteranno un paese che fino a pochi anni fa era fatto dei vivi e dei morti. E chi moriva veniva evocato in continuazione. Percorrete e vivificate i vicoli stretti del centro storico, perché oggi il paese seppellisce assai presto anche la memoria. Già! Perché è una comunità che non sa avere memoria, non riesce ad affermare nuova socialità, immaginare un futuro.
E poi c’è chi non ha mai visto i Riti Settennali di penitenza di Guardia Sanframondi – se non tramite i media – e sostiene che la ritualità penitenziale guardiese è qualcosa di arcaico, superato. Mentre, al contrario, occorre guardare con grande rispetto a un rituale che ha significato religioso, antropologico, che racconta e riflette la vita di un’intera comunità che si riconosce in questa tradizione che si rinnova ogni sette anni. Guardia Sanframondi è da sempre l’impronta del sacro, il sacro più grande, che si annida tra i suoi abitanti, la terra, i filari di viti, le cose, i gesti. Un rapporto che si tramanda, che si trasmette nel corso del tempo. Che non si modifica nel tempo. Sebbene non possono più essere i Riti della società agro-pastorale di un tempo. Riti di penitenza, di Misteri, di Battenti, dell’Assunta, che si compiono in forma comunitaria, che alimentano dolore e nostalgia, dove la speranza sembra trovare udienza. Una ricchezza e un’articolazione, che stupisce anche per la grande capacità organizzativa e per il lungo impegno profuso dall’intera comunità, soprattutto dai giovani.
Venite a Guardia Sanframondi: e non solo per assistere ai suoi Riti. Rivitalizzate questo vecchio paese. Pensateci voi, a Guardia Sanframondi: visitatori, curiosi, intellettuali, studiosi, artisti, ospiti stranieri e italiani. Prendetevi le sue albe e i suoi tramonti. Siete l’ultima speranza per questo paese, siete la prua del suo futuro, davanti a voi non c’è nessuno. C’è solo chi non riesce a fare pace con la storia, le eredità, le radici, la memoria di questo paese. Provateci voi, anche se questo paese adagiato sulla collina, per sua natura fa resistenza al nuovo, è conservatore. Con i paesani inzuppati di sfiducia, rami senza radici…
Venite a Guardia Sanframondi e arieggiate questa antica comunità, agitate le acque, fatela diventare di nuovo una comunità ruscello più che una comunità pozzanghera. Rianimate questo vecchio rudere, fate aprire le porte. Perché, un tempo non troppo lontano, il paese era comunità, era un luogo. Un luogo con una poetica, oltre che un paesaggio. Non è questione di soldi. I soldi servono solo a farlo più brutto, mentre servono piccoli miracoli, una nuova religione del luogo, che non può essere solo quella che vivono i suoi abitanti.
Fatevi un giro e restate a Guardia Sanframondi. Da troppi anni non arriva un vento nuovo. Oggi questo paese è simbolicamente morto. E chi negli anni ha avuto la responsabilità di rivitalizzarlo è vecchio, sordo, rassegnato o eroico, fedele soltanto all’abitudine di un’origine e di mondo ereditato. Provinciale al quadrato, anzi alla terza potenza.
Nessuno si cura di Guardia Sanframondi, non c’è più nessuno che la racconti e la rappresenti. Si parla tanto di narrazione ma qui nessuno sa narrare più niente. Tanti sono i disagi, gli abbandoni, le lunghe noie, di chi vive a Guardia Sanframondi. Eppure è un luogo dove conosci più persone che nelle grandi città: dove ti fermi a parlare con dieci persone e ne saluti cento. Vedi meno folle ma incontri più persone. Dove tutto ha più vita, più natura.
Come ho scritto altrove, Guardia Sanframondi è come un giardino d’infanzia, anche se abitato da vecchi, lo dovremmo tutelare come un bambino, con premura e tenerezza. Dovremmo aiutarlo ad attraversare la strada della modernità ed estendere a Guardia Sanframondi la legge a tutela dei minori. Specialmente in un paese piccolo, inerme, ricco della sua piccola immensità.