
I Riti Settennali sono alle porte. L’incantesimo sta per scadere, ma solo quando svanirà del tutto si potrà fare l’inventario dei danni della folle sbornia per Di Lonardo&C., che tre anni orsono ha ammaliato un migliaio di persone, accecato le migliori viste, assordato i migliori uditi, ammutolito le migliori voci, rincoglionito i migliori cervelli guardiesi. E ha impedito a quasi mezza popolazione di rendersi conto in presa diretta della loro imbarazzante mediocrità e inettitudine.
In tre anni e mezzo questi supposti e supponenti fenomeni non hanno mosso un dito contro le brutture di Guardia (che anch’essi hanno causato): nessun piano per il centro storico, nessuna soluzione tangibile all’economia guardiese, l’agricoltura abbandonata a sé stessa, nessun progetto per la qualità della vita dei cittadini tra rifiuti abbandonati e parcheggio selvaggio. Supercazzole à go-go. Sanità territoriale, giovani, anziani soli, privi di autonomia per spostamenti con mezzi propri.
A tal fine, la domanda è: cosa è stato fatto in questi tre anni e mezzo? La risposta è una sola: nulla. Anche sul resto, disastri su disastri. È di questi giorni l’ultima rivelazione Istat che confina Guardia agli ultimi posti della provincia in tema di saldo demografico: sempre meno nascite e più emigrazione in particolare dei nostri giovani. Sono dati inequivocabili che segnalano il declino della nostra comunità; eppure da almeno un decennio si continua a parlare di miracolo guardiese. Al punto che gli emigrati che ritorneranno a casa e i visitatori che accorreranno in massa per i prossimi Riti, ritroveranno la stessa Guardia di decenni addietro, la stessa che molti abitanti avevano abbandonato anni fa. Il disastro amministrativo è sotto gli occhi di tutti. E chi vuole può vederlo benissimo da solo. Abbiamo un’amministrazione comunale che non si occupa dei problemi veri: dalla scuola al degrado, dalla cura del territorio al piano traffico cittadino – sintomi evidenti di un’assenza vera di un programma -, la cui “strettoia” della Portella ha avuto l’anno scorso un’esaltante prova su strada. Soltanto iniziative che fanno solo apparenza. Nessun progetto di rilancio di Guardia ha mai visto la luce. La nostra sembra ormai una comunità chiusa. Una comunità senza ambizione. Tutto è fermo. Il bilancio è negativo per la quasi totalità dell’azione amministrativa. Per i lavori pubblici non c’è un vero piano delle opere, che è pari a zero. L’urbanistica, che dovrebbe essere il cuore del rilancio, è un deserto.
E poi ci sono le promesse non mantenute. La mancata partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa. La trasparenza. I consigli comunali aperti. Disattesi anche quelli. L’attività amministrativa di questo mix di incompetenti desaparecidos travestiti da Migliori e il percorso realizzato dopo tre anni e a metà del quarto è fallimentare. L’amministrazione Di Lonardo ha eroso la speranza e la fiducia dei cittadini e ha mostrato di non avere capacità di risollevare le sorti del paese. Ha trascurato le strade, il decoro urbano, si è dimenticata dei commercianti che, insieme al volontariato, hanno cercato di promuovere il territorio da soli. Basta documentare il vergognoso stato in cui si trova sia il paese che il centro storico. La sua inazione ha contribuito a impoverire la comunità (a parte i soliti noti) lasciando senza speranza anche molti che avevano votato questa maggioranza. Troppi guasti paiono ormai difficilmente rimediabili, per Guardia. Ma che almeno sia d’insegnamento ai guardiesi, anche fuori tempo massimo, l’aver accordato fiducia a un gruppuscolo di pseudo-politici, giovani e meno giovani, di certo tra i peggiori che la recente storia guardiese ricordi. E a tre anni e mezzo dalla “vittoria”, più che una beffa, non sembra più solo un ragionevole punto di vista.
Sul fronte interno, il sindaco Di Lonardo è chiamato nuovamente a fare i conti con i troppi distinguo della sua giunta, dove c’è chi per mancanza di coraggio o per altre valutazioni di opportunismo continua a rimanere, e fuori dalla maggioranza c’è chi dà quasi per conclusa la sua esperienza amministrativa. E adesso si avrebbe persino scrupolo ad assestare il classico calcio del somaro, ma gli scrupoli necessariamente si attenuano rispetto alla più colpevole mancanza di memoria, per cui nessuno ricorda nulla, soprattutto con quali slanci e aspettative cominciano le esperienze e le avventure della “corsa” municipale.
Un candidato sindaco può essere valutato sulla base di ciò che ha in programma di fare ma un sindaco in carica da tre anni e mezzo va giudicato su ciò che ha fatto. Onestamente, non vediamo molto. E il giudizio negativo, aggravato dalle ultime difficoltà amministrative e politiche, è praticamente a tutto campo.