Lettera a un giovane ex-candidato di Esserci che si sente tradito

Caro giovane ex-candidato di Esserci, ho appena letto e condiviso il tuo “sfogo” sui social. Tranquillo! Ne resterà soltanto uno! Alcuni hanno criticato la freddezza delle tue conclusioni, l’assenza di fiducia e di entusiasmo; altri, diciamo i più, hanno criticato all’opposto l’idea in questo paese di continuare a sostenere capi e capetti che in passato li hanno già delusi profondamente e non vogliono turarsi il naso e scegliere il male minore. Comprendo anche le ragioni del tradimento che denunci sui social, ormai note: in tema di giovani e sport, in tema di passione politica e allineamento al Sistema, in tema di comprovata incapacità a risolvere problematiche, in tema di dipendenza e genuflessione al Partito degli affari, in tema di esclusione, inciuci e si potrebbe continuare. Non entrerò nel merito dei temi da te sollevati, e su molti di questi ho già espresso in passato dissensi piuttosto chiari. Ma il tema è più generale, non riguarda le singole questioni ma l’attitudine, la predisposizione con cui a Guardia questa fattispecie di classe dirigente affronta le situazioni. Non si tratta, come pure sostieni, di essere idealisti o cinici, votarsi alla testimonianza o alla carriera. Il discorso è più complicato. Per cominciare in questa comunità c’è pure chi campa sugli idealisti, mette a profitto la voglia altrui di testimonianza e magari costruisce la propria carriera politica sulla dedizione e l’idealismo di chi li vota. Così come chi vuole incidere nella realtà e provare a cambiare quel poco che c’è da cambiare, può scegliere di farlo cancellando totalmente la voglia di fare e gli ideali da cui era partito e votarsi cinicamente al potere. O invece può tentare di calare gli ideali nella realtà, cercare di renderli compatibili, accettare un tasso di rinunce, cedimenti e compromessi per salvare però alcune posizioni considerate non negoziabili, i punti fermi. E questo è commisurato non solo alla volontà e alle buone intenzioni ma anche alla forza che si dispone per imporre o affermare le proprie istanze. Più si è forti e meno si cede ai compromessi. Dura legge della politica e dei rapporti di potere, che sono sempre rapporti di potenza. Ma tu – giovane ex-candidato di Esserci – pensi davvero che a Guardia chi non si piega a questi compromessi abbia poi la forza per imporre la sua linea a un sistema così ramificato, ostile e potente, limitato e chiuso? Tenteranno di farti fuori, con ogni mezzo. Poi tenteranno di pressarti, minacciarti, condizionarti per renderti docile e dunque disposto a cedere e a farsi guidare; o renderti impotente, cioè privarti della forza per sostenere le tue idee, la tua linea. In ogni caso proveranno a devitalizzarti, a anestetizzarti. Se non lo sei già… Immaginavi davvero possibile che andare sul Comune si possa cambiare, svoltare, fare gli spavaldi, sottrarsi agli inchini o non piuttosto ingoiare bocconi, alzare la zampa quando lo dicono i domatori? No, a Guardia non è possibile, ci vorrebbero giganti. Personalmente smisi di pensarlo già alcuni anni fa. E smisi di puntare sulla politica o riporvi grandi aspettative. Si tratta di accontentarsi di molto meno, non dico niente, ma poco. Accontentarsi di non avere ancora gli stessi di ora a comandare, almeno non tutti gli stessi. Già rimuovere del tutto quel che definisco il “sistema” dal potere è (sarebbe) un gran risultato. Già vedere i suoi adulatori e vassalli con la coda tra le gambe è (sarebbe) una bella soddisfazione. Di più non si può pretendere.

No – giovane ex-candidato di Esserci -, chi in questa comunità ama testimoniare la fedeltà e la coerenza non deve rivolgersi alla politica; può coltivare quei principi altrove, non tra selezionate e ristrette combriccole come quella guardiese. I puri restano tali se non esercitano; vincendo e praticando perdono la purezza.

Se tutto questo – giovane ex-candidato di Esserci – non ti piace, ripeto, stai alla larga dalla politica stra-paesana. O se sei realista, preserva minimi contatti con questa politica. Lo stretto necessario, poche aspettative e minime pretese.

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