Pensavo fosse… invece era un calesse!

Sarà la vecchiaia che incombe, col suo retaggio di ricordi e malinconie. Sarà che da quando viviamo a Guardia, avendo smesso di seguire cattivi esempi, cominciamo ad ascoltare buoni consigli, rispolverando virtù e saggezza accantonate durante la giovinezza. Sarà che non siamo addentrati nelle faccende amministrative, non abbiamo fonti interne o esterne, però abbiamo il bruttissimo difetto di conoscere l’animo umano e ciò ci ha permesso in questi anni di farci un’idea non troppo lontana dalla realtà. Sarà che avevamo torto, quasi un anno fa, a scrivere che chi si apprestava a diventare primo cittadino di Guardia non era affatto una copia sbiadita di Floriano. Era Floriano. Sarà quel che sarà, ma rispetto a quei tempi, l’oggi di Guardia per quel che ci riguarda sembra essere diventato il luogo di un assordante silenzio. Dopo la rivoluzione farlocca dei sanculotti del cambiamento, con il loro scadente moralismo di facciata, sembra, infatti, essere subentrata la stagione del conformismo silente. Le scaramucce politiche per la spartizione del potere non interessano più a pubblica opinione, né tanto meno i nomi ad esse correlati. Tutto quello che accade viene supinamente accettato, come se ci trovassimo innanzi ad uno stato permanente di necessità ed apatia corroborato da un diffuso sentimento di impotenza che pare essere il peggior danno provocato dal conformismo. Non esistono più valori e opinioni divergenti. Niente si salva da un unanimismo di maniera che addomestica passioni civili e politiche, opinioni e progetti. S’ode un sottofondo monotono che rende la vita sociale e politica di Guardia un unico orizzonte desertico senza passione e senza pregiudizio. Tutto viene pestato nel mortaio dello “status quo”. Tutto viene affidato ad un ben distinto gruppo di potere presunto demiurgo. La “nuova” giunta – sempre più accodata alla linea panziana -, elargisce prodigalmente panem et circenses a piene mani; canti e balli, sussidi, elemosine e risarcimenti, secondo il vecchio andazzo democristiano che nella spesa pubblica vedeva l’equivalente della pioggerellina di maggio, che tutto lascia crescere rigogliosamente nelle campagne guardiesi. Una logica amministrativa che nulla ha a che vedere con la conduzione efficiente della comunità e l’ammodernamento della stessa basato sui principii della buona amministrazione. A questo guazzabuglio i guardiesi guardano distratti e si incolonnano pensosi ai cancelli della “Cantina” per farsi vaccinare dalla Coldiretti, rassicurati che il vaccino sia la panacea di tutti i mali. L’unico stormir di fronde s’ode intorno al lauto banchetto dei milioni dell’eredità di Floriano ed ai faraonici progetti del centro storico. Siamo passati dalla teoria del pensiero debole alla mancanza di un pensiero critico, dall’interventismo panziano agli appalti ad minchiam che non ha precedenti nella storia della nostra comunità. Lontani sono anche i tempi dalla logica dell’alternanza al potere. Viviamo l’epoca dell’ammucchiata permanente in nome del “panzismo” in un sistema che ogni cinque anni ci impone l’uso indiscriminato del pallottoliere per costruire una compagine amministrativa degna di questo nome. Non ci sono più urgenze sociali ed economiche, solo convegni, seminari e mangiatoie. Un silenzio tombale è calato sulla stagione del cambiamento. Qualsiasi pensiero “fuori dal coro” viene cassato. Dove sono finiti i “maître a penser” che analizzavano ogni parola per fustigare, quotidianamente, i vizi e la tirannide panziana? Che tristezza dover constatare che la verve critica sia finita, oggi, nelle mani di Raffaele Pengue, che ironicamente mette alla berlina i guardiesi vizi dell’opportunismo politico clientelare, del trasformismo di comodo, dello spreco del pubblico danaro. Non è forse questa la sintesi di una decadenza culturale tutta guardiese che affida agli articoli di un “non eletto” quello che è tragico?

P.S. Abbiamo trovato molto interessante e particolarmente utile il sito istituzionale del Comune di Guardia. Soprattutto nella parte che riguarda determinazioni, incarichi, appalti… Avremo modo di riparlarne.

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