Come tutti sapete, a meno che non foste a fare l’happy hour nella masseria di campagna del candidato (anche se ora va più di moda il centro antico), domenica e lunedì si vota a Guardia Sanframondi, un evento per cui dai social, alle televisioni locali, ai camioncini vela di Giocondo sono state scritte migliaia di pagine per dire che sarà l’anno del cambiamento, che tizio è un farabutto, caio un incompetente, sempronio un traditore, insomma come tutti i quinquenni guardiesi che Dio manda in terra, però di più. Non mancano le nostalgie: ah, i bei tempi in cui si mostravano le mutande della consorte dell’avversario in piazza Castello! Per non parlare dei candidati, che non hanno mai esternato così abbondantemente sulla Falanghina e sul turismo enogastronomico (cioè, quando vedevano Guardia deserta, non è che ne parlavano tanto). Naturalmente la propaganda fa il suo lavoro, e sarebbe cretino fare il controcanto inverso: va tutto benissimo! Dicono dal ballatoio gli attori del gruppo uscente. Guardia è tutta una figata! Atteggiamento fesso tanto quanto e soprattutto falso: non va per niente tutto bene, com’è ovvio.
Sto seguendo gli ultimi scampoli di campagna elettorale su un canale speciale dedicato. Ogni giorno al posto della televisione accendo il teatrino delle marionette, che rappresenta quel che sta succedendo meglio del telegiornale. Mi siedo davanti al pc e via Facebook cerco di capire la politica paesana e la sua evoluzione, perché le analisi e le teorie politiche non servono più; basta vedere lo spettacolo, è più verace.
Dunque, appena si alza il sipario il primo personaggio del teatrino della politica guardiese che la mattina salta agli occhi e s’impone sulla scena (forte della “Bestia”, di salviniana memoria e delle ingenti risorse a sua disposizione), per prosopopea e magniloquenza, è il candidato consigliere regionale e comunale, Florian. Che è il simbolo di chi si è sempre barcamenato sul piatto della politica; ossia, parafrasando una battuta di Antonio Di Pietro: “In politica si mangia sempre…”. Con lui ci sono pure le maschere note come candidati consiglieri, che anche nella vita seria fanno le maschere. Al suo fianco c’è ancora per poco uno scugnizzo con gli occhi cerchiati, una maschera tipica guardiese solitamente allegro e vivace che ora invece è triste come un Pierrot: è il successore designato (momentaneo) di Florian, all’anagrafe Gabriel, inventore del CBAM, ovvero Comunità, Bellezza, Ambiente, Mobilità, che è la traduzione burocratica del piatt e’maccarune per la plebe affamata. Ora il navigator Florian gli sta trovando un posto di prestigio nella storia comunale. Sottotraccia chi oggi è il vero antagonista di consesso comunale dell’inventore del CBAM è una mezza maschera, don Carlos Sciosciammocca, con i suoi trascorsi teatrali, la sua parlata da Ninnillo di mammà e la sua proverbiale mosceria da posapiano. Ma la maschera guardiese che oggi tratta con il candidato consigliere regionale e comunale per comandare nel paese di Pulcinella, è Raphael, frate minore in un convento dei padri mastelliani, che dopo il ribaltone qualcuno chiama panzanardo. Infatti Raphael abbozza, se ne frega, ride, fischia, annuncia, ma non decide e tantomeno pensa con la testa sua. Dietro di lui infatti si avverte la voce pacata e la cadenza dialettale della maschera guardiese per eccellenza un po’ sborona dalla parlantina posata e dalla mimica istituzionale, che veste i panni secolari del signore del vino (che ha una somiglianza impressionante con la faccia del jolly nelle carte); è lui, Dominus, il vero socio occulto, del teatrino, il mandante della nuova amministrazione panzanardo. La maschera che fu bandita dal teatrino dopo un suo atto di ribellione contro i predetti, oggi Cumpariello di don Carlos causa forza maggiore, è invece una maschera guardiese con la testa fumante e la lingua spavalda, Amadeus, al secolo The Doctor, con il suo archivio storico verace, che pretese come Atlante di portar da solo sulle spalle il mondo (Guardia) intero. Volle sfidare l’universo, uno contro tutti. E tutti furono contro uno e lo fecero fuori a capodanno, insieme al tappo di spumante. Entrò in estate da primo cittadino in pectore, uscì in inverno da nullatenente (politico) vituperato. Oggi si appella al popolo votante ma sa benissimo che nel teatrino conta solo il pubblico pagante e ancor più quello col posto riservato. La sua maschera si accompagna a quella di Florence, figliolanza in versione guardiese, con la quale porta in scena nelle piazze e sui social lo spettacolo anti-Florian; lei, unica donna emergente tra tante marionette maschili, è pure la sola maschera che esce a testa alta e coi consensi in crescita. Vola Florence. Un po’ con loro e un po’ contro di loro sono due maschere collodiane-guardiesi un po’ briganti, non a caso escono col favore delle tenebre e sono note come il Gatto e la Volpe. Da una quindicina d’anni, quando si prevede la vittoria di Florian si mascherano da suoi alleati, quando invece si allontana la prospettiva della vittoria, si mascherano da mummie e si dicono disponibili ad aiutare la formazione avversaria che pure dicono di detestare. Da anni fanno i funamboli ed essendo benestanti cambiano maschera ogni giorno come fossero mutande; sono loro le maschere più allestite dell’intero carro allegorico guardiese, con più cerone e mascara in faccia di tutti i mimi di cui sopra messi insieme; non a caso entrambi sono i decani delle maschere nel teatrino della politica guardiese.
Come vedete, lo spettacolino finale elettorale si annuncia divertente se dura come il tempo di questa lettera e se serve per distrarsi dalla situazione di questo disgraziato paese e non pensare alle cose serie. Perciò, vi conosciamo, mascherine. Continuate a farci ridere, vi prego, non fateci piangere.