L’area “grigia” del non-voto

Se c’è una cosa che non mi appartiene e non mi apparterrà mai è l’omologazione mentale e comportamentale di massa. Posso essere tutto, nel bene e nel male, ma rifuggo quelle casistiche cui si rifugiano i mediocri. E, a quanto pare e per fortuna, non sono solo. Queste elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Guardia sollevano, a mio giudizio, almeno un paio di questioni gravi. Nessuno lo dice apertamente, nessuno ne parla, quasi fosse un argomento tabù, ma anche a Guardia esiste una questione morale. In molti, troppi (non tutti, per fortuna) fanno politica solo per i privilegi che comporta, per fare soldi o per farli fare ai loro amici e compari, perché amano il potere e la ribalta e vogliono usarli per realizzare i loro progetti; quello che però “spaventa” è che tutto ciò, che a noi, gente semplice semplice, apparirebbe come una rappresentazione surreale al limite dello scandalo, in realtà non sia altro che una banalissima predisposizione genetica, una umana attitudine a far così, un modo di stare al mondo come tanti altri. Che esempio diamo ai cittadini guardiesi, ai nostri ragazzi? Finisce la politica, la sua dignità, il suo ruolo e il suo corso se – solo per fare un esempio – si diventa candidato sindaco per fare da prestanome a una oligarchia. Poi c’è una questione politica. Sono molti i fatti, i punti oscuri (mai chiariti), gli interrogativi che hanno accompagnato l’ultimo decennio di vita amministrativa di Guardia. E che, da tutti gli spalti politici, sono stati quasi sempre reputati normali, diremmo (esagerando) persino leciti. Quante volte in questi anni ci siamo posti domande al limite del banale, tipo: ma come è possibile che nessuno senta mai la necessità di dare spiegazioni del proprio operato ai cittadini? Ma tranquilli, viviamo nel Paese di Pulcinella. Il paese dove nessuno chiede una spiegazione. Spiegare che cosa? E come? La spiegazione è semplice. Perché anticorpi a Guardia non ce ne sono più. Altri virus dominano indisturbati. Prendiamo i bulletti di “Guardia sei tu”. Guardia non si ferma, Guardia riparte, proclamano sui social… sì, verso il terzo mondo. Ma a loro che gliene frega. Tanto sanno che ci sarà chi li rivoterà, bevendosi di tutto. Intere famiglie, gente che vota a prescindere e se ne frega degli scandali, abusi, conflitti d’interesse… Tutto questo fa trasecolare. Ma tranquilli, viviamo nel Paese di Pulcinella. Si preferisce parlare di programmi immaginosi, dibattiti, visioni, prospettive, fuffa. Raccontando balle e scemenze. Guardia, mai così decantata come in queste elezioni, è quasi tutta in vendita. I giovani partono, non ritornano. Guardia avrebbe bisogno di serietà, di umiltà, di lavoro, invece riceve solo retorica, della peggiore. Solo finzione. Solo proposte incentrate sull’inessenziale, poiché si ha evidentemente necessità di eludere la complessità. Una politica per certi aspetti infantile. Già, infantile. Al punto che oggi siamo tutti eccitati all’idea del favoloso mondo enogastronomico, quando basterebbe solo uscire dalla retorica ed essere seri lavorando sul territorio, sulla qualità della vita, sul benessere dei cittadini. Proposte talmente inverosimili al punto che, di chi oggi le propone dal ballatoio di piazza Castello e sui social, si può dire soltanto che sono dei cretini con qualche lampo d’imbecillità: e solo nel contesto in cui agiscono l’imbecillità appare fantasia. Banali portatori d’acqua sottoposti ai ghiribizzi d’umore del capo. Già, il Capo. Colui che per un decennio almeno ha sparato pacchi di milioni mai visti, raggirando un popolo, giocando sulla sua pelle, cercando di trasformare ogni opportunità in consenso personale. Sciacallaggio. Un fuffante, spacciatore di fuffa. Era noto a tutti che non ha altro interesse che se stesso, il ritorno d’immagine e consenso per lui e la sua persistenza al potere, a ogni prezzo, con ogni trasformismo, a ogni condizione. Pronto a vendersi tutto e tutti, Guardia inclusa, pur di galleggiare lui. E vantarsi di meraviglie che nemmeno Alice… Oggi – e lo dico al gruppo “Esserci” – l’unica speranza di vittoria risiede in due soli fattori. Semplici. Quello cioè di fare emergere le mancanze di un’amministrazione a dir poco “opaca” e quello di portare dalla propria parte gli attuali incerti, convincendoli della bontà e delle ragioni del cambiamento. Soggetti facenti parte di quell’area “grigia” del non-voto, che non sanno dove collocarsi. Sono loro che bisogna convincere. Non è facile, ma nemmeno impossibile.

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