Appartengo ai tanti italiani politicamente orientati, ma senza troppi motivi d’appartenenza, delusi dalla politica e dalle troppe promesse non mantenute, che hanno ben chiaro chi non votare e ben chiaro chi votare. Italiani, oggi disillusi, sia rispetto alla realtà – che conoscono molto bene, ragion per cui non si bevono certo i proclami sulla “ripresa” e sul “siamo fuori dalla crisi” –, sia rispetto ai politici con la bacchetta magica. Senza più illusioni, da ciò che sembra giunto al capolinea definitivo: la Politica. Politica degradata a “vendita-spaccio” delle proprie (non)idee al servizio del sistema partito anziché del bene comune. Politica esercitata non più in Parlamento bensì in studi televisivi (ha risolto più problemi degli italiani Maria De Filippi in due ore che il Governo Renzi-Gentiloni in 5 anni). Politica che si scanna su fascismo e antifascismo, immigrazione e violenza, su chi corrompe o rimborsa chi, mentre fuori dagli studi televisivi scorre la vita. Guelfi e ghibellini. È questa l’impressione che si ricava dall’orrido spettacolo di questi ultimi giorni di campagna elettorale, oltre al pericoloso déjà vu, è una sfiancante ma sottile e furba strategia con l’obiettivo di una generale e totalizzante “distrazione di massa”. Ogni argomentare da Paese normale poggia sulla fallacia. Sembra essere ripiombati agli anni difficili della violenza, degli scontri, delle morti per appartenenza. Addirittura c’è chi, come allora, soffia sul fuoco e con parole ambigue allucinanti nel tono, inconcludenti nel merito e rischiose nei possibili esiti sociali, sta alimentando le fratture. Per continuare a galleggiare. Mentre a Taranto (come ci racconta il Corriere) si è scoperta l’esistenza di un call center che pagava i dipendenti 33 centesimi l’ora. Trentatré centesimi l’ora!!! Ve lo ricordate Renzi? “Il Jobs Act è una misura di sinistra e crea le condizioni per il lavoro…”. Infatti, a memoria non ricordo un periodo nel quale si era scesi tanto in basso nel valutare il lavoro di un essere umano.
La strategia di questa classe politica e dirigente è chiara: riportarci indietro nel tempo, quello del Medioevo. Nel Mezzogiorno il 46,9% dei cittadini è in vetrina davanti alla sorte funerea dell’avvenire. L’Istat ci dice che, il 28,7% degli italiani è a rischio povertà e la situazione ancora oggi non pare proprio stia migliorando. In pratica un italiano su tre. Chi ha e chi non ha. Viviamo tutti una realtà contraffatta, ben protetta dai media nazionali, i quali fungono da veri proiettori di “realtà”, abilmente falsificata, ricostruita e proiettata nelle case italiane, divenute ormai territori di conquista per esperti ed abili manipolatori del pensiero. Abili nel diffondere il verbo del sistema, ma soprattutto per fornire un’enorme quantità d’informazioni atte a confondere ulteriormente la popolazione-massa, incapace di discernere il vero dal falso e il bene dal male. E poi ci si lamenta se l’astensione è il grande fenomeno politico emergente del nostro tempo. Il sistema dei partiti sembra non impegnarsi su questo fronte; forse anche perché – conti alla mano – gli conviene lasciare che i votanti diminuiscano. Infatti, stando agli ultimi sondaggi, a quanto pare la sera del 4 marzo nessun partito, nessuna coalizione, nessun polo avrà in tasca i numeri per esprimere un governo. E allora punto e a capo? Dopo il voto c’è il rivoto? Non credo. Con quello che costa candidarsi alle elezioni, gli eletti faranno carte false pur di non stracciare il biglietto vincente della lotteria. Qualunque risultato emergerà dalle urne, Mattarella (che ne possiede il know-how) sa già come regolarsi: ecco perché, a 7 giorni dal voto, lassù sul Colle si respira aria tranquilla. E se non si trovasse una via d’uscita? Prima di sciogliere le Camere una seconda volta, il Colle metterebbe in campo tutta la pazienza necessaria. Lascerebbe svelenire il clima dalle tossine della campagna elettorale o, se l’immagine non convince, darebbe tempo di posarsi alla polvere sollevata in battaglia. Le larghe intese, qualora si realizzassero, nell’indifferenza generale, sarebbero frutto di lunghe attese. Ergo: mettiamoci il cuore in pace se non ci sarà nessuna maggioranza il prossimo governo sarà probabilmente sostenuto da una maggioranza snaturata, figlia di accordi parlamentari che prescindono dalle coalizioni elettorali. Proprio quello che ci si proponeva approvando il Rosatellum: ovvero un voto a democrazia limitata. Tuttavia più si avvicina la data fatidica del 4 marzo più credo che questa volta gli italiani voteranno in massa. Io non ho dubbi sulla scelta. Anzi, sapete che c’è? Mi auguro che gli italiani, come al referendum costituzionale, smentiscano le previsioni. E ci travolgano con la forza delle loro idee chiare.