Tutti a casa

Mattarella ha sciolto le Camere, tuonano le aperture dei tg. Neanche fosse il sangue di San Gennaro (senza che questo possa essere considerato irrispettoso). Si andrà al voto il 4 marzo. La legislatura è sciolta (non nell’acido). È finita la XVII legislatura: una delle peggiori della storia repubblicana. La numero 17 che, coerentemente con la Smorfia napoletana, è stata davvero una disgrazia. “Una galleria completa di tutti gli orrori che non vorremmo mai più vedere”. Tutti a casa. Sì, ma quale casa? Se alla Camera un deputato su tre ha cambiato parrocchia. Al Senato, addirittura, quasi uno su due. E c’è chi ha modificato 9 volte la propria appartenenza. Una transumanza continua. D’accordo: nelle urne scegliamo il Parlamento, non il governo. Così dice la Costituzione. Ma quando l’elettore ha votato un parlamentare di un partito che finisce per sostenere il governo della parte opposta, non ha il sacrosanto diritto di incazzarsi almeno un po’? E di accompagnare il sipario su questi cinque bruttissimi anni di politica con una bella scarica di fischi? Non ci mancheranno gli Alfano, la Bindi, ecc… E va bene così. La XVIII legislatura comincerà (verosimilmente) con Matteo Renzi all’opposizione e chissà per quanto tempo ancora segretario del Partito democratico. È durato poco l’innamoramento degli italiani con colui che aveva promesso rinnovamento e trasparenza e che invece si è rivelato il più grande bluff della storia della politica. Poi c’è tutto il resto. La questione delle banche innanzitutto, sempre le banche… La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche si è rivelata la corda alla quale il renzismo ha deciso d’impiccarsi. Avrebbero voluto che la Commissione, varata in coda alla legislatura, si trasformasse nella Congregazione per la causa dei Santi per decretare la loro beatificazione. Invece, è diventata il ceppo sul quale i “giovani e belli” del Giglio magico hanno poggiato candidamente la testa. Perché qualcun altro gliela mozzasse. Renzi è stato uno sciocco e uno sprovveduto. Pensava di suonarle ai poteri forti e, invece, esce lui rottamato. Volendo essere completamente maliziosi, si potrebbe concludere che il destino di Matteo Renzi non dipende più né da sé stesso né dagli elettori, ma da quegli amici che sin qui lo hanno portato. E forse creato. Complimenti, bel capolavoro! A parte tutte le promesse mancate, basterebbe questa vicenda per rispedirlo, insieme alla sua combriccola, a Rignano sull’Arno con foglio di via obbligatorio. E chi se ne frega della bella Maria Elena e del su’ babbo! Non è Banca Etruria la madre di tutte le nefandezze del sistema bancario italiano. Ma non c’è solo la questione delle banche, c’è anche l’utilizzo sfacciato dei ruoli istituzionali a far precipitare la fiducia degli elettori. Ma fortunatamente mancano 66 giorni alla fine della farsa, e in fondo al tunnel un bagliore di luce inizia a vedersi. Buon 2018.

2 commenti

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...