Ormai è chiaro! In questo paese tutto si può dire fuorché la verità. Tutto si può esprimere, tutto si può diffondere, fuorché il pensiero che denuncia la verità. Perché la verità mette con le spalle al muro. Fa paura. I più cedono alla paura e, per paura, intorno al pensiero che denuncia la verità tracciano un cerchio invalicabile. Un’invisibile ma insormontabile barriera all’interno della quale si può soltanto tacere o unirsi al coro. Se qualcuno scavalca quel cerchio, supera quella barriera, il castigo scatta alla velocità della luce. Peggio: a farlo scattare son proprio coloro che in segreto la pensano come lui ma che per prudenza si guardano bene dal contestare chi lo anatemizza e lo scomunica. Infatti per un po’ tergiversano, danno un colpo al cerchio ed uno alla botte. Poi tacciono e terrorizzati dal rischio che anche quell’ambiguità comporta s’allontanano in punta di piedi, abbandonano il reo alla sua sorte. In sostanza, quel che fanno gli apostoli quando abbandonano Cristo. Diciamolo subito! A Guardia i voti si contano ma non si pesano. E sicché la quantità finisce col valere più della qualità, i non-intelligenti finiscono sempre per comandare. E comandando degradano la società: un degrado che dalla società civile infetta la vita e il tessuto dell’intera comunità. Contribuendo ad ingannare un’opinione pubblica fatta di gente semianalfabeta e, quando alfabetizzata, incapace di comprendere a fondo, un po’ perché incolta essa stessa, un po’ perché incomprensibili sono le dinamiche della politica. Detto ciò, chiariamo meglio questa faccenda. Al ruolo di rompiballe ci sono abituato. Più si cerca di imbavagliarmi anatemizzarmi scomunicarmi più disubbidisco, più mi irrobustisco. Mi turba invece l’invalicabile cerchio che alcuni miei concittadini hanno tracciato intorno al Pensiero Unico. L’insormontabile barriera all’interno della quale si può solo tacere o unirsi al coro delle condanne e delle menzogne che esprimono ossequio per il potente di turno e mancanza di rispetto per chi lo combatte. Sempre. Eccone un esempio, una delle ragioni che a colpo d’occhio può apparire insignificante, ma che in realtà è emblematico ed inquietante. È il declino dell’intelligenza, intesa, sia chiaro, come capacità e volontà di comprendere le dinamiche socio-culturali-politiche di questa comunità. Ne ho discusso in queste ore con una persona che, avendo in passato amministrato questa comunità, le conosce a fondo. Ed entrambi siamo giunti alla stessa sconsolata conclusione. È inutile negarlo. A Guardia c’è un declino dell’intelligenza. Quella individuale e quella collettiva. Quella inconscia che guida l’istinto di sopravvivenza e quella conscia che guida la facoltà di capire, apprendere, giudicare, e quindi distinguere la Verità dalla Menzogna. Eh sì. Paradossalmente, ci sono meno intellettuali e siamo meno intelligenti di quanto lo fossimo solo pochi anni addietro (probabilmente anche grazie all’azione emolliente e al contempo dissipatrice dell’ultimo quinquennio amministrativo: il classico metodo politico bassamente demagogico, panem et circenses, per intenderci). La gente non pensa più. O pensa senza pensare con la propria testa. I più stanno a guardare. Hanno paura, paura di esporsi, paura di pensare, anzitutto, e pensando approdare a conclusioni che non corrispondono a quelle delle formule imposte attraverso il lavaggio cerebrale. Paura di parlare, inoltre, e parlando esprimere un giudizio pubblico diverso dal giudizio espresso e accettato dai più. Paura di non essere abbastanza allineati, ubbidienti, servili, e perciò di venir condannati alla morte civile con cui il potere inerte anzi inanimato di questo paese ricatta il cittadino. In parole diverse, e chiudo, non è tacendo che si invita la gente a fare l’esame di coscienza. Perché qui ci vuole un esame di coscienza, amici miei. Quello che nessuno a Guardia vuol fare, osa fare.