Alla comunità di Guardia Sanframondi va il più sentito augurio per un 2026 di serenità, fiducia e rinnovata speranza. In un tempo che continua a metterci alla prova, il valore di una comunità unita emerge come la nostra risorsa più preziosa: nelle relazioni quotidiane, nel volontariato silenzioso, nel lavoro di chi, con impegno e responsabilità, contribuisce al bene comune.

Auguri a chi non si limita a una retorica improvvisata o a un facile evento estivo, ma desidera cambiare e salvare il paese che abita e che ama, impegnandosi ogni giorno dell’anno con azione, progetti, fantasia e accoglienza. A chi si occupa del paese anche d’inverno, a chi riflette sul suo presente e sulla sua memoria attraverso iniziative artistiche, musicali e culinarie, che vedono insieme associazioni e gruppi locali. Speriamo sia contagioso.

Guardia Sanframondi è una terra ricca di storia, tradizioni e identità profonde, ma soprattutto di persone che sanno guardare avanti senza dimenticare le proprie radici. È da questo equilibrio tra memoria e futuro che nasce la forza per affrontare le sfide, trasformandole in opportunità di crescita condivisa. L’augurio è che i prossimi mesi siano segnati dal dialogo, dalla partecipazione e da un rinnovato senso di appartenenza, soprattutto per le giovani generazioni, chiamate a essere protagoniste del domani.

Ma auguri anche a tutti coloro – cittadini, nuovi residenti, studiosi – che promettono piccole iniziative contro lo spopolamento, con tante idee, progetti, passione e fantasie spesso irrealizzabili su come “rigenerare” un paese che si spegne lentamente.

La verità nuda e cruda è che Guardia non è più come prima: quando era ancora viva, pur se ammalata e bisognosa di cure amorevoli. Oggi Guardia è ancora abitata da alcune migliaia di persone, ma è diventata anche un’ossessione, un fantasma. È un ammalato per cui non c’è medicina; per il governo è un luogo da accompagnare alla morte, quasi un’eutanasia anticipata; per altri è un luogo da riabitare, da rigenerare, dove restare e resistere. Il paese è ormai un non-luogo che non riesce a diventare nuovo luogo. Non è più una comunità forte fatta di relazioni, rapporti, contrasti, condivisioni. Se nessuno fa nulla, è destinata a diventare riserva di caccia di esteti delle rovine, di sognatori di un mondo genuino dove fuggire, nascondersi, o fare affari e affermare il proprio io. Gente a cui non interessa il paese reale, la sua gente: chi resta, chi parte, chi torna, chi resiste, chi inventa nuova cultura, chi soffre il vuoto e la solitudine.

Guardia è diventata l’ombra delle nostre insoddisfazioni, il borgo puro e incontaminato dove cercare la felicità, dove fare baldoria. Trasformata, a seconda della convenienza, in mito, in Eden o in luogo invivibile, senza futuro. Abbiamo inventato persino il paese dei balocchi, dove con la violenza dei social vengono offerti buoni sentimenti al costo di un euro. Sono abbandonate anche le rare serate conviviali natalizie perché d’inverno ognuno si guarda bene dall’andare nei luoghi del freddo e dell’oscurità.

Auguri, allora, a chi ancora cammina, in queste giornate luminose e fredde di fine anno, lungo le strade di casa e di paese, quelle stesse che lo hanno visto bambino. Oggi quelle strade e quelle case in cui dovevano tornare coloro che lo promettevano, mentre si abbracciavano piangendo come in un lutto, sono chiuse. Non ci abita più nessuno, non si conoscono nemmeno più i proprietari. Sono chiuse e, ormai, a rischio crollo. Non c’è solo nostalgia per quelle case, ma per tutte le persone che le abitavano, che si affacciavano sulla soglia per salutare il passante e offrirgli un caffè, che raccontavano mille storie di una vita fatta di fatica e di resistenza. Rimane qualche arco con piccole lampadine natalizie, una fontana che scorre lenta, pigra, quasi triste: forse ricorda le tante persone che un tempo la animavano con i loro scherzi, i loro giochi, i loro rituali litigi.

Auguri a chi, la sera a tavola, ricorda quando segnava le cartelle della tombola con le bucce di arance e di mandarini. E a chi prova a ricordare tutte le persone di quel mondo scomparso e non riesce ad afferrarle, perché non ci sono più, perché sono partite, fuggite in ogni parte del mondo.

A un attempato custode del paese sarà concessa la nostalgia del tempo bello e innocente dell’infanzia? Il termine nostalgia va liberato dal peso retorico e lacrimevole del rimpianto per un buon tempo antico. Una nostalgia critica, oppositiva, utopica ha senso solo se siamo capaci di uscire da una visione disperata del presente, se sappiamo cogliere anche le piccole cose che, nonostante tutto, permangono, se siamo capaci di interrogarci sui grandi mutamenti vissuti dai paesi.

Forse non si tratta soltanto di cambiare sguardo per osservare Guardia dalle periferie e dai margini, ma soprattutto di cambiare sguardo sul suo passato e sul tempo presente, per capire, o inventare, che Guardia è qui e ora, dove resistono, tra dolori e difficoltà, almeno il sogno e l’utopia di una nuova comunità.

A tutte le famiglie, agli anziani, ai giovani, a chi vive qui e a chi porta Guardia Sanframondi nel cuore anche da lontano, giunga un messaggio di pace, salute e fiducia nel futuro. Con l’impegno di tutti, il nostro paese potrà continuare a essere una casa accogliente, viva e ricca di speranza.

Buoni auguri, Guardia Sanframondi.