Guardia Sanframondi vive oggi una fase cruciale della propria identità urbana. Mentre il centro storico continua a custodire memoria, bellezza e storia, la vita amministrativa e socio-economica del paese si è progressivamente spostata altrove, concentrandosi nell’area dove oggi sorge il Municipio. È lì che si addensano servizi, attività e flussi quotidiani di cittadini: un microcosmo vitale, ma distante dal cuore antico del borgo.
Eppure, ogni comunità che aspiri a crescere in modo armonico dovrebbe interrogarsi sul valore dei propri luoghi simbolici. Nel caso di Guardia, il Municipio è molto più di un semplice edificio: è il punto di riferimento istituzionale, il luogo del potere locale, la casa comune, il luogo in cui la cittadinanza incontra sé stessa e le proprie necessità. Un tempo questa centralità si trovava proprio nel centro storico, tra vicoli e piazze che narrano – ancora oggi – orgoglio, identità e appartenenza.
La domanda, o meglio la provocazione, sorge allora spontanea: non è questa l’occasione giusta per far rinascere il centro storico, riportandovi il fulcro della vita pubblica?
Oggi l’Italia, e non solo, guarda ai borghi con un’attenzione crescente, sostenendone il recupero e la rivitalizzazione attraverso progetti europei, fondi nazionali e iniziative locali. Le opportunità non mancano. Tuttavia, un centro storico non si rigenera soltanto con eventi sporadici o interventi di facciata. Ha bisogno di una linfa quotidiana, di persone che lo attraversino, lo vivano, lo rendano nuovamente necessario. Ha bisogno di funzioni reali, non solo di ricordi.
In quest’ottica, il ritorno del Municipio – o almeno di una parte significativa delle attività comunali – nel centro antico rappresenterebbe un gesto al tempo stesso simbolico e concreto: una scelta di visione. Altre realtà a noi vicine, come Cusano Mutri e Morcone, hanno già intrapreso questo percorso, dimostrando che si tratta di una strada possibile e praticabile.
Guardia Sanframondi potrebbe recuperare uno o più edifici storici oggi sottoutilizzati o in attesa di nuova vita, trasformandoli in sedi istituzionali moderne ed efficienti. L’operazione porterebbe con sé numerosi benefici:
- rianimazione quotidiana del centro storico, grazie alla presenza costante di dipendenti comunali, cittadini, professionisti e visitatori;
- valorizzazione del patrimonio architettonico, attraverso il recupero di immobili storici restituiti alla collettività;
- effetto traino per l’economia locale, favorito dall’aumento del passaggio e delle occasioni di incontro;
- rafforzamento dell’identità comunitaria, riaffermando che tradizione e modernità non sono in contrapposizione, ma possono procedere insieme.
Naturalmente, un progetto di questo tipo richiede pianificazione, valutazioni tecniche, attenzione all’accessibilità, ai costi e alla funzionalità degli spazi. Proprio per questo, la riflessione potrebbe essere ulteriormente arricchita immaginando un approccio graduale e sperimentale. Ci si potrebbe chiedere, ad esempio, quali funzioni specifiche del Municipio potrebbero tornare nel centro storico come primo passo: l’ufficio anagrafe? L’ufficio tecnico? Uno sportello dedicato alla cultura, al turismo o alla partecipazione civica?
Un trasferimento parziale e progressivo consentirebbe di testare la fattibilità dell’operazione, valutarne l’impatto reale sulla vita del centro storico e, al tempo stesso, superare le naturali resistenze di chi teme cambiamenti troppo bruschi. Sarebbe un modo concreto per avviare quel “ritorno al cuore” in maniera prudente ma determinata, progressiva ma difficilmente reversibile.
Non si tratta di nostalgia, bensì di lungimiranza: restituire al centro storico un ruolo attivo, strutturale e permanente nella vita della comunità.
Guardia Sanframondi ha già dimostrato, nel tempo, di saper valorizzare il proprio patrimonio culturale e identitario. Oggi può compiere un nuovo passo coraggioso: riportare il Municipio nel luogo in cui affondano le sue radici. Non solo per onorare il passato, ma per costruire un futuro più coeso, più vivo, più autentico.
Il centro storico è ancora lì, in attesa. Forse è giunto il momento di riportare la comunità al suo centro naturale. Non come ritorno al passato, ma come investimento sul domani.