C’è chi entra nei Borghi più belli d’Italia e chi, invece, entra di diritto nell’elenco dei più clamorosi fallimenti amministrativi del Mezzogiorno. La lettura del comunicato che celebra Cusano Mutri non provoca invidia nei cittadini di Guardia Sanframondi: provoca vergogna, rabbia e sconforto. Perché Guardia non è mai stata inferiore a nessuno. È stata semplicemente amministrata peggio. Molto peggio.

Per trent’anni – almeno trent’anni – una classe politica e dirigente ha governato questo paese con un’unica, coerente visione: se stessa. Carriere, equilibri, poltrone, giochi di palazzo, promesse mai mantenute. Nel frattempo, il centro storico veniva lasciato crollare pietra dopo pietra, svuotato di residenti, servizi, vita. Oggi non è un borgo: è un museo del degrado a cielo aperto, con le antiche case che sembrano monumenti permanenti all’incapacità amministrativa.

Eppure Guardia Sanframondi possiede un centro storico più grande, più articolato, più ricco di storia rispetto a molti borghi celebrati e premiati. Una “straordinaria gemma del Sud”, così veniva definita. Già: straordinaria per quanto è stata sprecata. Perché la bellezza, se non curata, diventa rovina. E qui non si è trattato di distrazione, ma di una scelta sistematica di non scegliere, di non intervenire, di non progettare, di non difendere.

Quel minimo di vitalità che ancora sopravvive non è merito di chi ha governato, ma di chi è arrivato da fuori: residenti stranieri, nuovi abitanti, persone che hanno visto valore dove l’amministrazione vedeva solo fastidio o indifferenza. Sono loro ad aver riacceso qualche luce, a tenere in piedi quello che altri hanno lasciato morire. Un paradosso che dovrebbe far arrossire chiunque abbia avuto responsabilità politiche in questo paese.

Il confronto con Cusano Mutri è impietoso, ma necessario. Lì una comunità è stata guidata, qui è stata abbandonata. Lì si è investito su identità, decoro, partecipazione. Qui si è preferito consumare il capitale storico e umano, come se fosse infinito. Non lo era. E oggi ne paghiamo il prezzo.

Guardia Sanframondi non è decaduta per destino, né per sfortuna. È stata portata a questo stato da decenni di miopia, autoreferenzialità e mediocrità politica. E finché non si avrà il coraggio di dirlo chiaramente, di fare nomi, di pretendere responsabilità, ogni discorso sul rilancio resterà l’ennesima favola buona solo per le campagne elettorali.

Perché i borghi non muoiono da soli. Vengono lasciati morire.