Oggi voglio parlare direttamente a voi, glorioso 56% di campani che alle urne non avete messo neppure un’unghia. Un capolavoro, davvero: vi siete sottratti allo spettacolo elettorale e ne state raccogliendo tutti i benefici. Perché, sia chiaro, se avesse vinto il centrodestra vi avrebbero accusato di ogni sciagura dell’umanità: l’astensione come peccato originale, come piaga biblica, come tradimento della Repubblica. Vi avrebbero dato degli ignavi, delle amebe senza spina dorsale, dei “non meritate neppure l’aria che respirate”.
E invece — magia delle cornici narrative — col campo largo vincente siete diventati improvvisamente saggi, maturi, strategici. La vostra non è più astensione: è una scelta filosofica, un atto zen, una meditazione politica profonda come un sutra. Vi siete fatti da parte per lasciare spazio ai saggi, ai competenti, ai visionari. Che garbo, che finezza. Le reazioni avverse non mancheranno, certo: ogni schieramento ha i propri fantasmi da inseguire. Ma questa volta, nella narrazione ufficiale, il voto appare puro, netto, quasi immacolato. In altre regioni un’affluenza bassa avrebbe evocato spettri di criminalità organizzata; qui invece la camorra sembra svanita, dissolta in un silenzio che ha poco di naturale.
Sì, certo, qualche elettore di centrodestra sbufferà, ma non è un problema: ha un arsenale di nemici immaginari per tenersi occupato. Trova complotti nelle bustine dello zucchero, vede toghe rosse anche nei camici dei dentisti. Non vi disturberà granché.
E ora eccoli, i festeggiamenti: coriandoli, bandiere, selfie, il neo-presidente che entra in scena con la fascia come una Miss Italia della pubblica amministrazione. Applausi, baci ai bambini, abbracci ai nemici… manca solo il tappeto rosso e un discorso scritto da un algoritmo di frasi motivazionali. E non importa che la squadra che dovrebbe “cambiare tutto” sia composta in buona parte da quelli che non hanno mai cambiato niente, né hanno mostrato voglia di farlo. I dettagli non rovinino la poesia.
Il vero miracolo non sarà amministrare la Campania: sarà farlo senza dare la colpa a chi c’era prima, visto che “chi c’era prima” è seduto accanto.
Ma tranquilli, cari astenuti: la politica è questione di percezioni. I problemi veri si risolvono col silenzio. Basta non nominarli e spariscono come vampiri alla luce.
E voi? Voi vi siete persi gli show di De Luca: e già questo merita una benedizione speciale, un ex voto, magari una targa commemorativa. Nessuno vi accuserà di nulla. Nessuno vi chiederà perché avete scelto l’inerzia. Siete anime pure, intoccabili. Siete nelle mani di professionisti, gente che la politica non la fa… la abita. Da generazioni.
Resta però l’interrogativo: cosa accadrà dopo l’epilogo? L’amministrazione quinquennale incombe come un capitolo non scritto, fatto di alleanze fragili, promesse difficili da mantenere e problemi che non svaniscono solo perché non se ne parla.
E voi, astensionisti, restate ai margini della scena, spettatori di una storia in cui non avete voluto recitare. Nessuno vi indicherà come responsabili; forse questo è il vostro sollievo, forse la vostra condanna. E questo, in fondo, è il vero capolavoro: tutto cambia, affinché nulla cambi mai davvero.