Guardia Sanframondi sta morendo. Lo dicono i numeri, lo dice la gente, lo certificano anche i documenti del Governo: un comune che lentamente scivola verso l’eutanasia amministrativa, demografica e sociale. E il motivo non è solo il destino crudele della marginalità geografica, ma un’intera classe politica che ha tradito la fiducia dei cittadini per decenni. Sempre gli stessi nomi, le stesse facce, gli stessi schemi. Una volta in maggioranza, l’altra all’opposizione. E poi di nuovo in sella. Cambiano i colori dei simboli, delle liste, le sigle, ma gli attori restano invariabilmente gli stessi. È una rotazione sterile, che ha garantito a pochi il controllo di tutto e ha lasciato a molti solo il disincanto. Una politica ridotta a teatro di potere personale, dove i problemi reali sono stati sistematicamente ignorati. Ogni tornata elettorale è sembrata più una resa dei conti interna che una vera proposta per il futuro del paese. Intanto Guardia perde pezzi. Le scuole chiudono, i servizi sanitari svaniscono, la giustizia arretra, le infrastrutture crollano nell’oblio. E chi poteva intervenire ha preferito barattare la dignità del proprio ruolo con piccole rendite politiche o tornaconti personali. Nessuna visione, nessun progetto a lungo termine. Solo una gestione dell’ordinario che non ha mai risolto i problemi, ma li ha sedimentati.

I numeri del declino. Nel 2002 Guardia Sanframondi contava circa 5.591 abitanti. Oggi ne restano appena 4.512 (dato 2023). Tra il 2018 e il 2023, la popolazione è calata in media dell’1,3% all’anno. Nel 2023 il saldo demografico è impietoso: 32 nati, 73 morti = –41. E con l’emigrazione, il calo totale è stato di 69 persone in un solo anno. L’età media ha superato i 48 anni, e la fascia giovanile (0-14 anni) è ridotta al lumicino. È il quadro plastico di una comunità che perde vitalità, svuotata di futuro, svuotata di senso.

Tra gli episodi più simbolici e drammatici di questo fallimento c’è la chiusura definitiva del Liceo Scientifico. Un fatto che segna il punto di non ritorno. Già nell’aprile 2024 era stata soppressa la futura classe IV: nessuna nuova iscrizione, nessun ricambio. Ad agosto 2025, arriva la mazzata finale: la classe V non verrà attivata, costringendo gli studenti a migrare altrove a pochi mesi dalla maturità. Contestualmente viene soppressa anche una sezione della Scuola dell’Infanzia, lasciando nel caos famiglie e bambini. A nulla sono valse lettere, appelli, segnalazioni. Né si è alzata una voce forte da parte dell’amministrazione locale. Solo silenzi. Solo inerzia. Il Ministero dell’Istruzione, solo ieri ha ricevuto una richiesta formale di intervento da parte della consigliera Fiorenza Ceniccola.  Nel mentre, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha distribuito fondi in tutto il Sannio. Milioni di euro per scuole, infrastrutture, depuratori, digitalizzazione. Ma Guardia? Zero euro. Un intero comune escluso dalla spartizione. Allo stato non risulta nessuna progettualità presentata. Nessuna interlocuzione efficace. Nessuna pressione politica. I vicini hanno preso, Guardia è rimasta a guardare. Letteralmente. Secondo stime, si sarebbero potuti intercettare almeno 5 milioni di euro. Risorse vitali per mantenere vivi presìdi fondamentali. Ma il treno è passato e chi oggi amministra non è nemmeno sceso in stazione.

In questi ultimi decenni Guardia ha perso tutto, lentamente ma inesorabilmente. Il tribunale: mai più tornato. L’ospedale di Cerreto chiuso, i servizi sanitari territoriali: ridotti all’osso. Le scuole: accorpate, svuotate e ora in chiusura. Le infrastrutture: fatiscenti, senza alcun progetto concreto di rigenerazione. E mentre il paese si trasforma in un dormitorio per anziani, senza futuro e senza stimoli per i giovani, i redditi di alcuni amministratori continuavano a salire. Una coincidenza? Una beffa per chi ogni giorno deve fare i conti con la mancanza di lavoro, di servizi essenziali. E mentre le opportunità – bandi, fondi europei, progetti di rilancio – passavano accanto a noi senza mai fermarsi, i soliti noti si compiacevano di foto ricordo, proclami autoreferenziali e promesse sistematicamente disattese.

Guardia Sanframondi è oggi l’immagine viva dell’Italia che muore. Di un Sud abbandonato, ma anche colpevole. Di una comunità che ha perso la voce e la capacità di pretendere un futuro. Ora la scelta è chiara: continuare a sopportare, o rompere finalmente questo circolo vizioso, prendendo le distanze da chi ha avuto vent’anni di tempo e non ha costruito nulla. Perché se non si cambia adesso, resterà solo il ricordo. Una cartolina da mostrare ai turisti ogni sette anni, durante i Riti penitenziali. Ma senza vita vera. Senza bambini. Senza speranza. Bella da vedere. Vuota da vivere.

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