La vicenda che vede protagonista l’associazione “Rinascita Guardiese” e il sindaco Di Lonardo rappresenta un caso emblematico di come la politica a Guardia possa degenerare in un gioco di opportunismo che tradisce non solo gli accordi presi, ma soprattutto la fiducia dei cittadini.

Tre mesi di silenzio. Tre mesi durante i quali una lettera protocollata rimane senza risposta negli uffici comunali, testimoniando un preoccupante disprezzo per le forme istituzionali più elementari. Evidentemente, rispondere alle lettere è diventato un optional nell’arte del governare locale. Chissà, forse il protocollo comunale è stato trasformato in un elegante fermacarte decorativo. Non si tratta solo di mancanza di “buona creanza”, come giustamente sottolinea Rinascita Guardiese, ma di un atteggiamento che mina alle fondamenta il rapporto di fiducia tra amministrazione e cittadinanza.

Il sindaco Di Lonardo, che aveva costruito la propria campagna elettorale sullo slogan “Dall’io al noi”, sembra aver dimenticato che il “noi” include anche coloro che, con il loro sostegno, hanno contribuito in maniera determinante alla sua vittoria elettorale. A quanto pare, il “noi” si è misteriosamente ristretto a un “io” più selettivo. Che evoluzione linguistica sorprendente! L’accordo stipulato cinque anni fa nello studio del dottor Ceniccola, alla presenza dell’attuale vice-sindaco Falato, non era solo un patto politico: era un impegno verso una comunità che credeva nel cambiamento. Ma si sa, gli accordi politici hanno la stessa durata di una promessa elettorale: il tempo che serve per conquistare la poltrona. L’associazione Rinascita Guardiese non aveva chiesto miracoli. Le loro aspettative erano ragionevoli: “Non ci aspettavamo grandi novità, né tantomeno rivoluzionari cambiamenti”. Quello che chiedevano era semplicemente il rispetto di quanto pattuito e, come minimo, la cortesia di una risposta istituzionale. Ingenui! Invece si sono trovati di fronte al muro dell’arroganza e dell’indifferenza. Un muro così solido e ben costruito che farebbe invidia ai migliori muratori della zona.

Questo comportamento non è solo politicamente scorretto, ma è moralmente inaccettabile. Quando un’amministrazione ignora sistematicamente chi ha contribuito alla sua elezione, sta tradendo i principi basilari della democrazia rappresentativa. I voti di Rinascita Guardiese sono stati un fattore decisivo per la vittoria di Di Lonardo: dimenticarlo equivale a un tradimento della volontà popolare espressa alle urne. Ma d’altronde, chi ha mai detto che la memoria politica debba durare più di una legislatura? Ma il danno va ben oltre la sfera dei rapporti politici locali. Questo modo opportunistico e arrogante di amministrare sta producendo conseguenze devastanti per l’intera comunità di Guardia. Una politica che tradisce gli accordi, che ignora le istanze dei cittadini e che antepone l’interesse personale a quello collettivo è una politica destinata al fallimento. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: una comunità che perde fiducia nelle istituzioni, giovani che guardano altrove per il proprio futuro, un tessuto sociale che si sfalda progressivamente. Lo spopolamento che affligge molti comuni del nostro territorio non è solo il risultato di dinamiche economiche globali, ma anche di una cattiva gestione politica locale che non riesce a creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Niente paura: a questo ritmo, presto non ci saranno più cittadini da deludere. Problema risolto!

Guardia Sanframondi merita di più. Merita un’amministrazione che rispetti gli accordi presi, che dia ascolto alle diverse componenti della comunità, che lavori con trasparenza e dedizione per il bene comune. Il silenzio del sindaco Di Lonardo non è solo una mancanza di rispetto verso Rinascita Guardiese, ma verso tutti i cittadini che credevano in un cambiamento reale. La politica locale non può essere ridotta a un gioco di potere personale. Quando si tradiscono gli accordi e si ignorano i cittadini, si tradisce l’essenza stessa del mandato democratico ricevuto. Evidentemente l’amministrazione Di Lonardo dimentica che governare significa servire la comunità, non servirsene. Ma forse c’è stato un piccolo equivoco semantico: “servire la comunità” vs “servirsi della comunità”. Dettagli, no?

Il caso sollevato da Rinascita Guardiese dovrebbe essere un campanello d’allarme per tutti i cittadini di Guardia, a maggior ragione in vista del prossimo appuntamento elettorale. Una democrazia sana ha bisogno di trasparenza, dialogo e rispetto reciproco. Quando questi valori vengono meno, è l’intera comunità a pagarne il prezzo.

È tempo di pretendere di più dalla nostra politica locale. È tempo di dire basta all’opportunismo e all’arroganza. Guardia merita amministratori all’altezza delle aspettative e dei bisogni della propria comunità. E magari, perché no, che sappiano anche rispondere alle lettere. Sarebbe già un buon inizio.