Il vantaggio dell’approssimarsi di Vinalia è che nessuno chiede più le dimissioni del sindaco Di Lonardo. Da qualche mese, scaricato persino dal suo compare, ci sembrava un po’ sulle sue, come se avesse perduto lo smalto degli esordi. O gli avessero cucito la lingua al palato. Per fortuna era solo una pausa di riflessione – forse un corso di perfezionamento in amministrazione pubblica tenuto da qualche guru del management territoriale. Infatti l’altro giorno è tornato a parlare e non ha deluso le attese. La sede era propizia: un convegno sulle relazioni tra comunità e patrimonio, accompagnato – immaginiamo – da adeguate degustazioni. Risultato: il sindaco-assessore al turismo ha letto (in inglese, naturalmente, per dare quel tocco internazionale che ci mancava) la ricetta che “il know-how può avere per la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale di Guardia, oggi a rischio desertificazione e spopolamento. È il vino?”. Un attimo di suspense degno del miglior teatro dell’assurdo, poi la frecciata finale da consumato cabarettista: “Sì, il vino può favorire nuove forme di sviluppo territoriale”.

Geniale. Mentre altri sindaci perdono tempo con piani urbanistici, bilanci e servizi ai cittadini, Di Lonardo ha scoperto l’elisir di lunga vita amministrativa: il nettare di Bacco come panacea universale per Guardia. Si sa, come ha detto un noto ministro, l’abuso di acqua può portare alla morte. Infatti, se uno dà i numeri, non si dice mai “levategli il vino” o “posa il fiasco”, ma “toglietegli l’acqua” o “posa la Ferrarelle”. E le strade di Guardia sono effettivamente piene di incidenti mortali causati da pirati della strada in preda a iperidratazione: un fenomeno che la scienza medica dovrebbe studiare con urgenza.

Ma sarebbe ingiusto concentrare tutta l’attenzione sul solo primo cittadino, quando dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande squadra. E quale squadra! Quella delle funzioni ricreative svolte con passione dal consigliere tuttofare, o le funzioni esercitate dal trio comico Falato-Orso-Garofano. Gli assessori che hanno raggiunto livelli di invisibilità che farebbero invidia a un agente segreto in pensione. Sono così discreti che i cittadini hanno iniziato a chiedersi se esistano davvero o siano frutto di un esperimento di olografia politica. L’assessore ai lavori pubblici, ad esempio, è così riservato che nemmeno le buche delle strade sanno della sua esistenza. Quella ai servizi sociali pratica un’arte zen del distacco dalla realtà che Buddha gli farebbe un monumento. E che dire del presidente del Consiglio comunale, che ormai vive soltanto su e per Facebook? E dei consiglieri comunali? Tutta gente che ha trasformato l’anonimato in una forma d’arte. Mentre in altri comuni i consiglieri si sbattono per farsi notare sui giornali locali, i nostri hanno scelto la via del misticismo amministrativo: esistono ma non si vedono, deliberano ma non si sentono, rappresentano ma non si incontrano. È una forma evoluta di democrazia partecipativa: la partecipazione per sottrazione.

Il convegno appena celebrato va ad arricchire una collezione che ha reso Di Lonardo celebre in tutto l’orbe terracqueo (Benevento e dintorni): almeno nei circoli degli intenditori di amministrazione creativa. I prossimi convegni, da qui alla prossima primavera, in molti scommettono che tratteranno argomenti di scottante attualità quali la produzione degli asparagi di monte Coppe (con focus sulla correlazione tra lunghezza del gambo e crescita del PIL locale). Seguirà il seminario “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare: manuale pratico per l’amministrazione solidale”. Non mancherà la tavola rotonda “Non possiamo arrenderci all’idea che i guardiesi facciano meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro?”, un interrogativo filosofico di rara profondità che tocca le corde più intime della demografia applicata. Ci sarà spazio anche per “A Guardia si mangia meglio che da altre parti”, convegno che finalmente metterà fine al dibattito secolare sulla superiorità gastronomica locale, con testimonianze di turisti immaginari e degustazioni a cura dell’assessore invisibile alla cultura enogastronomica. E, dulcis in fundo, l’evento clou: “Abbiniamo il consumo di Falanghina al benessere fisico con gli eventi sportivi”. Un’iniziativa rivoluzionaria che potrebbe cambiare per sempre il concetto di olimpiadi paesane. Immaginate le gare di corsa tra i nostri vigneti con degustazione, il lancio del peso dopo una buona annata, o il salto in alto con accompagnamento musicale di stappamenti di bottiglie.

Mancava giusto l’allarme sulla zanzara killer, che peraltro non va preso affatto sottogamba: specialmente da chi non va in ferie perché troppo impegnato a organizzare vinalie e convegni sul vino come soluzione urbanistica. Chissà, magari il prossimo evento sarà “L’alcol etilico come repellente naturale: quando l’amministrazione comunale incontra l’entomologia applicata”.

In fondo, bisogna riconoscere a Di Lonardo e alla sua squadra fantasma un merito indiscutibile: hanno trasformato l’amministrazione pubblica in spettacolo. E se il pubblico a volte non ride, è solo perché non ha ancora capito la sottile ironia di chi governa un paese come se fosse un cabaret a cielo aperto, dove l’unica cosa che non manca mai è il Quid per brindare ai prossimi cinque anni di comicità involontaria.