Lagnarsi a Guardia è un’indole, uno sport e un mestiere – e che mestiere! Se il lamento fosse quotato in borsa, i guardiesi sarebbero già tutti milionari. Querulo ergo sum, mi lagno dunque sono: ecco il nuovo cogito cartesiano made in Guardia, che ha sostituito il pensiero con il piagnisteo sistematico.
Il guardiese doc è una raffinata macchina da lamenti, alimentata a relazioni sociali e perfezionata attraverso generazioni di allenamento intensivo. Non stiamo parlando di dilettanti, eh: qui abbiamo veri professionisti del “piccolo lamento” sconfortato, maestri nell’arte dei “cùnsul” (quelle pietanze consolatorie che un tempo si portavano ai parenti del defunto e che oggi, francamente, servirebbero più a chi deve sopportare le nostre lagne quotidiane). Ma il vero capolavoro è la “lagna collettiva” ribattezzata spopo-lamento. Geniale! Invece di fare figli, facciamo lamenti sui figli che non facciamo. È una forma di procreazione alternativa: partoriamo piagnistei invece di pargoli.
Guardia è un comune fuori dal comune, questo è innegabile. Ha infatti il primato mondiale nella trasformazione del lamento da vizio privato in virtù pubblica. Ma come si fa a rinunciare a una tradizione così consolidata? È come chiedere alla Cantina sociale di smettere di fare il vino.
L’evoluzione del lamento guardiese è degna di uno studio antropologico. Un tempo era rassegnazione religiosa versata nelle preghiere – almeno si pregava, santo cielo! Ora è vittimismo puro, vagante nell’aria come smog emotivo per poi precipitare sui malcapitati che hanno la sfortuna di incrociare un guardiese in giornata particolarmente ispirata.
Viviamo nell’epoca del vittimismo globale, ma a Guardia il vittimismo gioca in casa con tutti i vantaggi del campo: conosce ogni angolo, ogni scorciatoia, ogni trucco del mestiere. E chi meglio dell’attuale amministrazione comunale può incarnare questa nobile tradizione? Hanno trasformato il Comune in un vero e proprio laboratorio di ricerca avanzata sul piagnisteo istituzionale, elevando il vittimismo a forma d’arte politica. I nostri campioni municipali hanno fatto del vittimismo il loro eroismo di martiri potenziali, una sorta di santificazione preventiva che garantisce affetto corale senza dover compiere miracoli. Sono riusciti nell’impresa titanica di trasformare ogni critica in persecuzione, ogni opposizione in complotto, ogni problema amministrativo in tragedia shakespeariana. Un narcisismo così raffinato da far invidia a Narciso stesso, che almeno si limitava a specchiarsi nell’acqua e non pretendeva che tutto il paese piangesse per la sua bellezza incompresa. Il loro curriculum di “sofferto isolamento” (ben risarcito, sia chiaro) è diventato il biglietto da visita perfetto: cinque lustri di solitudine dorata che hanno fruttato più consensi di qualsiasi opera pubblica. Geniale strategia: invece di tagliare nastri, tagliano lacrime; invece di inaugurare, si lamentano. È l’unica amministrazione al mondo che ha fatto della propria inadeguatezza un programma elettorale vincente.
Ah, il classico “chiagne e fotte” guardiese! Quella figura mitologica che si lagnava di continuo pur vivendo negli agi, coccolata da una comunità di anime pie più pazienti di Giobbe. Era il precursore del moderno influencer del disagio: tanto rumore per nulla, ma che successo di pubblico!
Per i nuovi residenti la lagna guardiese è uno shock culturale. Arrivano pensando di trovare gente che non ha voglia di lavorare e invece scoprono che lagnarsi è un lavoro a tempo pieno, e pure ben fatto! Certo, c’è anche la vasta popolazione di “faticatori” che “gettavano il sangue” per campare – ma anche loro, tra una fatica e l’altra, trovavano sempre il tempo per una bella lagnetta ristoratrice.
Il lamento del guardiese non è solo pigrizia travestita, sia chiaro. È la sofisticata resa dell’orgoglio meridionale, l’ammissione elegante di essere mortali, vulnerabili, in balia di forze superiori (a partire dalla Madonna, che però – diciamolo – ne ha sentite di tutti i colori dalle nostre parti).
Resta il fatto che lamentarsi è sempre stata la strategia dei popoli che si arrendono prima di combattere, la polizza assicurativa più economica del mercato: costa solo un po’ di dignità e garantisce la giustificazione eterna per ogni fallimento. Una vera genialata commerciale!
È il “nostro” mondo, e anche il mio, lo ammetto senza vergogna. Un mondo di cui magari non essere sempre fieri ma che va amato per quello che è: l’ultimo baluardo dell’arte del lamento in un mondo che corre troppo per fermarsi a piangere come si deve. Ma lagnarsi, come inorgoglirsi, resta fuori luogo. Meglio riderci sopra: almeno le risate, a differenza dei lamenti, sono contagiose in senso positivo.
P.S. Questo pezzo sarà sicuramente frainteso, criticato e trasformato in l’ennesima occasione di lamento collettivo. E va bene così: è il nostro modo di dire “ti vogliamo bene” in guardiese.