Luglio, caldo torrido, l’aria che scotta e il sindaco che – come al solito – scambia un convegno pubblico per una vetrina di autocompiacimento. Il Sannio Quotidiano pubblica il resoconto di un convegno tenuto venerdì a Guardia, con un titolo che suona epico: “Co-esplorare le relazioni tra comunità e patrimonio”. Peccato che, a leggere l’articolo (e il titolo che accompagna le foto “Turismo delle radici per tornare protagonisti”), la narrazione cambia. Eccome se cambia. Non è un’analisi sulle prospettive della comunità, ma una celebrazione del Nulla. Infatti, l’obiettivo che il sindaco Di Lonardo (tra qualche mese ex sindaco, ricordiamolo) si è posto è ambizioso: “I nostri territori hanno bisogno di conoscere il know-how di come costruire itinerari turistici dedicati, per la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale delle nostre aree interne a rischio di spopolamento e motivare le nuove generazioni a formarsi in questo settore per recuperare il valore identitario delle loro radici e favorire nuove forme di sviluppo territoriale, ecc. ecc.”. Un lessico che fa sempre effetto, specialmente quando pronunciato davanti a una manciata di esperti universitari ben messi per innescare l’entusiasmo nei presenti che annuiscono compiaciuti: racconta chi c’era. Interessante. L’importante è che sembri una svolta, sotto l’aspetto turistico, per il rilancio di Guardia.
Ma cosa c’è dietro questa retorica? Poca roba, a dire il vero. Un’iniziativa che sembra pensata più per i titoli di giornale che per produrre cambiamenti concreti. L’importante è che faccia notizia, che generi qualche like sui social, che dia l’impressione di un’amministrazione dinamica e proiettata verso il futuro. Viviamo nell’epoca dell’immagine a tutti i costi. Basta una manciata di relatori qualificati, qualche slide ben confezionata e un titolo accattivante per trasformare il nulla in qualcosa che sembra rivoluzionario. Il contenuto? Secondario. L’importante è l’effetto scenico. Nel paese dell’Immagine, dove le parole sono diventate un optional, la comprensione un ostacolo, e soprattutto il pensiero critico una specie in via di estinzione, siamo al punto in cui un convegno con pochi intimi (a cui chiaramente ne seguiranno altri durante Vinalia. E dove se no?) diventa verità, l’argomento trattato diventa narrazione, e il brand di una società di promozione turistica finanziata dall’attuale governo e dal PNRR, viene strumentalizzato come un bollino di qualità (anzi una card) sul pacco regalo della propaganda.
Ma non si tratta solo di superficialità. Qui c’è qualcosa di più profondo, di più allarmante: la complicità. La malafede nei confronti dei giovani guardiesi, soprattutto, creando false illusioni su un futuro che non c’è. Il bisogno collettivo di essere raccontati in un certo modo, anche quando quel racconto è falso. Chiacchiere, per giunta pericolose, raccontate da chi rappresenta l’istituzione e non come quelle di chi scrive, che certamente sono innocue. Un genitore che ascolta questi discorsi potrebbe davvero convincersi che aprire un bed & breakfast o un agriturismo sia un investimento sicuro per il proprio figlio, se il progetto “Welcome Home in Sannio” è la solita iniziativa per accaparrare risorse, o è qualcosa su cui costruirci un futuro. Quante di queste iniziative sono destinate al fallimento? Quanti sogni si infrangeranno contro la realtà di un territorio che, al di là delle parole, fatica a decollare turisticamente? Ma c’è qualcosa di più grave dietro questa operazione di marketing politico: la manipolazione delle aspettative. Vengono vendute illusioni di un futuro che probabilmente non esiste. Si parla di opportunità occupazionali nel settore turistico come se Guardia fosse la prossima Montalcino. Il vero problema, però, non sta solo in chi organizza questi “spettacoli”. Sta anche in chi vi partecipa con entusiasmo acritico. Una comunità che ha imparato ad accontentarsi delle apparenze, che preferisce l’illusione confortevole alla verità scomoda.
Siamo diventati spettatori compiacenti di una rappresentazione che ci vede protagonisti immaginari di una rinascita che non c’è. Applaudiamo perché ci piace sentirci dire che siamo speciali, che il nostro territorio ha potenzialità infinite, che basta volerlo per trasformare tutto. E allora eccolo, il capolavoro di Di Lonardo: la critica all’immobilismo della sua non-gestione, soprattutto sul richiamo turistico di Guardia di questi anni, trasformata in un poster celebrativo. Ma non facciamoci illusioni: questo da oggi e fino alle prossime elezioni sarà la regola. Il modello di comunicazione di questa gente. Visto che, grazie ai social, l’ignoranza non è più un problema, è un vantaggio. Il punto, allora, non è più chi dice cosa. È chi siamo diventati mentre nessuno dice più niente. E così ci ritroviamo qui. A battere le mani a un convegno sul Nulla. A esultare per una non-notizia (migliaia di turisti di ritorno da qui a qualche mese) con la benda sugli occhi. Questa non è comunicazione. È ipnosi collettiva. E non è nemmeno più manipolazione: è autogestione dell’illusione. Scegliamo deliberatamente di credere alle narrazioni che ci fanno stare bene, anche quando sappiamo che sono costruite sul niente. I social media hanno amplificato questo fenomeno. Un post con una bella foto del convegno, e il gioco è fatto. La percezione conta più della realtà, l’engagement più dell’impatto concreto.
E allora no, il problema non è la propaganda di un ex sindaco sul viale del tramonto. Il problema siamo noi guardiesi, che non vogliamo più la verità: vogliamo solo la versione che ci fa comodo. Non è più questa massa di illusionisti che governa Guardia a portarci da qualche parte. Ci stiamo portando da soli verso un paese in disfacimento dove la menzogna è più sopportabile della complessità, dove chi non legge è più influente di chi capisce, e dove la democrazia è ancora in piedi, sì, ma su un pavimento che scricchiola. In fondo, la colpa è anche nostra, abbiamo trasformato la politica locale in intrattenimento, gli amministratori in attori, i programmi elettorali in copioni teatrali. E poi ci stupiamo se i problemi restano irrisolti, se i giovani continuano ad andarsene, se il territorio non decolla davvero. Fino a quando non cambierà questa mentalità, continueremo a vivere nell’illusione, applaudendo spettacoli in una splendida cornice che ci raccontano di un futuro che non arriverà mai.
Il finale è questo: a che servono i convegni dai titoli per accademici che ci promettono un futuro radioso pieno di giovani ex guardiesi di ritorno che non sanno più neanche dove si trova Guardia Sanframondi?