Ovvero: come trasformare cinque anni di sonno amministrativo in sei mesi di frenetica attività pre-elettorale. Che spettacolo meraviglioso quello che si sta consumando a Guardia in questi mesi! Dopo anni di silenzio tombale, la nostra amministrazione ha scoperto di avere braccia, gambe e – miracolo dei miracoli – persino un cervello funzionante. È bastato l’avvicinarsi delle elezioni per assistere a una metamorfosi degna dei migliori documentari naturalistici: dal letargo più profondo all’iperattivismo più sfrenato.

Improvvisamente, l’amministrazione è stata colpita dalla sindrome del cantiere dell’ultimo minuto. Le strade di Guardia sono diventate un formicaio, ruspe ovunque, operai che corrono, asfalto che viene steso con la velocità della luce. Viene da chiedersi: ma dove erano questi mezzi negli ultimi cinque anni? Forse parcheggiati in qualche deposito, in attesa del segnale segreto che solo il sindaco in scadenza conosce? Le buche che per lustri hanno fatto da ostacolo naturale per rallentare il traffico cittadino – una sorta di dosso ecologico ante litteram – vengono ora tappate con la frenesia di chi ha appena scoperto l’esistenza dell’asfalto. I cittadini, abituati a slalom quotidiani degni di un campionato di Formula 1, ora non sanno più come comportarsi su strade improvvisamente lisce.

E che dire della cartellonistica? Per anni i nostri cartelli stradali vivono in uno stato di abbandono che farebbe piangere il codice stradale. Scritte sbiadite, frecce che indicano il nulla, segnali talmente arrugginiti da sembrare reperti archeologici. Ma ecco che, nel giro di poche settimane, spuntano cartelli nuovi e luccicanti come se fossero stati benedetti da qualche santo protettore della segnaletica: colpendo addirittura lo spazio prospicente la farmacia, da sempre un parcheggio libero permanente, una sorta di zona franca dove ognuno parcheggia dove e come vuole. Ora, improvvisamente, dopo l’asfalto, sono ricomparse le strisce arancioni con un entusiasmo che sfiora la passione artistica. I cittadini, abituati all’anarchia parcheggiativa, si ritrovano spiazzati da questa improvvisa applicazione del codice stradale.

Coincidenza? Certo, come è una coincidenza che Babbo Natale arrivi proprio a dicembre.

La villa comunale, ad esempio, per anni trasformata in una sorta di giungla urbana dove solo i bambini più coraggiosi osavano avventurarsi, ha subito un lifting che neanche i migliori chirurghi estetici. Aiuole potate, vialetti ripuliti, panchine che non sembrano più provenienti da un set di film post-apocalittico. Verrebbe da applaudire, se non fosse che per cinque anni i nostri bambini hanno dovuto convivere con quello che più che una villetta pubblica sembrava un esperimento di sopravvivenza in ambiente ostile.

Ah, dimenticavo! I convegni sulla rigenerazione del centro storico! Improvvisamente tutti sono diventati esperti di urbanistica, tutti hanno riscoperto l’amore per il nostro patrimonio storico. Le sala conferenze del Castello e dell’AGP che per anni hanno ospitato solo ragnatele ora brulicano di ricercatori universitari, professori, architetti, ingegneri e consulenti vari, tutti chiamati a disegnare il futuro radioso del nostro centro storico. Peccato che questo futuro radioso sembri avere una scadenza molto precisa: le prossime elezioni.

E poi c’è il censimento delle vecchie abitazioni. Dopo anni in cui le case storiche del centro sembravano invisibili agli occhi dell’amministrazione, ecco che vengono riscoperte come se fossero stati ritrovati i rotoli del Mar Morto. Schede, rilievi, documentazione, vecchi progetti come l’albergo diffuso: tutto quello che non si è fatto per decenni ora deve essere completato in sei mesi. Gli uffici comunali, abituati ai ritmi rilassati della pubblica amministrazione sonnolenta, ora lavorano come se fossero stati investiti da una dose massiccia di caffeina.

Tutto questo fermento, questa improvvisa efficienza, questa riscoperta del buon governo arriva puntuale come un treno… elettorale. Fa riflettere su quante cose si potrebbero fare se solo si volesse, su quante energie si potrebbero liberare se solo ci fosse la giusta motivazione.

Ma la motivazione giusta, a quanto pare, ha sempre lo stesso nome: consenso elettorale.

I cittadini di Guardia, intanto, assistono a questo spettacolo con il sorriso amaro di chi ha capito il gioco. Sanno che tra qualche mese, passate le elezioni, tutto tornerà come prima. Le ruspe andranno in letargo, i cartelli torneranno a sbiadire, la villa comunale riprenderà il suo percorso verso la giungla urbana, e tutto ritornerà nella sua dimensione parallela. Fino al prossimo fine mandato, quando il miracolo si ripeterà puntuale come sempre. Perché a Guardia, come in tanti altri comuni d’Italia, la politica ha i suoi tempi: cinque anni di sonno profondo e sei mesi di iperattivismo pre-elettorale.

E la cosa più triste? Che funziona sempre.