C’è fermento a Guardia Sanframondi. Quel tipo di fermento che ogni cinque anni trasforma anche il più tranquillo borgo sannita in una piccola arena politica dove ogni sguardo ha un significato e ogni stretta di mano nasconde un accordo. Le elezioni comunali si avvicinano e, per la prima volta da tempo, l’aria che si respira non è quella di una battaglia già scritta.
Dimenticatevi stavolta le segreterie di partito beneventane o le sale riunioni istituzionali. Il vero potere a Guardia si decide nelle ville di campagna, quelle che si affacciano sui vigneti che colorano le colline. Qui si incontrano i notabili locali – quelli che da decenni tessono le fila della politica paesana – per fare i conti con una realtà che stavolta li mette in difficoltà. Non si tratta più di decidere chi sarà il prossimo sindaco in una spartizione già concordata. Si tratta di capire come arginare un malcontento che serpeggia tra le vie di Guardia. “La gente è stufa”, si sussurra tra un sorso di Quid e una battuta di circostanza. E quando la gente è stufa, anche i giochi più consolidati possono saltare. Gli incontri “di lavoro” al ristorante si moltiplicano. Cene che ufficialmente servono per discutere di tutt’altro, ma dove in realtà si valutano alleanze, si sondano disponibilità, si misurano forze.
Il sindaco uscente si trova davanti al classico dilemma: la sua eventuale ricandidatura resta top secret non per strategia, ma perché probabilmente nemmeno lui sa ancora cosa fare. Si vede che tentenna quando esce dal municipio: prima salutava tutti con la sicurezza di chi comanda, ora studia i volti, cerca di capire chi è ancora con lui.
Il Circolo degli Illuminati (versione guardiese) che da decenni muove la politica, il potere, l’economia, fa e disfa carriere e reputazioni in questo paese sa che i fedelissimi di sempre ci sono, naturalmente. Ma servono facce nuove, energie fresche, gente che possa intercettare quella voglia di cambiamento che aleggia per il paese. Il problema è trovare chi abbia il coraggio di esporsi in un momento così incerto. E tutti troveranno scuse eleganti per declinare.
Non resta che affidarsi ai bar: il vero termometro del paese. Se volete capire l’umore politico di Guardia, dimenticate i sondaggi. Basta fare un giro nei bar del paese. Ai banconi dei bar si analizzano le mosse del sindaco, dell’ex e dell’eventuale outsider con la precisione di commentatori sportivi durante il campionato. Al bar si fa il tifo per il cambiamento con la stessa passione riservata alla squadra del cuore. “Stavolta le cose cambiano”, dice l’ex impiegato nullafacente che ogni mattina si piazza al tavolino vicino alla vetrina, quello strategico da cui si vede tutto il corso principale. “Lo diceva anche cinque anni fa”, replica il vicino mentre sorseggia una peroni, la stessa che ordina da vent’anni alla stessa ora. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso nell’aria. Una tensione che non è solo elettorale, ma sociale. Anche le donne si stanno muovendo, e questo è forse il segnale più forte che qualcosa sta cambiando.
Le liste e i candidati spuntano come i primi fiori a primavera. Tutti nomi che suonano bene, che promettono novità senza spaventare troppo. Dietro ognuno di loro ci sono storie diverse: chi viene dai partiti tradizionali e cerca una nuova identità, chi non è mai stato in politica e decide di provarci, chi invece in politica c’è sempre stato ma ora ha bisogno di una nuova veste. Il meccanismo è sempre lo stesso: prima si forma un’associazione, poi si cerca il leader, infine si inventa la mission. Ma questa volta l’ordine potrebbe essere diverso, perché la mission – il cambiamento – sembra già chiara a tutti.
Facebook e WhatsApp diventano i nuovi comitati elettorali. Qui le discussioni si accendono senza filtri, vecchi rancori emergono con la forza di un fiume in piena, amicizie di una vita si incrinano per un commento di troppo. I gruppi WhatsApp si moltiplicano: quello dei sostenitori del sindaco uscente, quello dei delusi dell’amministrazione, quello dei “volemose bene” che cercano una terza via (“Guardia al centro”). Ogni gruppo ha le sue voci autorevoli, i suoi provocatori, i suoi pacieri. È la democrazia diretta ai tempi di internet, con tutti i pregi e i difetti del caso. Su Facebook, invece, ogni post diventa un campo di battaglia. Una foto di un’opera pubblica degradata scatena decine di commenti tra chi elogia e chi critica. Un articolo di cronaca locale diventa pretesto per regolare conti che durano da anni. Persino la foto del tramonto sui vigneti, postata da un turista di passaggio, genera discussioni sui mancati investimenti nel settore turistico.
Il barista accanto al Municipio, che da sempre fa il migliore caffè del paese, osserva tutto dal suo bar affacciato sulla via principale: “In cinquant’anni ho visto tante campagne elettorali. Ma questa volta è diverso. Prima si decideva tutto in pochi salotti, ora sembra che tutti abbiano qualcosa da dire”. E mentre regola la sua macchina del caffè, aggiunge con una punta di malinconia: “Speriamo solo che dopo le elezioni Guardia resti unita. Perché tutto il resto… beh, guarda cosa fanno a Telese…”
Ma al di là dei giochi di palazzo e delle scaramucce social, la vera partita si gioca su questioni concrete: lo spopolamento, il lavoro che manca, i servizi da migliorare, i giovani che se ne vanno. Temi che toccano la vita quotidiana di ogni famiglia guardiese e che nessuna strategia comunicativa può nascondere. È qui che si misurerà la capacità di chi vorrà governare il paese nei prossimi cinque anni. Non nelle promesse da campagna elettorale o negli slogan accattivanti, ma nella credibilità di chi propone soluzioni concrete a problemi reali.
E mentre Guardia si interroga ancora sulle stesse questioni di sempre, basta guardare fuori dai confini comunali per rendersi conto di quanto tempo sia stato perso. Cerreto Sannita, Telese Terme, persino Cusano Mutri è riuscito a creare un distretto enogastronomico che funziona davvero, con eventi che riempiono le strade e portano lavoro. “Mentre noi continuiamo a parlare dello stretto della Portella da cinque anni”, sbotta un avventore al bar, agitando lo smartphone.
È un’amarezza che serpeggia, quella di chi si accorge che il mondo attorno corre mentre tu rimani fermo a girare sempre intorno agli stessi problemi. La scuola che perde iscritti e rischia di chiudere, il presidio medico di primo soccorso di Cerreto che, dopo la chiusura dell’ospedale, rischia di essere soppresso, i giovani laureati che trovano lavoro solo al nord, gli anziani sempre più soli: questi sono i veri temi della campagna. Gli stessi di cinque anni fa, gli stessi di dieci anni fa. E mentre Guardia si arrovella su questi nodi irrisolti, gli altri comuni del territorio sono riusciti a trovare strade nuove, progetti concreti, risultati visibili. Chiunque voglia amministrare Guardia dovrà confrontarsi non solo con questi problemi, ma anche con la consapevolezza che il tempo delle chiacchiere è finito. I cittadini hanno occhi per vedere cosa succede nei paesi vicini, e la pazienza ha un limite.
Guardia Sanframondi si prepara dunque a vivere una campagna elettorale diversa dal solito. Più incerta, più partecipata, più autentica. Ma anche più urgente, perché la sensazione diffusa è che questa sia l’ultima occasione per recuperare il tempo perso. Con la speranza che, tra una mossa tattica e l’altra, qualcuno si ricordi davvero di cosa ha bisogno questo paese per guardare al futuro con fiducia e smettere di rincorrere gli altri. Rimane tuttavia il fatto che Guardia si sta svegliando. E quando un paese si sveglia davvero, tutto può succedere. Anche che la politica torni ad essere quello che dovrebbe sempre essere: l’arte di prendersi cura della propria comunità.
Chi vivrà, vedrà. E a Guardia, come sempre, si vivrà intensamente.