C’è qualcosa di paradossale nel definire Guardia Sanframondi un “paese dormitorio” da parte di alcuni cittadini. Non tanto per l’etichetta in sé – che tristemente riflette una realtà di spopolamento e mancanza di vitalità economica che accomuna tante piccole realtà del nostro Sannio – quanto per l’incredibile spreco di potenzialità che questa definizione sottende.
Guardia non è un anonimo agglomerato di case arroccato su una collina qualunque. È un borgo medievale di rara bellezza, custode di tradizioni millenarie come i famosi Riti Settennali, dotato di un patrimonio architettonico e paesaggistico che potrebbe essere l’invidia di località turistiche ben più blasonate. Eppure, ogni estate che passa, mentre altri comuni del circondario si animano di eventi, manifestazioni e iniziative culturali capaci di richiamare visitatori e turisti, Guardia sembra sprofondare in un letargo che rasenta l’autolesionismo amministrativo.
Basta dare un’occhiata ai calendari estivi dei paesi limitrofi per rendersi conto dell’abisso che separa Guardia dalle realtà più dinamiche del territorio. Mentre amministrazioni anche di centri più piccoli investono risorse significative nell’organizzazione di sagre, festival, rassegne teatrali e concerti, il nostro borgo sembra aver abdicato al suo ruolo di protagonista della vita culturale locale.
Non si tratta di mancanza di attrattive: il centro storico medievale, le chiese ricche di storia, i panorami mozzafiato sulla valle, la tradizione gastronomica locale, rappresentano un capitale turistico di prim’ordine. Quello che manca, evidentemente, è la volontà politica di trasformare queste potenzialità in progetti concreti, in eventi capaci di attrarre visitatori e, soprattutto, in una strategia di sviluppo economico del territorio.
Particolarmente stridente appare il paradosso dei finanziamenti mancati. In un’epoca in cui le istituzioni regionali e nazionali hanno moltiplicato le linee di finanziamento per il turismo e la valorizzazione dei borghi, in cui l’Unione Europea destina risorse crescenti allo sviluppo delle aree interne, Guardia Sanframondi sembra vivere in una bolla impermeabile a queste opportunità. Il fatto poi che il sindaco vanti rapporti privilegiati con l’assessore regionale al turismo rende il fenomeno ancora più inspiegabile. Come è possibile che questa presunta vicinanza politica non si traduca mai in progetti finanziati, in iniziative sostenute, in quella pioggia di contributi che invece sembra benedire altri territori? Forse le amicizie, quando non si traducono in competenza amministrativa e capacità progettuale, rimangono sterili esercizi di socievolezza.
Il vero problema, però, va oltre la mancanza di fondi esterni. È l’assenza totale di una visione strategica che si riflette nelle scelte di bilancio comunale e, ancor più grave, in una sorta di amnesia selettiva che colpisce le amministrazioni quando si tratta di capitalizzare i propri successi. Negli ultimi anni, infatti, Guardia ha dato vita a diverse iniziative, alcune delle quali hanno riscosso notevole successo di pubblico e critica. Eventi che hanno attirato visitatori, generato interesse mediatico, creato quell’indotto economico tanto agognato. Eppure, invece di costruire su questi risultati positivi, di consolidare le esperienze riuscite trasformandole in appuntamenti fissi del calendario culturale, l’amministrazione locale sembra soffrire di una strana forma di autolesionismo: ogni successo viene trattato come un episodio isolato, irripetibile, quasi casuale. È come se – se si esclude Vinalia – prevalesse una mentalità che considera ogni iniziativa riuscita un colpo di fortuna piuttosto che il frutto di una strategia replicabile. Questa miopia gestionale ignora completamente l’equazione economica di base del turismo culturale: ogni euro investito in eventi di qualità genera un ritorno multiplo in termini di presenze, consumi, indotto economico. Ma soprattutto ignora il principio fondamentale della programmazione culturale: la continuità è tutto, il pubblico ha bisogno di certezze, di appuntamenti fissi, di una proposta culturale riconoscibile nel tempo.
Paradossalmente, mentre l’amministrazione locale sembra navigare in acque di bonaccia, sono proprio gli “stranieri” – cittadini europei e statunitensi che hanno scelto Guardia come loro dimora – a tentare di insufflare nuova vita nella comunità. Con iniziative culturali, progetti di valorizzazione del territorio, eventi artistici e proposte innovative, questi nuovi residenti stanno dimostrando sul campo quello che l’amministrazione comunale sembra non riuscire nemmeno a immaginare. È emblematico vedere come chi ha scelto Guardia dall’esterno ne percepisca immediatamente le potenzialità che sfuggono a chi ci è nato e cresciuto. Questi “ambasciatori involontari” del borgo organizzano mostre d’arte, promuovono piccoli eventi, creano reti di accoglienza turistica, spesso con le proprie risorse e senza alcun sostegno istituzionale. La loro energia contrasta stridente con l’immobilismo di palazzo, creando un paradosso tutto guardiesi: i “forestieri” che amano il paese più dei suoi amministratori.
L’incapacità di cogliere queste opportunità ha un costo che va ben oltre il mancato sviluppo turistico. Ogni estate che passa senza iniziative significative è un tassello in più nel mosaico dello spopolamento, un’occasione perduta per i giovani del paese, un passo indietro nella competizione territoriale con i centri vicini. Ma forse ancora più grave è l’occasione persa di fare squadra con chi, pur venendo da fuori, ha dimostrato di credere nel futuro di Guardia più di chi dovrebbe rappresentarla. Guardia rischia di trasformarsi davvero in quello che tristemente e ironicamente viene già chiamata: un dormitorio, un luogo dove si torna solo per dormire dopo aver vissuto, lavorato e consumato altrove. E questo mentre possiede tutti gli elementi per essere, invece, un polo di attrazione culturale e turistica di primo piano.
La domanda che i cittadini di Guardia dovrebbero porsi non è se il loro paese meriti di più, ma fino a quando saranno disposti a tollerare questa gestione dell’inerzia. Le potenzialità ci sono tutte, le opportunità di finanziamento non mancano, gli esempi virtuosi di altri comuni dimostrano che si può fare. E soprattutto, ci sono persone – cittadini e residenti “acquisiti” ma non per questo meno appassionati – che stanno già indicando la strada con il loro impegno concreto. Il rischio è che questa energia dal basso, questa passione, si scontri contro il muro dell’indifferenza istituzionale e finisca per spegnersi. Sarebbe l’ennesima occasione persa, l’ennesima dimostrazione che a Guardia si preferisce dormire piuttosto che sognare.
Quello che serve è un cambio di passo radicale, un’amministrazione che sappia non solo guardare oltre l’ordinaria amministrazione, ma che abbia anche l’intelligenza di ascoltare e sostenere chi già sta lavorando per il bene comune. Fortunatamente, tra qualche mese i cittadini di Guardia avranno l’opportunità di esprimere il loro verdetto alle urne. Le prossime elezioni amministrative rappresentano molto più di una semplice scadenza democratica: sono l’occasione per decidere se il borgo vuole continuare a vegetare nell’immobilismo o se è pronto a intraprendere finalmente la strada del riscatto. Non si tratta di cambiare per il gusto di cambiare, ma di scegliere tra due visioni opposte del futuro. Da una parte c’è chi considera l’amministrazione comunale una tranquilla sinecura, dove l’unica preoccupazione è non fare danni (e spesso nemmeno in questo si riesce); dall’altra dovrebbe esserci chi ha il coraggio di scommettere sulle potenzialità del territorio, di intercettare i finanziamenti disponibili, di fare squadra con tutti coloro che credono in Guardia. I cittadini hanno davanti a sé una scelta storica: continuare a lamentarsi del declino dalle loro case o andare a votare per chi promette di trasformare le lamentele in progetti concreti. Perché alla fine, un paese ottiene sempre l’amministrazione che si merita. E Guardia, con tutto quello che ha da offrire, merita decisamente molto di più di un eterno sonno amministrativo.