Quindici anni fa risuonava forte lo slogan “Guardia come Montalcino”, una visione ambiziosa che immaginava il borgo sannita trasformato in un gioiello del turismo enogastronomico, capace di competere con le eccellenze italiane. Oggi, a distanza di tre lustri, quella promessa appare come una cartina di tornasole che ha rivelato non solo le potenzialità inespresse del territorio, ma soprattutto i meccanismi di potere che ne hanno impedito la piena realizzazione. O forse, più semplicemente, che Montalcino aveva un piccolo vantaggio di partenza: il Brunello.
La realtà di Guardia Sanframondi è quella di una comunità attraversata da decenni di gestione clientelare del potere, dove le decisioni pubbliche sembrano spesso passare attraverso il filtro delle relazioni personali piuttosto che dell’interesse collettivo. Un sistema così consolidato che ormai funziona come un orologio svizzero: “Tu mi fai questo favore, io ti ricambio quello, e intanto il paese aspetta”. Non si tratta di accusare singoli individui – ci mancherebbe altro, siamo tutti bravi ragazzi – ma di riconoscere un sistema fatto di amicizie consolidate, convivenze politiche trasversali e dinamiche di potere che hanno progressivamente eroso la capacità di controllo democratico sull’uso del territorio e delle risorse pubbliche. Questo intreccio di rapporti ha anche trasformato il suolo, risorsa fondamentale per lo sviluppo turistico e agricolo, in una “merce da saccheggiare” secondo logiche speculative che poco hanno a che fare con una visione strategica di lungo termine. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: uno sviluppo a macchia di leopardo che ha beneficiato alcuni, ma ha lasciato indietro ampie fasce della popolazione ancora legate all’economia agricola tradizionale. Insomma, mentre qualcuno correva verso il progresso, altri sono rimasti fermi al palo.
Se Montalcino per alcuni è diventato un modello di successo, non è solo per la qualità del suo vino o la bellezza del paesaggio. È perché loro avevano un piano, noi avevamo… tanti progetti. Quanti progetti! Peccato che spesso rimanessero nel cassetto insieme alle buone intenzioni. Oggi Guardia ha bisogno di andare oltre questo approccio minimale e abbracciare una visione più ambiziosa del proprio futuro. Il momento attuale, con le elezioni alle porte, potrebbe rappresentare una “grande occasione civile” per Guardia Sanframondi. O, come direbbe qualcuno: “Stavolta è quella buona!” (dove “stavolta” è un avverbio che ricorre puntualmente ogni cinque anni). La comunità sembra pronta per una discussione matura sui propri destini, una riflessione profonda su quale sviluppo si vuole perseguire e come coniugare crescita economica e inclusione sociale. Questa discussione non può limitarsi a contrapporre progresso e conservazione, o a mescolare legittime aspirazioni di sviluppo con sterili polemiche politiche. Deve invece affrontare il nodo centrale: come costruire un sistema di governance trasparente che sappia attrarre le migliori idee e gli investimenti più qualificati, senza dimenticare nessuno. E magari senza promettere di diventare “come” qualcun altro, ma puntando a diventare la migliore versione di noi stessi.
L’anima di Guardia è quella di una comunità che vuole “correre e salire, sempre”. Ma la vera sfida è farlo “con tanti partecipanti”, non lasciando indietro nessuno. Questo richiede una rivoluzione culturale prima ancora che politica: passare dalla logica del favore personale a quella del merito e della trasparenza, dalla gestione opaca delle risorse pubbliche alla partecipazione democratica alle decisioni strategiche. In altre parole, smettere di giocare a nascondino con il futuro del paese.
Solo così Guardia potrà davvero diventare “come Montalcino”: non solo un borgo di successo economico, ma una comunità che ha saputo ritrovare la propria questione morale e farne la base per uno sviluppo autentico e duraturo. La strada è lunga, ma le premesse per iniziare questo percorso ci sono tutte. Serve solo il coraggio di imboccarla. E magari, ogni tanto, il coraggio di ammettere che forse non diventeremo mai “come” Montalcino. Ma potremmo diventare qualcosa di altrettanto bello: semplicemente Guardia. Una Guardia migliore.