Ieri, 4 luglio 2025, ricorreva il 120° anniversario della nascita di Alfredo Parente. Centoventi anni esatti da quando a Guardia Sanframondi veniva al mondo uno dei più brillanti intellettuali del Novecento italiano, filosofo, critico musicale, interprete magistrale del pensiero crociano. Un gigante del pensiero che ha onorato non solo la sua terra natale, ma l’intera cultura italiana. Non parliamo di un intellettuale qualunque. Alfredo Parente era un prodigio: a soli 22 anni già titolare di cattedra nei licei, una precocità che testimoniava un talento eccezionale. Ispettore per la Soprintendenza in Campania, bibliotecario della Società di Storia Patria di Napoli, dove divenne devoto seguace di Benedetto Croce. Ma soprattutto, fondatore e direttore della “Rivista di Studi Crociani”, una delle più autorevoli pubblicazioni filosofiche del suo tempo. Parente non era un filosofo da salotto. Durante il fascismo, quando molti intellettuali scelsero la via del compromesso o del silenzio servile, mantenne una posizione di ferma opposizione intellettuale e morale. Partecipò attivamente alla Resistenza durante le quattro giornate di Napoli, dimostrando che per lui non esisteva separazione tra pensiero e azione, tra riflessione filosofica e impegno civile. Nel dopoguerra continuò imperterrito a perseguire il suo ideale di “libertà liberatrice”, rimanendo fedele ai principi del liberalismo crociano. Un intellettuale che sapeva sporcarsi le mani, che non si accontentava della torre d’avorio accademica ma sentiva il dovere di contribuire attivamente alla costruzione di una società più giusta e libera.

Il 4 luglio 1905 a Guardia Sanframondi da Giuseppe e Clotilde Marliani nasceva Alfredo Parente, e qual è stata la risposta dell’amministrazione di Guardia Sanframondi? Un silenzio tombale. Nessuna commemorazione, nessun evento, nessuna iniziativa pubblica. Come se Alfredo Parente fosse un perfetto sconosciuto anziché il figlio più illustre di questa terra. È possibile che in un comune che ha dato i natali a uno dei più importanti filosofi del Novecento, l’amministrazione non trovi nemmeno il tempo per una commemorazione nel giorno del 120° anniversario della sua nascita? Questo silenzio mortificante è una dimostrazione di povertà culturale e di miopia politica, da parte di chi, evidentemente, non ha compreso il valore della cultura come strumento di identità, crescita e sviluppo territoriale. Paradossalmente, l’unica luce in questo panorama desolante viene dall’iniziativa privata. Già nel 2023, infatti, l’associazione “Rinascita Guardiese” ha compiuto un gesto di grande valore culturale istituendo il “Premio Letterario Musicale Alfredo Parente”, dando finalmente attuazione a una deliberazione comunale del 2006 che per diciassette anni era rimasta lettera morta. Diciassette anni! Un’eternità che testimonia l’incapacità cronica della politica guardiese di onorare i propri figli più illustri. Il premio ha rappresentato un esempio luminoso di come l’iniziativa privata possa supplire alle mancanze delle istituzioni pubbliche. È un gesto che onora non solo la memoria di Parente, ma anche la tradizione di mecenatismo culturale che dovrebbe caratterizzare le comunità illuminate.

Parente ci insegna che è possibile essere intellettuali rigorosi senza essere accademici autoreferenziali, che si può essere critici senza essere distruttivi, che si può essere liberali senza essere conservatori. Il suo concetto di “libertà liberatrice” rimane una bussola preziosa per orientarsi in un mondo sempre più complesso e contraddittorio. L’esempio di Alfredo Parente è più che mai attuale in un’epoca in cui l’impegno intellettuale autentico sembra essere merce rara, in cui la superficialità mediatica prevale sulla profondità del pensiero, in cui la coerenza morale è spesso vista come un anacronismo. Parente rappresenta tutto ciò che manca alla nostra epoca: rigore intellettuale, coerenza morale, impegno civile autentico. Era un intellettuale che sapeva che la cultura non è un ornamento, ma uno strumento di liberazione e di crescita civile. Un uomo che ha saputo vivere con dignità momenti storici di grande complessità, mantenendo sempre fermi i propri principi.

Nel giorno in cui avremmo dovuto celebrare la nascita di questo grande figlio di Guardia Sanframondi, ci troviamo invece a denunciare l’indifferenza di chi dovrebbe esserne il primo custode. È un paradosso amaro: mentre l’iniziativa privata si mobilita per onorare la memoria del filosofo, l’amministrazione pubblica brilla per la sua assenza.

Tuttavia, il miglior modo per onorare Alfredo Parente non sono le commemorazioni di facciata, ma il continuare a perseguire, con la stessa passione e la stessa coerenza, quegli ideali di libertà, cultura e giustizia per cui ha dedicato la sua vita. E forse, un giorno, anche le nostre istituzioni locali capiranno che dimenticare i propri giganti significa dimenticare sé stessi.