Venticinque anni. Un quarto di secolo è trascorso da quel 18 giugno 2000 ricordato dall’ex sindaco di Guardia Amedeo Ceniccola nel suo comunicato, quando annunciava con entusiasmo e commozione l’avvio di due progetti ambiziosi: il recupero della chiesa “Ave Grazia Plena” e l’istituzione del Museo Civico Naturalistico.
Il caso di cui si parla è particolarmente emblematico e al tempo stesso doloroso perché mette in luce un contrasto stridente tra la straordinaria capacità progettuale dell’amministrazione Ceniccola e l’inerzia che ne è seguita. In soli due anni e mezzo di mandato, l’ex sindaco aveva messo in campo centinaia di progetti per il rilancio di Guardia Sanframondi: dalla manutenzione urbana al recupero del patrimonio architettonico religioso e alla valorizzazione di quello naturalistico, dalla promozione turistica alla creazione di nuovi spazi culturali.
Questa incredibile proliferazione di idee e iniziative rende ancora più amaro il bilancio dei decenni successivi. Come è possibile che un’amministrazione così visionaria e operosa abbia lasciato il posto a un lungo periodo di stagnazione?
Nel caso di Guardia, questo fenomeno assume proporzioni drammatiche: centinaia di progetti, elaborati con passione e competenza, sono stati sostanzialmente abbandonati o lasciati morire di inerzia. Non parliamo di qualche progetto isolato, ma di centinaia di iniziative elaborate e fatte finanziare in soli due anni e mezzo. Un’attività progettuale di tale intensità rappresenta un patrimonio di idee, studi e visioni strategiche che raramente si incontra nelle amministrazioni locali. Questo rende la dispersione successiva non solo un fatto politico, per i motivi che tutti conosciamo, ma una vera e propria tragedia culturale. Ogni progetto abbandonato ha rappresentato ore di lavoro, competenze mobilitate, speranze della comunità. È come se una biblioteca fosse stata costruita con cura e poi lasciata marcire.
Ma qui emerge un paradosso stridente: se Ceniccola riuscì a progettare e far finanziare centinaia di interventi in soli due anni e mezzo, come mai le amministrazioni successive non sono riuscite a portarne a termine nemmeno una frazione significativa in quasi un quarto di secolo? La sproporzione è così evidente da risultare quasi grottesca: da un lato un’amministrazione capace di una produzione progettuale senza precedenti, dall’altro un lungo periodo di sostanziale inerzia.
Il paradosso delle risorse non riguarda solo la loro scarsità: spesso il problema è nella capacità di intercettarle, gestirle e rendicontarle, ma soprattutto nella volontà politica di farlo. Quanti bandi sono andati deserti per mancanza di personale qualificato? Quante opportunità di finanziamento sono state perse per l’incapacità di rispettare tempistiche burocratiche? E quanti progetti, già elaborati dall’amministrazione Ceniccola, avrebbero potuto essere ripresi e attualizzati invece di partire sempre da zero?
Il problema più profondo è l’assenza di una strategia di lungo periodo per la valorizzazione del patrimonio guardiese. I progetti vengono concepiti come interventi spot, legati al mandato di una specifica amministrazione, piuttosto che come tasselli di un disegno più ampio che possa resistere ai cambi di governo locale. Manca una visione che integri la valorizzazione del patrimonio con lo sviluppo economico del territorio, che veda nel turismo culturale non solo un valore in sé, ma anche un’opportunità concreta di rilancio.
Venticinque anni dopo quel discorso del sindaco Ceniccola, è tempo di fare un bilancio onesto. La sua esperienza amministrativa dimostra che è possibile pensare in grande per questo paese: è possibile avere una visione articolata del territorio, elaborare progetti ambiziosi e concreti, mobilitare competenze e risorse per il bene comune. Il fatto che in soli due anni e mezzo sia riuscito a concepire centinaia di progetti è la prova che la mancanza di idee non può essere una scusa.
Le amministrazioni che si sono succedute avrebbero dovuto considerarsi eredi e custodi del lavoro svolto dall’amministrazione Ceniccola, almeno quando questo lavoro ha dimostrato qualità e lungimiranza. Il suo esempio dovrebbe servire da monito: se un’amministrazione può produrre tanto in così poco tempo, significa che le risorse intellettuali e progettuali ci sono anche a Guardia. Il problema è la capacità di valorizzarle e di dare loro continuità nel tempo.
A Guardia serve il coraggio di ammettere gli errori del passato e di costruire, sulla base di quella consapevolezza, un approccio più maturo e sostenibile alla valorizzazione del territorio. Perché la bellezza, come diceva il sindaco Ceniccola, può davvero diventare “il volano di sviluppo per la nostra comunità”. Ma solo se sappiamo custodirla, valorizzarla e trasmetterla alle generazioni future.
Il tempo perduto non si può recuperare, ma il futuro di questo nostro paese è ancora tutto da scrivere. E forse, riprendendo in mano quelle idee di 25 anni fa, si potrebbe scoprire che molte delle soluzioni proposte dagli “scienziati” di oggi erano già lì, in attesa di essere riscoperte e attualizzate.