Cari concittadini, signore e signori della democrazia dormiente, è ufficiale: l’estate non è ancora iniziata, ma già si sente nell’aria il profumo della nuova stagione politica. No, non parliamo di idee, programmi o visioni per il futuro di Guardia Sanframondi. Quelli, come sappiamo, in certi ambienti fanno la fine del basilico d’inverno: appassiscono in fretta e nessuno se ne accorge.
Parliamo di cene elettorali, caminetti strategici e riunioni carbonare travestite da “incontri con la cittadinanza”. È il momento in cui si rispolverano nomi, amicizie e agende più vecchie di Matusalemme, si riaprono chat di gruppo rimaste mute dal 2020 (e che sarebbe meglio restassero tali), e si inizia a usare parole grosse tipo “cambiamento”, “progetto”, “rinnovamento”, “territorio”, possibilmente infilate in una sola frase che non significhi assolutamente nulla ma suoni bene ai microfoni.
Preparatevi: dopo la vendemmia si apre ufficialmente la grande fiera del riciclo politico. C’è chi torna in scena come se nulla fosse successo (e in effetti, spesso è così), chi annuncia ritiri strategici già smentiti dalla comparsa puntuale alle prossime due cene, e chi tenta di sembrare nuovo rifacendosi solo la foto profilo su Facebook – magari con un filtro che toglie vent’anni e aggiunge carisma.
Intanto, nei bar (veri luoghi istituzionali del dibattito democratico), si moltiplicano le domande fondamentali: “Pare che tizio si candidi… ma con chi? E soprattutto, con che faccia?”. Tutto rigorosamente all’insegna della trasparenza, ovviamente. Quella trasparenza che si vede solo controluce, come le banconote false.
Nel frattempo, le associazioni e le probabili liste civiche spuntano come funghi dopo la pioggia, e con la stessa durata media – se va bene. Nascono, si fotografano, si postano su Facebook, si promettono mari e monti, litigano per chi deve essere il portavoce. Poi spariscono. Alcune hanno anche nomi poetici, tipo “Guardia che Cambia” (ma non si sa in cosa), “Noi per Guardia” (ma non si sa chi sia questo “noi”), “Guardia Insieme per il Futuro ma anche un po’ per il Passato” (giusto per non scontentare nessuno). Tutte animate dalla sacra fiamma del cambiamento, alimentata rigorosamente a chiacchiere.
Ma attenzione, il vero spettacolo deve ancora iniziare. In autunno comincia il casting vero e proprio per il ruolo più ambito: il candidato Sindaco. Cercasi figura carismatica, possibilmente viva, possibilmente non già bruciata alle elezioni precedenti (ma se necessario, si accettano anche quelle semicarbonizzate). Esperienza gradita ma non necessaria, tanto qui si impara sul campo. Requisiti fondamentali: saper sorridere in foto anche quando piove, tenere il microfono senza tremare troppo e conoscere almeno tre parole del lessico democratico (oltre a “grazie” e “prego”).
Il bello è che tutti fanno finta di non saperlo, ma i candidati sono sempre gli stessi, solo rimescolati come le carte di un mazzo che nessuno ha mai cambiato. È come un gioco dell’oca dove tutti i giocatori sono fermi sulla stessa casella da quarant’anni, ma continuano a tirare i dadi sperando che stavolta esca il sei.
In tutto questo fermento surreale, resta una domanda: e i cittadini veri, quelli normali, dove stanno? Alcuni osservano, disillusi, aspettando che tutto si sgonfi come ogni volta: e puntualmente viene esaudito il loro desiderio. Altri – sempre di più, per fortuna – iniziano a organizzarsi, discutere, proporre. Gente comune, senza partiti dietro ma con idee davanti e, soprattutto, con la memoria ancora intatta. Pericolosi, per qualcuno. Interessanti, per altri. Fastidiosi, per i più.
Chi vincerà stavolta? Il sindaco uscente? Il sindaco uscente prima di lui? Il sindaco uscente prima di quello? Il Sistema o il Sottobosco? La Cena o la Proposta? Il Solito o il Qualcosa? Qualcuno che non si sia già pietrificato guardando troppo a lungo le facce di chi probabilmente si riproporrà per l’ennesima volta, sperando che l’elettorato abbia perso la memoria? Perché in fondo, come diceva qualcuno molto più saggio di chi scrive: a Guardia il vuoto non esiste. Esiste solo lo spazio che aspetta di essere riempito: preferibilmente con qualcosa di diverso da quello che c’era prima.
Il resto lo scopriremo nei prossimi episodi, tra una tagliata a Puglianello (che fa sempre chic) e un voto di scambio mancato per distrazione (o per principio, che fa sempre più figo). Intanto, buona campagna a tutti. Si salvi chi può. Ma soprattutto, si svegli chi vuole: e magari porti con sé anche qualche amico.