Per Guardia Sanframondi c’è un tempo per il silenzio e un tempo per il canto. C’è un tempo per resistere, e un tempo per mandare cordialmente al diavolo chi ci ha relegati nell’angolo. Quel tempo è adesso. L’estate è adesso. Più precisamente: dal 4 al 10 agosto, grazie. Poi si smonta tutto.
Che la festa cominci: l’estate guardiese è alle porte. O meglio, la Settimana guardiese è alle porte. E no, non è solo il solito cambio di stagione meteorologica: quello succede anche a Bolzano, figurati. Qui da noi, nei borghi sanniti che l’Italia si ricorda solo quando c’è da sistemare una discarica o da chiudere un ospedale, l’estate è il momento della verità. Una verità che, va detto, dura meno di una serie su Netflix. È lì, compressa in sette giorni di Vinalia, come fosse il Giubileo del vino. Tutto succede lì: cultura, musica, arte, filosofia, promozione del territorio, riscatto sociale, fermento civico, scorte di bibite e cibo per bar e ristoranti e, ovviamente, la Falanghina. Una specie di miracolo concentrato in una settimana – tipo barattolo di passato di pomodoro, ma col folklore. E allora, che la festa cominci. Ma non la solita sagra-fotocopia, lo stesso evento che fanno in ogni paese d’Italia con gli onorevoli in camicia sbottonata che vengono a promettere “attenzione al territorio” mentre si ingozzano di prelibatezze. E i visitatori tra una Falanghina e un panino con la salciccia tornano a chiedere: “Ma quest’anno niente Riti?”. L’estate guardiese (cioè Vinalia, ma diciamolo con enfasi) vuole essere qualcosa di diverso: un laboratorio civico che finisce esattamente pochi giorni prima di Ferragosto, quando ci si risveglia stanchi, disidratati, con l’uva da raccogliere e con l’eco del DJ set che ancora rimbomba nella testa. Appena finisce, tutto torna silenzioso. Le vere feste non si improvvisano con due panini e un palco traballante. Le vere feste durano solo una settimana… ma va be’, accontentiamoci.
Tutto in sette giorni, sì. Il nostro tempo epico. L’estate guardiese è alle porte: da giugno a settembre, sulla carta. Poi in pratica, tutto accade nel solito slot: si parte piano, si accelera dal 3 agosto, e il 10 si chiude bottega. Con buona pace di chi parla di “programmazione culturale estiva” (per la gioia di commercianti, baristi e ristoratori). Tre mesi di eventi? Forse da un’altra parte. A Telese, a Sgurgola, a Vattelapesca. Qui va già bene se c’è un gruppo che non massacri i Pink Floyd e se nel Castello non ci facciano solo foto di matrimonio con drone incluso.
Ma sia chiaro: quel che succede in quei giorni è serio, potente, autentico. L’estate guardiese è solo immaginaria, è astratta, è una dichiarazione d’intenti. Quindi, che la festa cominci. E duri il più possibile. Magari fino a dopo l’estate, dai, se c’è bel tempo. Tanto poi c’è sempre Vinalia. C’è sempre la Falanghina (e l’Aglianico). Quella vera, mica quella per i palati tristi delle enoteche fighette. E c’è Antonio della Portella che ci guarda sornione, chiedendosi se è finita davvero così. C’è il dialetto che torna, ma solo nei momenti di pathos. La passeggiate rurali. Ci sono le mani dei bambini che impastano l’argilla, almeno finché non finisce la terra.
Quest’estate “Non vogliamo più essere ultimi”, ci dice l’assessore al buon umore. Verissimo. Ma se proprio dobbiamo esserlo, almeno che sia con un bicchiere in mano e la coscienza allegra. Questa è la nostra estate. Che comincia con grandi promesse e finisce con il camioncino che smonta il palchetto davanti al Comune. Intanto l’unico bar aperto chiude alle 2.30 di notte perché dopo la municipale…
Che la festa cominci. E allora, buona estate guardiese a tutti. Soprattutto a quella Guardia che sogna, lotta, resiste, ci crede… almeno per una settimana. Poi si vedrà. Magari il prossimo anno Vinalia si allunga a dieci giorni.