C’è chi sarà ricordato per ciò che ha fatto, e chi – come il sindaco Di Lonardo – per ciò che non ha fatto. In un’epoca in cui anche l’immobilismo ha bisogno di una strategia, lui è riuscito nell’impresa di elevarlo a forma d’arte. Altro che opere pubbliche: qui siamo di fronte a una vera e propria opera concettuale. Più nello specifico, il sindaco potrebbe essere ricordato per la mancata realizzazione di nuove infrastrutture, la manutenzione di quelle esistenti e la pianificazione dello sviluppo territoriale. Dalle parti di via Parallela, ad esempio, lo stanno aspettando da ben cinque anni. Difficile trovarlo in giro, quasi impossibile vederlo all’opera. Dicono che sia stato sindaco per cinque anni, ma molti cittadini lo hanno conosciuto solo grazie alla fascia tricolore durante uno dei tanti buffet. E anche lì, pare fosse poco convinto. Ma che fretta c’è? C’è il secondo mandato. Nel prossimo quinquennio le buche possono diventare addirittura attrazioni turistiche, le erbacce una scelta ecologica considerato che Guardia è un paese a vocazione agricola, e l’assenza di pianificazione urbanistica… beh, un modo per non disturbare l’equilibrio cosmico del caos. Opere pubbliche, traffico, servizi pubblici, ambiente, cultura, turismo (di cui, pare, detenga anche la delega): tutte sfere in cui il nostro primo cittadino ha deciso di non lasciare traccia. Ma attenzione: non per disattenzione. No. Per coerenza. La coerenza di chi ha abbracciato una visione ben precisa. Quella del Nulla. E il dialogo con i cittadini? Un optional, forse un fastidio. L’idea stessa di confrontarsi, ascoltare o – Dio non voglia – decidere qualcosa sembra sia stata percepita come un rischio da evitare con cura. E in questo, bisogna dargliene atto, è stato impeccabile.
Alla fine, se proprio bisogna riconoscergli un merito, è quello di essere riuscito a amministrare senza mai davvero governare questo paese. Che si voglia o no, non è da tutti.