C’è qualcosa di enigmatico – e forse anche inquietante – nel silenzio istituzionale che da anni accompagna il sindaco di Guardia Sanframondi, Raffaele Di Lonardo. In un tempo politico che richiede presenza, chiarezza e responsabilità, Di Lonardo sembra invece rappresentare l’antitesi dell’impegno visibile: immobile, inaccessibile, assente.
Mentre la comunità si agita e soffre, il Primo Cittadino appare come un monumento al silenzio. Nessuna presa di posizione, nessuna parola nei momenti critici, nessuna denuncia del degrado ereditato o proposta concreta per il futuro. Solo interventi formali durante le festività, messaggi istituzionali in formato prestampato, e una gestione amministrativa che molti cittadini faticano perfino a percepire.
Eppure non era questa l’immagine che molti si aspettavano al momento della sua elezione. Alcuni avevano persino sperato che Di Lonardo potesse sorprendere, che rompesse gli schemi, che si mostrasse sindaco di tutti, non solo degli elettori che lo avevano sostenuto. Invece, quel che è seguito è stato un immobilismo sempre più difficile da giustificare, anche per i suoi sostenitori più fedeli.
Nel vuoto lasciato dal sindaco, altri personaggi dell’amministrazione si sono ritagliati ruoli da protagonisti. Oggi Orso Lino e Falato Carlo gli rubano non solo la scena ma anche il ruolo. Da un lato il Carletto Vanesio si mostra al paese come Unica Voce del Palazzo, col suo protagonismo istituzionale. Dall’altro lato Orsolino da Operaio del Fare si occupa di tutto in modo laico, come fosse lui alla scrivania. E il sindaco? Il sindaco osserva. Forse approva. Forse dorme. Di certo non amministra. E tace. Tace sempre. Tace su tutto.
Abbiamo vanamente sperato in tutti questi anni che Di Lonardo uscisse dal sarcofago, si dimettesse dal ruolo di Mummia a cui era stato destinato dal Grande Elettore guardiese; che ci stupisse, come fece anni fa un sindaco illuminato, che ci spiazzasse e ci facesse capire che è pure il nostro sindaco, anche di noi che idealmente non lo avremmo voluto votare. Insomma che fosse il sindaco di tutti i guardiesi e il Custode Supremo di Guardia. E invece, l’unico suo messaggio di questi ultimi mesi è che lui resiste e non si va subito al voto: così spaventando i tre quarti dei cittadini di Guardia ha persino fatto posizionare sul muro del Comune un Defibrillatore salvavita.
Non si tratta di mettere in dubbio le qualità personali dell’uomo, la sua educazione o il suo garbo. Ma è legittimo chiedersi: è sufficiente la buona educazione per governare un paese? Può un Comune in difficoltà come Guardia permettersi un sindaco che non comunica, non espone visioni, non coinvolge la comunità?
Guardia Sanframondi ha bisogno di amministratori presenti, capaci di indicare una rotta, di affrontare i problemi e parlare con la cittadinanza. Non basta scrutare il mare da un faro: servono timonieri capaci, disposti a navigare anche nelle acque più agitate.
Il tempo dell’attesa è finito. La cittadinanza merita risposte, merita visione, merita voce. Non chiede miracoli, ma solo presenza. Pretende amministratori. E, soprattutto, merita un sindaco che non sia solo un nome sulla carta, ma una presenza viva e concreta al servizio della comunità. Guardia ha bisogno di chi la guardi davvero, non di chi la contempla in silenzio. È ora che il sindaco parli, agisca, o lasci il timone a chi è disposto a navigare davvero. Perché il paese non può più permettersi un altro anno alla deriva.